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sabato 22 aprile 2017

MARCIA DEI PFIORI, ACQUA E BENI COMUNI 2017


«Secondo Talete, in principio era l’acqua. Ora non più».
 Mamme, genitori, cittadini attivi, gruppi, comitati, associazioni, movimenti riuniti in assemblea a Montecchio Maggiore il 23 marzo 2017 organizzano per DOMENICA 14 MAGGIO una grande mobilitazione regionale a difesa dell’acqua e dei beni comuni.

Cosa chiediamo?

1.   che sia garantito un approvvigionamento dell’acqua potabile e irrigua da fonti sicure;                                                                                      (da subito, per prima cosa, acqua non inquinata agli asili nido, alle mense scolastiche, alle donne in gravidanza).

2.   che il limite dei PFAS siano portati ZERO;                                                   (attualmente il limite di tolleranza nell’acqua potabile è stato fissato a 2030 nanogrammi litro)

3.    che sia dato libero accesso gratuito alle analisi del sangue a tutti i cittadini nell’area contaminata;

4.    che sia messo in atto il sequestro e la bonifica della MITENI, accompagnate da un serio piano di tutela per i suoi lavoratori;

5.    che la MITENI sia costretta a pagare gli ingenti costi passati, presenti e futuri dei filtri a carboni attivi, la bonifica dell’area contaminata e le spese sanitarie di ogni ordine e grado.

(Ma anche dei danni derivanti a tutto il comparto agroalimentare dall’inquinamento da PFAS delle falde acquifere del Veneto.)

MARCIA DEI PFIORI, ACQUA E BENI COMUNI 2017

Ma, nel frattempo, sempre più pressante si fa sentire il bisogno di sicurezza dei cittadini che vogliono sapere se, oltre all’acqua, anche i cibi siano inquinati.

Si fa sentire anche l’inquietudine di agricoltori e allevatori, abbandonati da anni a se stessi, che temono il disastro economico per l’inquinamento dei loro prodotti agro alimentari.

Pressata da ogni parte la Giunta Zaia ha varato un provvedimento del costo di 40.000 euro ( pagati da noi) per analizzare tutti i pozzi della “zona rossa”



Zaia e Pan
La Giunta regionale ha stanziato 40 mila euro ha dichiarato l'assessore Pan perché Arpav effettui mille campionamenti nelle acque sotterranee del Basso Veronese, del Vicentino e della Bassa Padovana, al fine di accertare le concentrazioni dei Pfas 'a catena corta' e 'lunga', così come già effettuato nella rete idrica degli acquedotti ad uso civico.
Potremo così completare la mappatura di tutte le fonti idriche potenzialmente nocive per la salute dell'uomo e la salubrità della catena alimentare».

Così riporta il Giornale di Vicenza del 22 Aprile in un articolo di Giorgio Zordan.

Una iniziativa giusta ma tardiva e incompleta.
La giunta Zaia, anziché minimizzare e diffondere notizie tranquillizzanti, assolutamente infondate, avrebbe dovuto effettuare il controllo di tutti i pozzi già tre anni fa.

Lo fa adesso perché, dopo l’esplosione mediatica del disastro ambientale causato dalla Miteni nel Veneto, non può più farne a meno. 

Tuttavia ci sono 2 punti deboli nell’iniziativa della Giunta:

1)  L’analisi dei pozzi sarà effettuata solo su base volontaria
 (il ché significa che chi teme le conseguenze economiche che potrebbero ricadere sulla propria azienda può tranquillamente evitare di far controllare l’acqua del proprio pozzo.)

2)  Al rilevamento dell’inquinamento dei pozzi dovrebbe seguire un controllo meticoloso della contaminazione di piante e animali. Ma di ciò non c’è traccia nella delibera di Giunta.

Sappiamo che parecchi prodotti agroalimentari sono stati trovati
abbondantemente contaminati da PFAS ma i reperti sono spariti e nessuno sa che fine fanno uova, verdure, tacchini, polli e altro.

 Le grandi catene alimentari sono visibilmente preoccupate ma anche i singoli produttori.
 Il danno economico, oltre quello sulla salute umana, potrebbe essere ingentissimo e determinare una crisi di tutto il settore.

  Il problema è stato ignorato per troppo tempo e ora la Giunta Regionale si trova invischiata in una rete di complicazioni che derivano dall’avere volutamente sottovalutato la gravità dell’inquinamento.

L’altro aspetto gravissimo è quello per cui le spese delle analisi e del filtraggio dell’acqua degli acquedotti vengono addossate ai cittadini.

La Miteni continua bellamente a sversare i suoi rifiuti e nessuno le chiede i danni.

Du Pont sul fiume Ohio
Diversamente sono andate le cose negli USA dove a causa dell’inquinamento da PFAS del fiume Ohio   la Dupont ha dovuto versare fino ad oggi più di un miliardo di dollari per risarcire le vittime e risanare l’ambiente.
Da noi invece nessuno chiede i danni che sono già arrivati nelle bollette dell’acqua e della depurazione.

Anzi il sindaco di Arzignano, in coppia con quello di Montecchio, invita i cittadini a bere tranquillamente l’acqua dell’acquedotto;

 “L’acqua del sindaco” verrebbe da dire parafrasando una infelice trovata pubblicitaria di qualche tempo fa.

IL FILMATO IN CUI I DUE SINDACI CI INVITANO A BERE L'ACQUA AL PFAS


Nella ULSS 5 il numero di ictus cerebrali si discosta dalla media regionale in maniera eclatante


Noi quell’acqua cerchiamo di evitarla in tutti i modi perché i limiti di sicurezza italiani fissati dall’ISS non rispondono al PRINCIPIO DI PRECAUZIONE previsto dall’UE.

In Germania il massimo di PFAS tollerato negli acquedotti è di 100 nanogrammi/litro, in Italia è di 2030 nanogrammi/litro.

Ma per noi nell’acqua potabile non devono esserci né 100 né 2030 nanogrammi di PFAS perché queste sostanze si accumulano negli organismi viventi, compreso il nostro e impiegano dai 14 ai 20 anni per essere eliminate del tutto.













Le indagini epidemiologiche effettuate in America e anche da noi rilevano un aumento considerevole di rischio per tumori al rene, ai testicoli, al fegato aumento del colesterolo, degli infarti, degli ictus , delle malattie degenerative come l’Alzheimer, malattie della tiroide, diminuzione della fertilità, danni ai nascituri, aborti ecc.















Che le indagini epidemiologiche abbiano rilevato questo aumento di rischio nelle zone inquinate da PFAS rispetto a quelle non inquinate il sindaco Giorgio Gentilin lo sa perché è un medico; e allora, perché ci invita a bere l’acqua del rubinetto? 


I cittadini si sentono presi in giro da chi dovrebbe dare informazioni precise e intraprendere iniziative efficaci e tempestive.

PER QUESTI MOTIVI,
Mamme, genitori, cittadini attivi, gruppi, comitati, associazioni, movimenti riuniti in assemblea a Montecchio Maggiore il 23 marzo 2017 organizzano per DOMENICA 14 MAGGIO una grande mobilitazione regionale a difesa dell’acqua e dei beni comuni.


Giovanni Fazio








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