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sabato 22 aprile 2017

MARCIA DEI PFIORI, ACQUA E BENI COMUNI 2017


«Secondo Talete, in principio era l’acqua. Ora non più».
 Mamme, genitori, cittadini attivi, gruppi, comitati, associazioni, movimenti riuniti in assemblea a Montecchio Maggiore il 23 marzo 2017 organizzano per DOMENICA 14 MAGGIO una grande mobilitazione regionale a difesa dell’acqua e dei beni comuni.

Cosa chiediamo?

1.   che sia garantito un approvvigionamento dell’acqua potabile e irrigua da fonti sicure;                                                                                      (da subito, per prima cosa, acqua non inquinata agli asili nido, alle mense scolastiche, alle donne in gravidanza).

2.   che il limite dei PFAS siano portati ZERO;                                                   (attualmente il limite di tolleranza nell’acqua potabile è stato fissato a 2030 nanogrammi litro)

3.    che sia dato libero accesso gratuito alle analisi del sangue a tutti i cittadini nell’area contaminata;

4.    che sia messo in atto il sequestro e la bonifica della MITENI, accompagnate da un serio piano di tutela per i suoi lavoratori;

5.    che la MITENI sia costretta a pagare gli ingenti costi passati, presenti e futuri dei filtri a carboni attivi, la bonifica dell’area contaminata e le spese sanitarie di ogni ordine e grado.

(Ma anche dei danni derivanti a tutto il comparto agroalimentare dall’inquinamento da PFAS delle falde acquifere del Veneto.)

MARCIA DEI PFIORI, ACQUA E BENI COMUNI 2017

Ma, nel frattempo, sempre più pressante si fa sentire il bisogno di sicurezza dei cittadini che vogliono sapere se, oltre all’acqua, anche i cibi siano inquinati.

Si fa sentire anche l’inquietudine di agricoltori e allevatori, abbandonati da anni a se stessi, che temono il disastro economico per l’inquinamento dei loro prodotti agro alimentari.

Pressata da ogni parte la Giunta Zaia ha varato un provvedimento del costo di 40.000 euro ( pagati da noi) per analizzare tutti i pozzi della “zona rossa”



Zaia e Pan
La Giunta regionale ha stanziato 40 mila euro ha dichiarato l'assessore Pan perché Arpav effettui mille campionamenti nelle acque sotterranee del Basso Veronese, del Vicentino e della Bassa Padovana, al fine di accertare le concentrazioni dei Pfas 'a catena corta' e 'lunga', così come già effettuato nella rete idrica degli acquedotti ad uso civico.
Potremo così completare la mappatura di tutte le fonti idriche potenzialmente nocive per la salute dell'uomo e la salubrità della catena alimentare».

Così riporta il Giornale di Vicenza del 22 Aprile in un articolo di Giorgio Zordan.

Una iniziativa giusta ma tardiva e incompleta.
La giunta Zaia, anziché minimizzare e diffondere notizie tranquillizzanti, assolutamente infondate, avrebbe dovuto effettuare il controllo di tutti i pozzi già tre anni fa.

Lo fa adesso perché, dopo l’esplosione mediatica del disastro ambientale causato dalla Miteni nel Veneto, non può più farne a meno. 

Tuttavia ci sono 2 punti deboli nell’iniziativa della Giunta:

1)  L’analisi dei pozzi sarà effettuata solo su base volontaria
 (il ché significa che chi teme le conseguenze economiche che potrebbero ricadere sulla propria azienda può tranquillamente evitare di far controllare l’acqua del proprio pozzo.)

2)  Al rilevamento dell’inquinamento dei pozzi dovrebbe seguire un controllo meticoloso della contaminazione di piante e animali. Ma di ciò non c’è traccia nella delibera di Giunta.

Sappiamo che parecchi prodotti agroalimentari sono stati trovati
abbondantemente contaminati da PFAS ma i reperti sono spariti e nessuno sa che fine fanno uova, verdure, tacchini, polli e altro.

 Le grandi catene alimentari sono visibilmente preoccupate ma anche i singoli produttori.
 Il danno economico, oltre quello sulla salute umana, potrebbe essere ingentissimo e determinare una crisi di tutto il settore.

  Il problema è stato ignorato per troppo tempo e ora la Giunta Regionale si trova invischiata in una rete di complicazioni che derivano dall’avere volutamente sottovalutato la gravità dell’inquinamento.

L’altro aspetto gravissimo è quello per cui le spese delle analisi e del filtraggio dell’acqua degli acquedotti vengono addossate ai cittadini.

La Miteni continua bellamente a sversare i suoi rifiuti e nessuno le chiede i danni.

Du Pont sul fiume Ohio
Diversamente sono andate le cose negli USA dove a causa dell’inquinamento da PFAS del fiume Ohio   la Dupont ha dovuto versare fino ad oggi più di un miliardo di dollari per risarcire le vittime e risanare l’ambiente.
Da noi invece nessuno chiede i danni che sono già arrivati nelle bollette dell’acqua e della depurazione.

Anzi il sindaco di Arzignano, in coppia con quello di Montecchio, invita i cittadini a bere tranquillamente l’acqua dell’acquedotto;

 “L’acqua del sindaco” verrebbe da dire parafrasando una infelice trovata pubblicitaria di qualche tempo fa.

IL FILMATO IN CUI I DUE SINDACI CI INVITANO A BERE L'ACQUA AL PFAS


Nella ULSS 5 il numero di ictus cerebrali si discosta dalla media regionale in maniera eclatante


Noi quell’acqua cerchiamo di evitarla in tutti i modi perché i limiti di sicurezza italiani fissati dall’ISS non rispondono al PRINCIPIO DI PRECAUZIONE previsto dall’UE.

In Germania il massimo di PFAS tollerato negli acquedotti è di 100 nanogrammi/litro, in Italia è di 2030 nanogrammi/litro.

Ma per noi nell’acqua potabile non devono esserci né 100 né 2030 nanogrammi di PFAS perché queste sostanze si accumulano negli organismi viventi, compreso il nostro e impiegano dai 14 ai 20 anni per essere eliminate del tutto.













Le indagini epidemiologiche effettuate in America e anche da noi rilevano un aumento considerevole di rischio per tumori al rene, ai testicoli, al fegato aumento del colesterolo, degli infarti, degli ictus , delle malattie degenerative come l’Alzheimer, malattie della tiroide, diminuzione della fertilità, danni ai nascituri, aborti ecc.















Che le indagini epidemiologiche abbiano rilevato questo aumento di rischio nelle zone inquinate da PFAS rispetto a quelle non inquinate il sindaco Giorgio Gentilin lo sa perché è un medico; e allora, perché ci invita a bere l’acqua del rubinetto? 


I cittadini si sentono presi in giro da chi dovrebbe dare informazioni precise e intraprendere iniziative efficaci e tempestive.

PER QUESTI MOTIVI,
Mamme, genitori, cittadini attivi, gruppi, comitati, associazioni, movimenti riuniti in assemblea a Montecchio Maggiore il 23 marzo 2017 organizzano per DOMENICA 14 MAGGIO una grande mobilitazione regionale a difesa dell’acqua e dei beni comuni.


Giovanni Fazio








giovedì 30 marzo 2017

I CONTENITORI E LE POSATE DI PLASTICA SONO ASSOLUTAMENTE DA EVITARE PER IL DOCUMENTATO AUMENTO DEL RISCHIO DI TUMORI E MALATTIE DELL’APPARATO ENDOCRINO.

L’Eco istituto del Veneto ha posto la questione dell’uso delle stoviglie di plastica sotto il profilo dell’inquinamento ambientale.

Aggiungiamo noi che
 I CONTENITORI E LE POSATE DI PLASTICA SONO ASSOLUTAMENTE DA EVITARE  PER IL DOCUMENTATO AUMENTO DEL RISCHIO DI TUMORI E MALATTIE DELL’APPARATO ENDOCRINO.


Questi sono i motivi per cui chiediamo come CiLLSA e come ISDE di evitarne l’uso nelle mense scolastiche e negli asili nido.

E’ giunto il momento di APPLICARE IL PRINCIPIO DI PRECAUZIONE e di tutelare la salute dei bambini.

Il bisfenolo A (BPA) è un perturbatore endocrino di sintesi molto comune, usato prevalentemente in associazione con altre sostanze chimiche per produrre plastiche e resine.

 Il BPA lo troviamo per esempio nel policarbonato, un tipo di plastica rigida, trasparente e altamente performante che viene utilizzata anche per i recipienti di uso ali­mentare come le bottiglie per le bibite con il sistema del vuoto a rendere e le stoviglie in plastica (piatti e bicchieri).

Come ammesso ufficialmente dalla stessa EFSA, piccole quantità di BPA possono migrare nei cibi e nelle, bevande conservate nei materiali che lo contengono.



La capacità del bisfenolo A di produrre gli effetti tipici degli estrogeni femminili è emersa in maniera inoppugnabile durante uno studio di controllo del 2009 sulle condizioni di salute di 230 operai cinesi in servizio presso una fabbrica di plastica di Shangai.

La ricerca ha dimostrato che gli operai contaminati da particelle di BPA durante le fasi di lavorazione della plastica hanno un'incidenza di disfunzioni sessuali quattro volte superiore al normale, mentre studi precedenti avevano già associato 1 esposizione alla sostanza con l'aumento di rischio di tumore alla prostata e al seno, oltre a problemi al feto e sterilità.

Il Bisfenolo A, che è uno dei componenti principali delle stoviglie usa e getta, ha tutte le caratteristiche dei perturbatori endocrini, migra negli alimenti e produce tumori e alterzioni gravi del sistema endocrino umano.

Pertanto questo è un motivo in più per non usare le stoviglie di plastica.


Giovanni Fazio

mercoledì 29 marzo 2017

BAMBINI TRA GUERRA E INQUINAMENTO

Mettetevi al posto di questp padre e di questa bambina
L’impegno di Donata in favore dei bambini del mondo non si ferma mai e richiama costantemente l’attenzione su questo che è uno dei più grandi drammi dell' epoca contemporanea.

 Sebbene la ricchezza del mondo sia notevolmente aumentata rispetto al passato e oggi saremmo in grado di sfamare agevolmente tutti i popoli del pianeta, l’uso che se ne fa è deleterio.

 Anche noi SIAMO COMPLICI dello sperpero e del danno, producendo armi ed esplosivi che, tra l’altro, vendiamo ipocritamente all’Arabia Saudita, che per anni ha finanziato l’ISIS.

 
E' un'immagine cruda. Ecco a cosa servono le nostre bombe.


Le nostre bombe cadono su Aleppo, su Mosul sulle città siriane ma anche sulle città martoriate dello Yemen.

Il mercato esulta e la gente muore.

Esportiamo bombe e carriarmati ma chiudiamo le frontiere a chi scappa dalle nostre bombe e dai nostri carriarmati.

Donata sta da sempre dalla parte dei bambini di tutto il mondo, anche quelli di casa nostra anche loro vittime del mercato.

E' a questa donna che chiudete la porta in faccia chiamandola clandestina

La MITENI inquina l’acqua ma nessuno provvede, malgrado i nostri reiterati appelli, 

A FORNIRE ACQUA NON CONTAMINATA DAI PFAS ALLE DONNE IN GRAVIDANZA,

A FORNIRE ACQUA INCONTAMINATA AGLI ASILI NIDO

A FORNIRA ACQUA INCONTAMINATA E ALIMENTI BIOLOGICI ALLE MENSE SCOLASTICHE.

Giovanni Fazio

martedì 28 marzo 2017

UNA PEDEMONTANA PAGATA COI NOSTRI SOLDI


Epifania della terra contro lo scandalo della Pedemontana
Pedemontana: 28 marzo, votazione del Consiglio Regionale sulla proposta della Giunta

In vista della votazione del Consiglio Regionale di martedì 28 marzo (ore 10.00) riguardante la proposta della Giunta per la ripresa e la conclusione dei lavori della superstrada a pagamento Pedemontana Veneta, rilanciamo qui di seguito analisi ed obiettivi del nostro comunicato del 14 marzo.           
  
Il nostro Veneto devastato dalla loro ingordigia

In merito alla soluzione escogitata dal presidente della Regione Luca Zaia per far ripartire i lavori della superstrada a pagamento Pedemontana Veneta, soluzione che verrà presentata in questi giorni al Consiglio Regionale per la sua approvazione, osserviamo quanto segue:

Il costo del pedaggio tra Montecchio Maggiore e Spresiano sarà di 15,82 euro per i mezzi leggeri e di 28,33 per i mezzi pesanti. Più del doppio di quello che si spende nell'autostrada A4.
Il concessionario SIS continuerà ad incamerare i pedaggi sino a coprire il cosidetto "canone di disponibilità" cioè 153 milioni di euro all'anno. L'eccedenza dei 153 milioni andrà alla Regione.

 Qualora però non si raggiungesse questa cifra sarà la Regione a ripianare la differenza.

Giocano con le nostre vite

Il "canone di disponibilità" cioè quanto per 39 anni (la durata della concessione) andrà alla SIS aumenterà progressivamente poiché esso è stato collegato all'inflazione ed ad un ipotizzato aumento del traffico rispetto la stima di partenza di 27.000 passaggi giornalieri.


Alla fine dei 39 anni la SIS conseguirà la cifra di 12,3 miliardi di euro.

I 300 milioni di euro per far ripartire i lavori della Pedemontana saranno pagati dai Veneti con una addizionale Irpef (tassa di scopo) riscossa dal 2019 in poi.

I 300 milioni servono per far ripartire i lavori. E poi? Siamo certi che la SIS troverà il credito per portarli a compimento? Potrà succedere che la SIS senza disponibilità finanziarie tornerà a rallentare i lavori. 

Il balletto delle cifre per i gonzi
La SIS infatti non ha l'obbligo di concludere la Pedemontana entro il 2020.

Nel 2013 quando Zaia sottoscrisse la 2° convenzione con la SIS (la prima fu firmata da Galan nel 2009) accettò anche questo punto che nella attuale proposta non viene messo in discussione. I 39 anni di concessione decorrono dal momento in cui la superstrada entra in funzione, sia quando sia!

I 27.000 passaggi giornalieri e i successivi aumenti sono un'ipotesi e non una certezza!

Per il Governo, per i ministri delle Infrastrutture e dell'Economia, per la Cassa Depositi e Prestiti ecc., che Zaia presenta come sostenitori della sua proposta, tutto ciò non costituisce un problema: basta pagare e la quadra si trova. 

Garantisce la Regione che imporrà tasse e tagli al Sociale.

Il concessionario SIS (famiglia Dogliani) senza fondi, senza finanziamenti, senza piano finanziario, ne esce in carrozza.




Tutto ciò è inaccettabile, l'unica soluzione rispettosa del Veneto e dei Veneti è la rescissione del contratto con la SIS, una radicale revisione del progetto, una Pedemontana pubblica e gratuita da Thiene a Spresiano.

Per il gruppo "Cittadini/e di Montecchio Maggiore contrari alla Pedemontana"

Daniela Muraro.




Riceviamo in questo momento e pubblichiamo il comunicato del Co.Ve.Pa.

Il CoVePA ha inviato formale diffida ad adempiere alla giunta e a tutti i consiglieri regionali che sono riuniti nel variare il bilancio della Regione Veneto per introdurre l'addizionale IRPEF.

 Questo intervento viene mascherato come una semplice modifica del documento di previsione economica e finanziaria, in realtà è un autentico aiuto pubblico e una modifica illegittima del contratto per salvare il concessionario della Pedemontana Veneta.

E' un atto che coinvolge la politica veneta nelle proprie responsabilità personali di chi la rappresenta negli organi istituzionali.


Lasciamo a Luca Zaia, alla sua squadra meditare sulle parole che abbiamo depositato, resta una questione aperta sul perché salvare i Dogliani in cambio di un referendum sulla autonomia taroccato proprio dagli interessi salernitano piemontesi dietro alla Pedemontana Veneta?



sabato 25 marzo 2017

GENTILIN FAI IL SINDACO E NON IL POMPIERE!




“Io svolgo il mio compito istituzionale da presidente del Consiglio di Bacino Valchiampo.
È documentato, l'acqua del rubinetto è perfettamente potabile, sia nelle zone bianche che in quelle rosse. Quello che mi preoccupa è l'allarme che si sta diffondendo sulla non potabilità.”
Il sindaco di Arzignano è tranquillo: si preoccupa solo dell’allarme che si sta diffondendo e non dei PFAS che si sono già diffusi.

“L’acqua del rubinetto è potabile”.

 Smentito platealmente dalla lettera inviata in ottobre dal direttore generale della sanità veneta dott. Domenico Mantoan agli assessori alla Sanità, Agricoltura e Ambiente nella quale avvertiva di un aumento di rischio di eclampsia, diabete gestazionale e nascita di bambini sottopeso, dati rilevati dal servizio epidemiologico della Regione.



Una cosa sono le parole “tranquillizzanti” un’altra i fatti che dimostrano la cialtroneria del modo in cui a tre anni dall’allarme si è agito fino ad oggi.
Ci sono alcune cose che Gentilin dovrebbe sapere:

1)  Le molecole perfluoroalchiliche non sono un prodotto naturale ma un artefatto umano. Pertanto né l’uomo, né gli animali né le piante riescono a metabolizzarle e, una volta ingerite, restano negli organismi viventi, compreso quello umano dai 10 ai 14 anni.



2)  Le molecole pertanto non venendo eliminate si accumulano nel sangue e negli organi, giorno dopo giorno.

3)  Le molecole sono trasmesse alle uova. Sono state trovate quantità ingenti in uova di gallina, e nei pesci fluviali della nostra provincia. (dati della Regione Veneto 2014)

4)  Una mucca beve circa 100 litri di acqua al giorno e, molte volte, si tratta di acqua estratta da pozzi e non dall’acquedotto. Sapendo che le falde sotterranee hanno livelli di PFAS molto elevati, quanti PFAS troveremo nel latte, nei latticini e nella carne dei vitelli?

 Perché dal 2014 in poi non è stata effettuata nessuna analisi sugli alimenti animali e vegetali derivati dalle zone inquinate dai PFAS?

5)  Le indagini epidemiologiche internazionali hanno messo in evidenza un significativo aumento di rischio per tante patologie
6)  In particolare è stato osservato un aumento dell’incidenza (numero di casi ogni anno) per
 a) Cancro del rene
b) cancro del testicolo (verificato anche a Lonigo)
c) cancro della prostata
d) linfoma non Hodgkin
e) alterazione della Tiroide
f) infertilità femminile
g) disfunzione del sistema immunitario nei bambini
h) aumento della pressione arteriosa, dell’omocisteina, infarti, ictus, morte per cause cardiocircolatorie.
i) riduzione del numero degli spermatozoi (soprattutto per coloro che hanno subito la contaminazione nell’utero materno durante la gestazione)
l) aumento dei casi di diabete e precocità di morte per diabetici.



7) negli USA la Dupont, responsabile dell’inquinamento del fiume Ohio, è stata condannata dall’EPA (ente per la protezione dell’ambiente) a 600 milioni di dollari e ha sborsato una ulteriore somma di svariate centinaia di milioni di dollari per risarcire le famiglie dei morti e degli ammalati a causa dell’ingestione dei perfluorati:

in Italia chi paga i danni fatti dalla Miteni?
Per ora solo gli utenti di acque del Chiampo con l’aumento delle bollette.

I COSIDDETTI LIMITI DI SICUREZZA
Nello stato del New Jersey il limite di tolleranza negli acquedotti è di 19 nanogrammi/ litro di PFAS totali
In Germania è di 100 nanogrammi /litro di PFAS totali
In Italia è di 2030 nanogrammi/litro di PFAS totali

Con l’aumento dei valori soglia abbiamo reso “potabile” l’acqua dei nostri acquedotti a costo zero (i gestori degli acquedotti e i politici regionali festeggiano) permettendo ad un sindaco come Gentilin di affermare senza vergogna che l’acqua è potabile anche nella zona rossa (salvo poi verificare i casi di pre eclampsia, di diabete gravidico e di nati sottopeso di cui sopra). 

Potremmo commentare questo ossimoro semplicemente come un conflitto tra numeri di tolleranza arbitrari e patologie reali.  

Ciò detto in maniera sintetica abbiamo chiesto sia come CiLLSA che come ISDE che

1)  venga fornita alle donne gravide che vivono nei territori inquinati acqua priva di PFAS proveniente da luoghi indenni

2)  che venga fornita acqua priva di PFAS e alimentazione biologica agli asili nido e alle mense scolastiche

3)  che venga fermata immediatamente la produzione di perfluorati e di qualunque sostanza appartenete alla categoria dei POP in attesa di decisioni più incisive da parte delle autorità istituzionali.

4)   che venga immediatamente effettuata l’analisi dei prodotti agroalimentari provenienti dai territori inquinati dai PFAS

5)  che venga posto all’ordine del giorno la costruzione di acquedotti che si alimentino in zone prive di PFAS per sostituire gli attuali acquedotti inquinati.

6)  che vengano posti limiti molto più restrittivi degli attuali agli scarichi industriali che, attraverso il condotto ARICA continuano ad inquinare le colture a SUD di Cologna Veneta. (radicchi e cavoli poi li mangiamo noi).

7)  che venga aperto un contenzioso con i responsabili del disastro ambientale (leggi MITENI) per recuperare l’immane danno economico causato dall’azienda.

Non siamo terroristi ma persone responsabili che parlano sulla base di DATI SCIENTIFICI INTERNAZIONALI (Conferenza di Madrid del 2015).

Anteponiamo la salute dei cittadini e soprattutto quella dei bambini al profitto di industriali senza scrupoli e di politici compiacenti.

E alle dichiarazioni di Giorgio Gentilin al Giornale di Vicenza rispondiamo che è ora di agire e di smetterla di fare un inutile quanto dannosissimo pompieraggio e che, almeno, abbia l’umiltà di partecipare alle azioni di protesta messe in atto dai suoi colleghi.


Giovanni Fazio















giovedì 23 marzo 2017

40 SINDACI MENO TRE SFILANO A LONIGO




Ieri pomeriggio 40 sindaci delle province di Vicenza e di Verona hanno sfilato silenziosamente a Lonigo, per richiamare l’attenzione delle autorità competenti sul dramma del disastro ambientale provocato dalla Miteni.
La sfilata dei primi cittadini con fascia tricolore era aperta dal sindaco di Vicenza Variati
Alla manifestazione mancavano emblematicamente i sindaci di Trissino, Arzignano e Montecchio Maggiore (i magnifici tre).

SABATO PROSSIMO 25 MARZO ALLE ORE 15.30
SAREMO PRESENTI CON IL NOSTRO GAZEBO
 AD ARZIGNANO DI FRONTE ALLA FONTANA DAFNE
PER PROGRAMMARE, INSIEME AI CITTADINI INTERESSATI,
 UNA AZIONE DEMOCRATICA DEI CITTADIN I DI ARZIGNANO
 E DEI PAESI LIMITROFI
 CONTRO LA COSTRUZIONE DI UN INCENERITORE
 DA 120 MILA TONNELLATE ANNUNCIATO DA ACQUE DEL CHIAMPO.
Ti aspettiamo al gazebo per ascoltare le tue proposte e accogliere la tua adesione al
 MOVIMENTO PER LA DIFESA DELL’ARIA CHE RESPIRIAMO.

Sarà presente anche il consigliere comunale Piero Magnabosco che potrà portare in Consiglio le tue eventuali proposte in merito.


Ti aspettiamo




mercoledì 22 marzo 2017

UN MEGA INCENERITORE DA 120 MILA TONNELLATE ANNUE AD ARZIGNANO



“L’inceneritore si farà”. Lo ha dichiarato pubblicamente l’amministratore unico di Acque del Chiampo, Serafin, in Consiglio comunale ad Arzignano dove era stato convocato su richiesta del consigliere Piero Magnabosco.

 Ancora una volta, malgrado le promesse elettorali di Gentilin, ci riprovano ma questa volta Serafin dichiara che le dimensioni dell’opera saranno molto più grandi dei progetti cassati in passato.

L’inceneritore che si vuole costruire, probabilmente accanto al depuratore di Arzignano, dovrebbe bruciare non solo le trentamila tonnellate di fanghi conciari della valle del Chiampo ma anche rifiuti provenienti da altre parti del paese, per un totale di 120 000 tonnellate anno. 


Il motivo di tale dimensione, addotto da Serafin, sarebbe quello che un impianto più piccolo non sarebbe economicamente efficiente.
E meno male che abbiamo un sindaco medico e anche pneumologo!


In tutta Europa, in ottemperanza agli impegni presi contro il riscaldamento climatico e per il miglioramento dell’aria, si sta attuando la raccomandazione della graduale dismissione degli impianti di smaltimento termico dei rifiuti. 




Ad Arzignano, in controtendenza, si dichiara bellamente, senza che l’amministrazione locale abbia minimamente consultato o semplicemente informato in una pubblica assemblea la cittadinanza,  che ci si appresta a operare scelte che, se realizzate, peserebbero per almeno trenta, quarant’anni sulla salute dei cittadini, già ampiamente compromessa e minacciata da altre forme di inquinamento ambientale, non ultima quella dei PFAS con cui sono state inquinate le falde idriche dalla Miteni.

PRODUTTORI DEL CUOIO DI PONTEDERA

Mentre in Toscana le fabbriche del cuoio marciano a rapidi passi verso “RIFIUTI ZERO” qui si ignorano tutte le misure che vanno dagli interventi sulla catena produttiva, al riciclaggio dell’acqua, ai recuperi del cromo e di altri elementi e alla separazione dei fanghi nelle varie fasi della lavorazione che consentirebbe il recupero e riutilizzo di una enorme massa di materiale scartato prima della vera e propria concia.

L’aria che respiriamo è di tutti e non accettiamo che, per calcoli meramente speculativi di poche persone, sia compromessa irreparabilmente.

Noi pensiamo soprattutto ai bambini, ai piccoli abitanti di questa terra martoriata dall’inquinamento, che hanno diritto di non ammalarsi e di non respirare, bere e mangiare veleni sotto varie forme.





E’ molto probabile che i veleni che alcuni decenni fa alcuni industriali poco scrupolosi, conniventi con gli uomini della camorra, spedirono nella “Terra dei fuochi” in provincia di Caserta, ritornino alla base sotto forma di “eco balle” per essere bruciati e restituiti ai nostri polmoni.

 Dante la chiamerebbe “La legge del contrappasso” cioè la condivisione di tumori, leucemia e ogni altro genere di malanno con i disgraziati cittadini del Casertano.
Grazie dottor Gentilin.


Giovanni Fazio

Nota: Nella gestione dei rifiuti gli inceneritori sono impianti principalmente utilizzati per lo smaltimento dei rifiuti mediante un processo di combustione ad alta temperatura (incenerimento) che dà come prodotti finali un effluente gassoso, ceneri e polveri.

Negli impianti localizzati nei paesi sviluppati, il calore sviluppato durante la combustione dei rifiuti viene generalmente recuperato e utilizzato per produrre vapore, poi utilizzato per la produzione di energia elettrica o come vettore di calore (ad esempio per il teleriscaldamento). Questi impianti con tecnologie per il recupero vengono indicati col nome di inceneritori con recupero energetico, o più comunemente termovalorizzatori. In particolare tutti gli impianti attualmente in funzione in Italia prevedono il recupero del calore, cosa peraltro imposta dalle normative in materia già a partire dal 1997. Anche il termine "gassificatore" è un sinonimo di inceneritore, in quanto assolve, attraverso tecnologie differenti, lo stesso compito.

Abbiamo pubblicato la seguente nota affinché nessuno possa accusarci di prendere fischi per fiaschi: un “termovalorizzatore” è di fatto un inceneritore. il recupero energetico non ne altera la natura.