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domenica 26 gennaio 2025

I PFAS AD ARZIGNANO E L'ACQUA DI ZAIA

 


Ampio dibattito hanno suscitato nei social della nostra regione i dati, pubblicati da Greenpeace, relativi alla contaminazione da PFAS. In particolare quelli del comune di Arzignano, servito dal gestore “Acque del Chiampo”.

Purtroppo, la presenza dei perfluorati nel nostro acquedotto non è una novità. Si tratta di un grazioso dono della multinazionale Miteni, scoperto nel 2013 da due ricercatori del CNR, Stefano Polesello e Sara Valsecchi. Come tutti sanno, da allora la nostra associazione CiLLSA si è occupata del problema, sollecitando iniziative da parte del Comune e della Regione.


Il sindaco, Giorgio Gentilin, eletto a furor di popolo per ben due mandati, si rivelò essere, allora, un negazionista, rispondendo ai nostri continui appelli con dichiarazioni con cui sosteneva che l’acqua erogata dall’acquedotto comunale fosse ottima e paragonabile ad acqua oligominerale. Anni dopo si rese conto di aver sbagliato ma non fece ammenda davanti ai cittadini traditi.  Ormai il danno era stato fatto, la gente, che aveva avuto fiducia nelle sue parole aveva bevuto abbondantemente la sua “acqua oligominerale” e si era perduto molto tempo per correre ai ripari.

La nostra azione, comunque, proseguì insieme a quella di tante persone di buona volontà che riconobbero la gravità di quanto stava accadendo a causa dell’inquinamento prodotto da Miteni.

La situazione ad Arzignano cambiò con l’avvento al comune della nuova sindaca Alessia Bevilacqua che dimostrò attenzione per le nostre proposte. I lavori per la costruzione di nuovi serbatoi e filtri ai carboni attivi nelle prese di Canove e Grumello accelerarono, anche se con problematiche riguardanti l’acquisto dei terreni da parte di Acque del Chiampo.


Arzignano Canove i nuovi filtri per l'acquedotto

Considerati i tempi necessari per realizzare le suddette opere, proponemmo alla sindaca una provvisoria alternativa che garantisse alla popolazione la possibilità di avere acqua filtrata zero PFAS accedendo gratuitamente alle “casette dell’acqua” (25 in tutta l’area servita da Acque del Chiampo ). La richiesta fu accolta e fatta propria dal gestore. Ci interessammo anche dei ragazzi che frequentavano le scuole della città. Acque del Chiampo provvide a fornire boccioni di acqua minerale, per impedire la contaminazione dei bambini e degli studenti (La distribuzione di acqua minerale è ancora in corso e sarà sospesa quando entreranno in funzione i filtri per l’acquedotto).

Tali erano le iniziative in campo, in attesa che i filtri a carboni attivi entrassero in funzione. Bisogna dire che Acque del Chiampo ha avuto, durante questo periodo, un comportamento trasparente pubblicando, ogni quadrimestre, nelle bollette, i valori dei PFAS nell’acqua dell’acquedotto. Inoltre, i dati degli esami delle acque sono pubblicati  nel sito del gestore. 

Questa mattina sono andato a fotografare i filtri a Canove;  ho constatato che sono già pronti per fornire acqua a valore zero Pfas. Non sono ancora pronti, però, quelli della presa di Grumello, per cui si dovrà aspettare  qualche altro mese per completare la totale copertura della città. I limiti, in verità altissimi (390 nanogrammi/litro) e fuori da ogni valora scientifico, non li hanno fissati né il Comune  né, tantomeno,  il gestore.                                                                                                                                                        Sono opera della Giunta regionale con decreto del 2017. Di ciò si è vantato, spesso, l’assessore Bottacin; ha, in effetti, affermato che solo il Veneto aveva fissato i limiti in Italia. È  vero, ma sia lui che Zaia non sono in grado di dirci da quale fonte scientifica siano stati partoriti). Sappiamo, soltanto, che in Danimarca il limite massimo di contaminazione è fissato a 2 nanogrammi/litro.

Nel 2023 la Regione  ha adottato, in anticipo, i nuovi standard europei che dovranno partire in tutta l’Unione dal primo gennaio del 2026. Purtroppo, si tratta, anche in questo caso, di tetti assurdi cioè 100 nanogrammi litro.

Roma Incontro con il ministro dell'ambiente Costa

La signora Von der Leyen, anche lei, non è in grado di dirci da quale fonte scientifica sia scaturito il nuovo tetto, considerato che, nel frattempo, lo IARC (Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) ha classificato il PFOA, una delle 20 molecole su cui è tarata la misura, SICURAMENTE CANCEROGENO PER L’UOMO.

Sì, è proprio vero, lo standard europeo è tarato solo su 20 PFAS delle circa 10.000 molecole  attualmente in produzione e in commercio.

È  giusto dire ancora  che noi tutti assumiamo pfas anche dai cibi contaminati,  prodotti non soltanto nella Zona Rossa, caratterizzata da circa 10.000 pozzi privati mai controllati e dalla presenza in falda di PFAS a valori altissimi, ma da tanti altri luoghi del Veneto.  

A parte le discariche, gli inceneritori, le aziende di trattamento rifiuti, le lavanderie industriali, le caserme dei pompieri, gli aeroporti e le basi militari americane, nelle campagne di tutto il Veneto, le piante crescono su un tappeto chimico di diserbanti e sono annaffiate con pesticidi contenenti PFAS (buon appetito!).

Da anni aspettiamo che i responsabili della nostra salute e della nostra vita provvedano a realizzare filiere alimentari certificate e sicure, che gli alimenti in vendita siano certificati PFAS free da una etichetta ecc. Chiediamo alla politica il bando assoluto di tali molecole così pericolose.

In ogni caso, finché il loro uso sarà consentito non è tollerabile che gli scarti delle lavorazioni finiscano nell’ambiente. È noto, infatti, che i depuratori non sono in grado di filtrare i PFAS. Pertanto, questi dalle vasche passano nei fanghi e nei reflui che si scaricano nei corsi d’acqua.

La lotta per assicurare a tutti ALIMENTI SICURI è parallela a quella per garantire ACQUA  POTABILE  non contaminata. La politica è sorda ma noi le stureremo le orecchie.

Il cammino per salvare la pelle, soprattutto quella dei nostri figli e nipoti, sacrificati in nome del profitto,  è ancora lungo. L’avanzata dei PFAS (molecole indistruttibili e bio  accumulabili) è imponente. È dura, anche perché l’influenza delle lobby della chimica sui politici è potentissima e fornita di mezzi economici enormi.

Non brinderemo, il prossimo capodanno, con l’acqua di Ursula, tanto meno, con quella di Zaia.  Grazie ad anni di lotte e sacrifici di tanti che così intendono la politica in prima persona, dai nostri rubinetti uscirà acqua zero PFAS.

Giovanni Fazio

 

PS: Non basta indignarsi davanti al computer: è necessario partecipare di persona.

il 7 febbraio, dalle ore 9 in poi  saremo tutti davanti al tribunale di Vicenza per sostenere la causa contro Miteni.

 Alle 10.30 ci sarà una conferenza stampa da parte del Movimento.

 La manifestazione è stata organizzata dalle mamme no pfas e sostenuta da comitati e associazioni ZERO PFAS.

Non mancare. La tua presenza è importante.






giovedì 16 gennaio 2025

AUSTRIA: 2,2 MILIARDI DI BOTTIGLIE DI PLASTICA E LATTINE RECUPERATE AL 90%

 


Dal 1° gennaio Con “Achtung Einsatz!” prende piede in Austria uno dei più grandi progetti di economia circolare del Paese:  il vuoto a rendere con deposito cauzionale per bottiglie di plastica e per le lattine di metallo.

Con il nuovo sistema di deposito, ogni anno verranno riciclati circa 2,2 miliardi di bottiglie e lattine e si dovrà raggiungere un tasso di restituzione del 90% entro il 2027.

Con l’Austria arrivano a 17 i Paesi europei che hanno in vigore un sistema di Deposito Cauzionale (o DRSDeposit Return Scheme).

Il 1° gennaio, quindi, è entrato in vigore il nuovo regolamento per le bottiglie di plastica e le lattine di metallo, con l’obiettivo di mantenere in circolazione i materiali di alta qualità degli imballaggi per bevande e di ridurre al minimo la dispersione di bottiglie e lattine in natura.

In genere, DRS includono:

  • imballaggi in plastica (soprattutto PET)
  • in metallo (lattine in alluminio)
  • vetro

L’accordo europeo sugli imballaggi prevede all’art.44 l’introduzione obbligatoria di un sistema di deposito cauzionale (DRS Deposit return system) per i Paesi come l’Italia che difficilmente raggiungeranno il 90% di intercettazione per i contenitori per bevande in plastica e metallo.

Cosa accadrà in Austria

Dal 2 gennaio sono stati immessi sul mercato i nuovi contenitori in plastica o in lattina ( da 0,1 ai 3 litri) con il logo del deposito, che si applica a tutti i tipi di bevande, tranne quelle derivate dal latte, gli sciroppi, e a bevande considerate medicali.

I contenitori, inoltre, devono essere dotati, oltre al simbolo del deposito, di un codice a barre facilmente leggibile dalle reverse vending machine (RVM), nel caso di raccolta automatizzata, e dagli scanner dei punti vendita dove viene effettuata una raccolta manuale (presso gli esercizi che commercializzano bevande).

I circa 5.600 punti di restituzione che si sono registrati presso l’operatore centrale del sistema RPA si sono già dotati di RVM per la raccolta automatizzata o dell’equipaggiamento previsto per la raccolta manuale.


Questo articolo è stato scritto dalla giornalista Germana Carrillo, una delle più esperte conoscitrici delle problematiche provocate dalle plastiche e della legislazione europea e mondiale in merito. E' stato pubblicato su Green me.

 

Per chi volesse approfondire sul comportamento del governo italiano e le nuove scoperte di frammenti di plastica nelle carotidi e ictus cerebrali ripropongo il post pubblicato il 19 marzo 2024

https://newjbi.blogspot.com/2024/03/le-nanoplastiche-nel-cervello.html

 

 

martedì 14 gennaio 2025

Dal golfo di Salerno al Viet Nam vongole ritirate perché contengono PFAS.

 



   

Richiamate altre vongole surgelate con PFAS

13 Gennaio 2025

Nel corso del fine settimana, il Ministero della Salute ha diffuso due nuovi richiami: si tratta di altre vongole sgusciate surgelate con PFAS e confezioni di infusi per migrazione di idrocarburi degli oli minerali.

Il richiamo delle vongole surgelate

Il Ministero ha segnalato il richiamo da parte del produttore di un lotto di vongole sgusciate surgelate (Paphia textile) distribuito da Nuove Eurogel Sud Srl. Il motivo indicato sull’avviso di richiamo è la presenza dello PFAS acido perfluoroottanoico (PFOA) in quantità superiori ai limiti consentiti. Il prodotto in questione è venduto in confezioni da 200 grammi, con il numero di lotto NV210524 e la data di scadenza 30/06/2026.

L’azienda Scongelando Srl ha prodotto le vongole sgusciate richiamate. Lo stabilimento di produzione si trova in viale Brodolini, Zona Industriale, Battipaglia, in provincia di Salerno (marchio di identificazione CE IT G1U41).

In precedenza, i supermercati Decò e il Ministero della Salute avevano già segnalato un altro richiamo di vongole sgusciate surgelate con PFOA in eccesso, in quel caso a marchio Coralfish. I  mercati Decò hanno segnalato il richiamo da parte del produttore di un lotto di vongole del Pacifico sgusciate, cotte e surgelate a marchio Coralfish. Il motivo indicato è la presenza dello PFAS acido perfluoroottanoico (PFOA) in quantità superiori ai limiti consentiti. Il prodotto interessato è venduto in confezioni da 800 grammi, con il numero di lotto VN121IV367BL e la data di scadenza 30/06/2026.

Anche il Ministero della Salute ha segnalato il richiamo L’azienda Ngoc Ha Co. Ltd. Food Processing and Trading ha prodotto le vongole richiamate e Panapesca Spa le ha commercializzate in Italia. Lo stabilimento di produzione si trova in Hoi Hamlet, nel villaggio di Kim Son, distretto di Chau Thanh, provincia di Tien Giang, in Vietnam (marchio di identificazione DL 121)

 


Sono solo due recenti episodi (pubblicati dal “ il Fatto alimentare” che testimoniano la contaminazione mondiale delle molecole tossiche e cancerogene  la cui produzione è in aumento. Gli scienziati di tutto il mondo continuano a lanciare appelli per salvare il genere umano e il pianeta dalla diffusione sempre più massiva di queste sostanze chimiche  non esistenti in natura e persistenti per decine di anni nei nostri organismi .

La valutazione IARC (Istituto internazionale per la ricerca sul cancro)

Un gruppo di lavoro di 30 esperti internazionali provenienti da 11 Paesi è stato convocato dal programma delle Monografie IARC e, dopo aver esaminato a fondo la vasta letteratura pubblicata, ha classificato il PFOA come cancerogeno per l’uomo (Gruppo 1) e il PFOS come possibile cancerogeno per l’uomo (Gruppo 2B).

Un riassunto delle valutazioni finali è stato ora pubblicato online su The Lancet Oncology . La valutazione dettagliata è stata pubblicata nel 2024 come Volume 135 delle Monografie IARC .

 

Il cancro non è l’unica patologia correlata alla contaminazione da PFAS. Tra gli altri gravissimi danni alla salute, segnaliamo  quella che possiamo definire  una vera e propria maledizione nelle gravidanze dove possono provocare gravissimi danni alla partoriente, aborti ripetuti e danni irreversibili alla prole.




Il 7 febbraio 2023, l'Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA) ha pubblicato la proposta di restrizione REACH sui PFAS. La proposta è stata predisposta dalle autorità di Danimarca, Germania, Paesi Bassi, Norvegia e Svezia ed è stata presentata all'ECHA il 13 gennaio 2023.

 Il suo obiettivo è ridurre le emissioni di PFAS nell'ambiente e rendere i prodotti e i processi più sicuri per le persone. Le autorità che hanno predisposto il dossier di restrizione hanno indicato due possibili scenari di restrizione (“Restriction Options”, RO). Entrambi gli scenari di restrizione prevedono la messa al bando della produzione, l’uso e l’immissione del mercato dei PFAS come sostanze. Inoltre, i PFAS non potranno essere immessi sul mercato in un’altra sostanza, come costituenti di altre sostanze, in miscela o in articoli al di sopra di determinate concentrazioni.

Nel settembre del 2023 la Confindustria ha presentato all’ECHA un documento con cui, sostanzialmente, si oppone alle richieste di bando dei PFAS così come sopra proposte.

Rifacendosi alla legislazione britannica, molto più blanda in materia Confindustria dichiara:

 “Riteniamo che, data la mancanza di informazioni sulla pericolosità di alcuni PFAS e sulla reale estensione di utilizzo dei PFAS nelle varie catene del valore e nei settori a valle, tale approccio sarebbe da adottare anche per l'UE.”

 Già., l’affermare che mancherebbero “informazioni sulla pericolosità dei PFAS”  è una vera e propria FAKE NEWS che tende a disorientare l’opinione pubblica e basta questo per inficiare l’intero documento che mira a sostenere la continuazione dell’uso dei PFAS nel settore industriale.

Il carattere di PERSISTENZA  che è proprio di queste molecole, tossiche e cancerogene, è di per sé un FATTORE DI RISCHIO.

Ritorneremo a giorni sull’argomento pubblicando un prezioso resoconto della rivista LE MONDE.

Nel frattempo “occhio alla vongole” chiamate  anche le “spazzine del mare” per la loro capacità di filtrare l’acqua liberandola dalle sue impurità chimiche, fisiche e batteriche, trasferendole, ovviamente, al proprio interno.

Giovanni Fazio

 








 

 

 


mercoledì 1 gennaio 2025

Come dice il Papa, i ladri di regime se la scampano




Di Massimo Fini

31 Dicembre 2024


Papa Francesco, che non per nulla si è dato il nome del Santo protettore dei poveri dei miserabili, degli “umiliati e offesi”, parlando dalle carceri di Rebibbia nell’ambito delle cerimonie per l’apertura del Giubileo, riferendosi ai detenuti ha detto: “È molto importante essere qui. Perché dobbiamo pensare che tanti di questi non sono pesci grossi, i pesci grossi hanno l’astuzia di rimanere fuori”. Questa affermazione Bergoglio non l’ha fatta nelle dichiarazioni ufficiali ma parlando, come spesso gli succede, in modo libero (“C’è già troppa frociaggine”) ai presenti, soprattutto giornalisti. 

Che cosa intendeva dire, di fatto, Bergoglio? Che i ladri di regime quasi sempre, in un modo o nell’altro, se la scampano, i poveracci no. Quasi tutti i media italiani non hanno ripreso questa “voce del sen fuggita” (Orazio e Metastasio). Mentre nei bar non si parlava d’altro, questa possente affermazione è stata ignorata o trattata in modo del tutto superficiale, credo non a caso, dai media, con la lodevole eccezione del Corriere della Sera, una volta tanto benemerito.

Ma vediamo di chiarirci le idee con alcuni dati relativi all’Italia, anche se il discorso del Papa è valido, se così possiamo esprimerci, urbi et orbi. Ma in Italia siamo e in Italia, “purtroppo o per fortuna”, viviamo. In Italia i carcerati per reati finanziari ed economici, cioè i reati tipici di ‘lorsignori’, sono solo lo 0,9% dei carcerati totali, mentre in Germania è il 10%. Il rapporto è quindi di uno a dieci. Si sostiene che i cosiddetti “reati da strada” provocano un maggior allarme sociale. E certamente se un manigoldo deruba una vecchietta che è appena andata a ritirare la pensione, e la mette così sul lastrico, il fatto è grave e va punito. Ma, come ha ricordato Piercamillo Davigo, una bancarotta fraudolenta mette sul lastrico, d’un sol colpo, non una vecchietta ma cento.

La scarsa presenza di “colletti bianchi” in carcere si spiega anche col fatto che a costoro la galera, in attesa di un giudizio definitivo che vista la lentezza della giustizia italiana probabilmente non arriverà mai, ghigliottinata dalla prescrizione, viene risparmiata in favore degli “arresti domiciliari”.

 Si ritiene infatti che ai delinquenti di diritto comune, che fanno anda e rianda dalle prigioni, il carcere non sia particolarmente pesante, ci sono abituati, mentre per chi fin lì ha vissuto nel lusso e nell’agio la punizione sarebbe troppo severa. 

È uno dei tanti esempi di quel ‘razzismo sociale’ così diffuso nel nostro Paese. Vai in carcere stronzo che forse imparerai qualcosa perché il carcere è anche teso alla rieducazione del condannato e quei pochi lorsignori che l’hanno sperimentato, penso, tanto per fare un esempio, a Sergio Cusani, noto brasseur socialista negli anni del Craxi imperante, condannato a quattro anni di galera, scontati per intero, che ne è uscito migliore e dedito al volontariato. 


Daniela Santanchè, ministro del Turismo, finanziario, sotto processo per bancarotta fraudolenta, falso in bilancio e truffa aggravata ai danni dello Stato è ancora al suo posto. Naturalmente per la Santanchè, come per tutti, vale il principio della presunzione di innocenza fino a condanna definitiva, ma è la stessa Santanchè che ha affermato per i reati da strada: “in galera subito e buttare via le chiavi”, cioè senza nemmeno un processo. 

Può anche accadere che un grande imprenditore o un importante uomo politico finisca per essere condannato, ma sconta la pena ai servizi sociali. È il caso di Silvio Berlusconi (ci spiace citarlo ancora una volta, ora che è morto, ma è il principale responsabile di quelle leggi ad personam e ad personas che praticamente hanno messo al sicuro, in questi anni, i colletti bianchi) condannato a quattro anni per una colossale evasione, di cui grazie a un indulto finì per scontarne uno solo andando a raccontare, una volta alla settimana, le sue barzellette alla Fondazione Sacra Famiglia, ricovero di anziani, i veri condannati. Nella vicina Francia Nicolas Sarkòzy, ex Presidente, condannato a tre anni per corruzione e traffico di influenze, ne deve scontare almeno uno con il braccialetto elettronico, cosa particolarmente umiliante. Sembra di capire che in Francia le regole valgono per tutti, senza distinzione di censo.

Detto quanto ho detto, e non rinnegando nulla, io penso però si debba avere per tutti, anche per gli avanzi di galera, misericordia, quella che i latini chiamano pietas, perché in loro e in tutti la condanna c’è già: la condanna di vivere in questo Universo inesplicabile.

“Se t’inoltrerai lungo le calate dei vecchi moli

In quell’aria spessa, carica di sale, gonfia di odori

Lì ci troverai i ladri, gli assassini e il tipo strano

Quello che ha venduto per tremila lire sua madre a un nano

Se tu penserai e giudicherai da buon borghese

Li condannerai a cinquemila anni più le spese

Ma se capirai, se li cercherai fino in fondo

Se non sono gigli, son pur sempre figli, vittime di questo mondo” (“La città vecchia”, De André)

https://youtu.be/r2L5MJdTCFI?si=q8Gkzg__d9k4oV8U


giovedì 26 dicembre 2024

SPARANO SUI PRESEPI

 


In Palestina gli israeliani commettono, alla luce del sole, un genocidio che fa impallidire quello di Erode. Ciò avviene con la sostanziale approvazione dell’America di Biden che, ipocritamente, finge di rimproverare Netanyahu mentre, sotto banco, gli passa soldi e armi per ammazzare altri bambini e altra gente innocente. Armi americane per distruggere ospedali, moschee, scuole, musei, intere città; per cancellare un popolo in tutte le sue espressioni vitali, culturali e spirituali.

Quando questo ipocrita lascerà la Casa bianca sarà sostituito da un altro che si appresta a completare lo sterminio.

 Quindi per la gente di Palestina sembra non esserci più alcuna speranza, come non ce n’è alcuna nemmeno per i Curdi che, dopo avere sconfitto i tagliagole dell’ISIS che intralciavano gli affari petroliferi americani in Medio Oriente, sono stati abbandonati dagli USA, soli e indifesi, sotto i bombardieri di Erdogan Pascià.

 L’Europa sta pagando un costo altissimo, col crollo dell’intera economia del continente, causato dalle sanzioni masochistiche contro la Russia. Ci furono imposte dagli americani come arma che avrebbe distrutto lo zar in poche settimane. I giornaloni già preconizzavano il tonfo ma quel tonfo lo abbiamo fatto solo noi.

  Anche la nostra presidente Meloni, insieme alla combriccola democratica dei governi europei, aderì con slancio e giuliva obbedienza alla direttiva americana, ligia al presidente USA (e getta) più che agli interessi dei cittadini italiani.

 Ma è andata oltre, programmando nuovi finanziamenti e armamenti allo squalificato Zelenskij, quando lo stesso Trump taglia i fondi all’Ucraina ormai spacciata.

 La favoletta raccontata da Stoltenberg (NATO) secondo cui uno stato morto di fame come l’Ucraina, che fino ad allora aveva esportato solo badanti in tutta Europa, poteva sconfiggere una potenza atomica con ricchezze naturali infinite è arrivata a fine corsa. 

L’obiettivo della NATO era quello di piazzare le proprie basi missilistiche al confine orientale che separa l’Ucraina dalla la Russia. 

Quello dell’Ucraina non si sa, visto l’improvviso voltafaccia con cui Zelenskij, nel febbraio del 2022, ha stracciato il trattato di Minsk, giunto a conclusione dopo anni di trattative.

Il trattato avrebbe garantito una pace duratura e utile a tutti i popoli europei, oltre che all’Ucraina. Prevedeva, tra l’altro, uno status di neutralità dell’Ucraina e una zona cuscinetto, totalmente disarmata, di duecento chilometri da ambo le parti del confine con la Russia, sotto il controllo dell’OCSE. 

L’obiettivo della Russia, infine, era quello di impedire che la Nato piazzasse i suoi missili nucleari supersonici a una distanza tale da non consentirle di neutralizzarli in caso di attacco.

In realtà, è di questo che i russi hanno veramente paura, provocata dalla continua avanzata della Nato verso i loro confini (quest’ultima è anche una ipotesi di Papa Francesco).

Quante volte ho sentito ripetere da persone, (miei amici che stimo e rispetto), la frasetta “Aggressore - aggredito” come se la storia del mondo fosse iniziata dal nulla il 24 febbraio 2022.

 Quante volte ho sentito dire che dobbiamo difenderci dalla Russia anche se, in realtà, siamo noi che inviamo armi e munizioni contro i russi mentre loro ci inviavano solo petrolio e gas a basso costo. Noi li abbiamo rifiutati sdegnosamente per comprare dagli americani lo scisto gas molto più caro e fortemente inquinante. Stiamo quindi spendendo l’ira di Dio, per costruire, nei porti italiani, rigassificatori che nessuno vuole, perché rappresentano un altissimo rischio per la popolazione (È stato calcolato che una loro eventuale esplosione creerebbe un effetto paragonabile a quello dell’atomica che ha distrutto Hiroshima. 



Gli effetti provocati dalle sanzioni economiche contro la Russia, si son riversati sulle fasce della popolazione meno fortunate sotto il profilo economico. Il rincaro vertiginoso dell’energia sta colpendo milioni di famiglie italiane che non riescono a pagare le bollette.

 Nel 2024, il numero di famiglie in povertà assoluta è aumentato rispetto agli anni precedenti, raggiungendo circa 2,2 milioni di famiglie, che corrispondono a circa 6,2 milioni di individui, pari al 10,3% della popolazione.(11 nov 2024.) 

Non stanno meglio gli operai tedeschi. Il caro energia ha colpito tutto l’asset dell’industria tedesca. Marchi automobilistici storici come quello della Volkswagen stanno chiudendo le fabbriche. In tutta Europa aumenta la disoccupazione. 

Dappertutto, manifestazioni contro la guerra e contro il genocidio in Palestina. Tuttavia i Governi europei non ne tengono conto raccogliendo “brillanti” risultati come in Francia e Germania, mentre una pericolosa instabilità politica aleggia su tutte le nazioni europee.



Lo stesso Papa Francesco è stato ripreso e chiamato “Putinista” perché da sempre condanna la strage degli innocenti in Palestina e sostiene la necessità di trattative per evitare ancora morti russi e ucraini.

Non siamo “pacifisti”. Siamo contro le guerre che infestano il pianeta e contro le motivazioni indegne che le giustificano (giornalisti proni). Non siamo ideologisti come ci definisce il primo ministro del Governo Italiano.                                                     Siamo soltanto realisti.

 Centinaia di migliaia di morti provocati dalla guerra, distruzioni immani provocate dal conflitto non sono ideologie ma fatti concreti, signora Meloni, che ci vengono vomitati dalle televisioni ogni giorno.

  Sono una donna, sono una madre, sono cristiana”. Non basta gridarlo, bisogna anche esserlo veramente.

 Paventiamo lo scoppio di una guerra nucleare che non avrebbe vincitori ma solo vinti. Siamo molto preoccupati per le nuove armi che stanno arrivando a Vicenza.

 Siamo persone concrete che si assumono la responsabilità delle proprie azioni. Sdegnati di quante volte sia stata pronunciata ipocritamente e, al calduccio, la parola “Pace”, sotto Natale ma mai accompagnata alla parola Palestina o Ucraina. Anche il Presepe sfuma in una favola ideologica se non si rapporta con la realtà di coloro che, nella Palestina vera, affamati, morti di freddo, terrorizzati dalle bombe e dalle incursioni dei soldati israeliani, stringono al cuore i propri bambini. 

Cari governanti, militari, ministri, presidenti, capi di partiti democratici e non,  guerrafondai di ogni risma, azionisti di Leonardo, provate sta sera a uscire un attimo dalle abbuffate che fate in onore di Gesù bambino  e fate un giro fuori di casa per sentire il freddo che fa. È lo stesso di quello che uccide coloro che, in terra santa, vivono sotto tende improvvisate e in mezzo alle macerie. Il vero presepe è là; non uno ma cento, mille, centomila nella stessa terra che partorì i vangeli.

Giovanni Fazio





domenica 15 dicembre 2024

ALTRO CHE SOCIAL: LE FAKE NEWS STANNO SUI GIORNALI

 


FRANCESCO SYLOS LABINI

In Italia, come in altri Paesi occidentali, la gran parte dei mezzi di informazione è controllata da pochi gruppi editoriali che sono nelle mani degli ultraricchi: Cairo (Corriere della Sera, La7), Agnelli (Repubblica, La Stampa), famiglia Berlusconi (Mediaset), Caltagirone (Il Messaggero, Il Mattino, ecc.), Angelucci (Il Giornale, Il Tempo o, Libero , ecc.).

Il risultato di questa sovrapposizione tra potere mediatico ed economico è il condizionamento dell’ informazione che ha comportato una perdita di credibilità e prestigio e lettori. Dal 2013 al 2020, secondo i dati di Accertamenti diffusione stampa (Ads), che molti considerano sovrastimati, i quattro maggiori quotidiani italiani (Corriere della Sera, La Repubblica, Il Sole 24 Ore e La Stampa) hanno perso tra il 44 e il 54% delle copie. Tendenze analoghe sono riscontrate in altri Paesi occidentali: nel Regno Unito nello stesso periodo i maggiori quotidiani hanno avuto un calo del 30%, mentre il Washington Post ha perso 77 milioni di dollari nel 2023 e metà dei lettori dal 2020.

Malgrado il crollo di copie vendute, l’interesse nell’investimento degli ultraricchi nei mezzi d’informazione sta nella possibilità di definire e controllare la narrazione dominante. Tuttavia, dal conflitto d’interessi di memoria berlusconiana, che riguardava il controllo delle vicende italiane, siamo ora passati a una situazione in cui le mosse, sono allineate a livello sovranazionale con gli interessi geopolitici dei Paesi occidentali. Se in Italia la narrazione è prodotta da un piccolo gruppo di giornalisti che la sostiene e la ridefinisce nei principali quotidiani e talk show televisivi è a livello internazionale che bisogna guardare in questa fase di sconvolgimenti planetari.


Nei Paesi occidentali la narrazione è prodotta da tre grandi agenzie di stampa: l’American Associated Press, l’agenzia francese semi-governativa France press e l’agenzia britannica Reuters.

Queste tre agenzie diffondono la maggior parte delle notizie internazionali che sono riprese da tutti i mass media modellando così la narrazione a livello internazionale. Questa è la nuova frontiera della (non) libertà d’informazione che ha dunque superato i confini nazionali e in questa epoca di trasformazioni globali svolge un ruolo chiave per orientare le opinioni pubbliche dei Paesi occidentali e, a quanto pare, per trascinarle verso la guerra.



 A far fronte a questo panorama claustrofobico e inquietante ci sono, con tutte le loro contraddizioni, i social media. Anche se l’ambiente dei social è un calderone disordinato in cui si muovono attori di ogni tipo, è ancora possibile costruirsi (in  particolare su YouTube) una rete di riferimenti di qualità. Tra i social TikTok, l’unico non di proprietà dei colossi americani ma del gigante cinese Byte Dance, ha avuto un notevole successo nei Paesi occidentali. È questo successo che spinge a limitare e controllare TikTok con la motivazione che agenti “nemici” potrebbero utilizzarlo per diffondere fake news in uno scenario da guerra ibrida e per influenzare le opinioni.

Di volta in volta quando accadano risultati inaspettati alle elezioni, come ultimamente in Romania, vengono chiamati in causa i social. Ad esempio, da più parti è stato sostenuto che una campagna di disinformazione, basata su fake news immesse su Facebook e Twitter, sia stata condotta dalla Russia e abbia influenzato le elezioni presidenziali degli Stati Uniti quando vinse Trump nel 2016. Tuttavia, uno studio pubblicato nel 2023 (le analisi serie richiedono tempo) su                           Nature (https://shorturl.at/Pxs5G) ha concluso che “non è stata trovata alcuna prova di una relazione significativa tra l’esposizione alla campagna di influenza russa all’estero e i cambiamenti negli atteggiamenti, nella polarizzazione o nel comportamento di voto”.

 Se in alcuni casi particolari, come è stato mostrato da studi scientifici, le fake news si possono diffondere velocemente sui social, in genere la diffusione dell’informazione è molto articolata e complessa, influenzata sia dalle dinamiche di comportamento degli individui sia dai meccanismi di funzionamento delle piattaforme. Inoltre, mentre l’attenzione si è concentrata principalmente sul fenomeno delle fake news sui social si è trascurato un fatto evidente: il problema delle fake news è molto più profondo poiché coinvolge anche i media tradizionali che plasmano la narrazione del dibattito pubblico. Oggi si stima che almeno la metà della popolazione del mondo, ovvero 3,9 miliardi di persone, utilizzi i social a fronte di 2,1 miliardi nel 2015. Se questa crescita si contrappone al calo verticale dei lettori dei maggiori quotidiani bisogna considerare un altro dato chiave: i social sono visti dalle giovani generazioni, mentre i media tradizionali si rivolgono ormai solo ai più anziani. Si sta venendo così a creare una spaccatura generazionale: miliardi di persone, soprattutto di giovane età, possono avere accesso allo stesso tipo di intrattenimento, immagini e video e i cambiamenti innescati sono giganteschi, ancora largamente incompresi e stanno avvenendo in tempo reale. Inoltre, nascono in continuazione nuovi social e il controllo capillare di ognuno di questi è una chimera che solo una politica che non sa più come contrastare l’abisso che separa la realtà dalla sua narrazione può inseguire


BERLINO  500.000 PERSONE CONTRO LA GUERRA IN UCRAINA




giovedì 21 novembre 2024

GENOCIDIO A GAZA 1.000 soldati israeliani denunciati per crimini di guerra, crimini contro l’umanità e genocidio a Gaza

UNITÀ 8200, IL “NET WORK” DELLA LOBBY ISRAELIANA CHE PILOTA L’INFORMAZIONE

 

Migliaia di bambini uccisi 

Daniele Luttazzi

20/11/2024

Lo scorso ottobre la Hind Rajab Foundation[1]ha denunciato alla Corte penale internazionale (Cpi) 1.000 soldati israeliani per crimini di guerra, crimini contro l’umanità e genocidio a Gaza. Oltre 8.000 prove verificabili, tra cui video, registrazioni audio, relazioni forensi e documentazione sui  social media dimostrano il coinvolgimento diretto dei soldati identificati in quelle atrocità. Le  violazioni del diritto internazionale sono sotto gli occhi di tutti da più di un anno, eppure nei media Statunitensi (e di conserva nei nostri) il racconto su Gaza è costantemente sbilanciato in favore di  Israele.


L’anomalia è
bipartisan: giornali, settimanali e tv liberal (New York Times, Cnn, Nbc) non  differiscono dalla reazionaria Fox News nel sostegno incondizionato ai crimini di guerra di  Netanyahu. Il pesce puzza dalla testa: in un promemoria sfuggito alle maglie della censura interna, la dirigenza del New York Times ordina esplicitamente ai suoi giornalisti di non usare parole come  genocidio ”, “massacro”e“pulizia etnica”quando scrivono delle azioni di Israele. Devono anche  evitare parole come “campo profughi”, “territorio occupato” o persino “Palestina” (t.ly/a - nUkh).  Alla Cnn le cose non vanno meglio: un promemoria ordina a tutti i giornalisti di presentare Hamas  (e non Israele) come responsabile della violenza; di specificare sempre “controllato da Hamas”  quando scrivono del ministero della Salute di Gaza e delle cifre delle vittime civili; e di non riferire  mai il punto di vista di Hamas. Nyt e Cnn hanno licenziato giornalisti che criticavano le azioni  israeliane: Jazmine Hughes fu costretta a dimettersi dal Nyt dopo aver firmato un appello contro il  genocidio in Palestina. E il conduttore della Cnn Marc Lamont Hill fu licenziato dopo aver chiesto la  liberazione della Palestina in un discorso alle Nazioni Unite.

Come mai, nei democratici Stati Uniti  d’America, la libertà d’espressione viene conculcata, quando si tratta di Gaza?



Per lo stesso motivo per cui gli Usa danno 5 miliardi di dollari ogni anno a Israele, spiega il giornalista d’inchiesta Alan  MacLeod (MintPress , Guardian, Jacobin , Grayzone):

“Israele svolge una funzione molto importante  per l’impero statunitense: in pratica è un 51° Stato, un avamposto degli Stati Uniti in Medio Oriente.  Serve a controllare l’area più importante al mondo dal punto di vista strategico ed economico. In  Medio Oriente c’è il petrolio, cardine dell’economia moderna: chiunque controlli quel petrolio ha un potere enorme sulla società globale”.

Una delle conseguenze, scoperta da MacLeod, è che negli Usa i  media mainstream , ma anche i giornali locali e i social media, non trovano nulla di strano ad  assumere come giornalisti, anche in ruoli apicali, ex spie ed ex lobbisti israeliani (t. ly/z7beI , t.  ly/fo1DB ).

1.000 soldati israeliani denunciati per crimini di guerracrimini contro l’umanità e genocidio a Gaza

La sua accusa è pesante: questo network di propagandisti israeliani (sono centinaia)  scrive le notizie dei media statunitensi sull’offensiva israeliana in Palestina, Libano, Yemen, Iran e  Siria. Manipolano l’opinione pubblica: cancellano i crimini di Israele e creano consenso al  coinvolgimento Usa nel genocidio in corso. Le ex spie arrivano dall’Unità 8200, la divisione militare  israeliana che si occupa di spionaggio, sorveglianza, guerra informatica e operazioni coperte.  All’Unità 8200 viene attribuita per esempio l’esplosione dei 3000 cercapersone in Libano (9 morti,  fra cui una bambina, e migliaia di feriti fra i civili). Un atto definito terroristico dall’ex direttore  Cia  Leon Panetta; ma “un successo” secondo il giornalista Barak Ravid. Ad aprile Ravid ha ricevuto da  Biden il White House Press Correspondents’ Award , uno dei premi giornalistici più prestigiosi negli  Stati Uniti. Piccolo particolare: Ravid è stato un analista dell’Unità 8200 e fino all’anno scorso era un  riservista Idf.

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[1] La Hind Rajab Foundation è una branca del March 30 Movement  dedicata principalmente alla ricerca di giustizia in risposta ai crimini contro l'umanità, ai crimini di guerra e alle violazioni dei diritti umani perpetrati dallo Stato israeliano contro i palestinesi. Istituita durante il genocidio in corso a Gaza, la nostra fondazione onora la memoria di Hind Rajab e di tutti coloro che sono morti o hanno sofferto sotto la campagna genocida israeliana.







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