E' BENE CHE TUTTI PRENDANO ATTO CHE, CONTINUANDO COSI', I PRIMI A SOCCOMBERE SARANNO I NOSTRI FIGLI
Riportiamo di seguito un
articolo di Enrico Marro pubblicato ieri, 27 giugno sul Sole 24 ore. La
lettura di questo pezzo è raccapricciante e descrive quanto sta per accadere
nel pianeta in cui viviamo entro pochi anni.
Mi auguro che le persone
intelligenti, che di solito non leggono il mio blog, leggano almeno quanto
scrive l’oracolo di Confindustria.
In questi giorni l’Italia è
avvinta in un dibattito surreale sullo sbarco o meno di 48 disperati, raccolti
su una nave da una capitana coraggiosa. Ebbene, non è questo il problema: se
continueremo a vivere come stiamo facendo, tra non molti anni i profughi
dalle terre inabitabili saranno, secondo le stime degli scienziati, 2 miliardi.
Ma la vera notizia non è ancora questa: tra i profughi ci saremo tutti noi,
o almeno i nostri figli e sicuramente i bimbetti che vediamo correre, ignari di
tutto, al parco giochi. Infatti tra le terre inabitabili e desertificate ci saranno
quelle che si affacciano sul Mediterraneo.
In questi giorni il caldo lo
state già sentendo; ma questo è niente
in confronto a quanto avverrà nei prossimi anni.
Buona lettura e buona fortuna.
Giovanni Fazio
“Così nel 2050 la civiltà umana collasserà per il climate change»
Un’allarmante analisi
dei ricercatori del National Center for Climate Restoration australiano
delinea uno scenario in cui entro il 2050 il riscaldamento globale supererà i
tre gradi centigradi, innescando alterazioni fatali dell'ecosistema globale e
colossali migrazioni da almeno un miliardo di persone. Ecco cosa potrebbe
avvenire anno dopo anno
Climate change, cosa
succede se non fermiamo il riscaldamento globale
3' di lettura
Un decennio perduto. Tra il 2020 e il
2030 i policy-maker mondiali sottovalutano clamorosamente i rischi del climate
change, perdendo l’ultima occasione per mobilitare tutte le risorse tecnologiche ed
economiche disponibili verso un unico obiettivo: costruire un’economia a zero
emissioni cercando di abbattere i livelli di
CO2, per avere una possibilità realistica di mantenere il
riscaldamento globale ben al di sotto dei due gradi. L’ultima occasione
viene clamorosamente bruciata.
Il risultato è che nel 2030, come avevano
ammonito tredici anni prima gli scienziati Yangyang Xu e Veerabhadran Ramanthan
in una pubblicazione scientifica che aveva fatto discutere, le emissioni di
anidride carbonica raggiungono livelli mai visti negli
ultimi due milioni di anni.
Nel ventennio successivo si tenta di porre rimedio alla situazione, ma è troppo tardi: nel 2050 il riscaldamento globale raggiunge tre gradi, di cui 2,4 legati alle emissioni e 0,6 al cosiddetto “carbon feedback”, la reazione negativa del pianeta al riscaldamento globale.
Nel ventennio successivo si tenta di porre rimedio alla situazione, ma è troppo tardi: nel 2050 il riscaldamento globale raggiunge tre gradi, di cui 2,4 legati alle emissioni e 0,6 al cosiddetto “carbon feedback”, la reazione negativa del pianeta al riscaldamento globale.
L’anno 2050 rappresenta l’inizio della
fine. Buona parte degli ecosistemi terrestri collassano, dall’Artico
all’Amazzonia alla Barriera corallina. Il 35% della superficie terrestre, dove
vive il 55% della popolazione mondiale, viene investita per almeno 20 giorni
l’anno da ondate di calore letali.
Il 30% della superficie terrestre diventa arida: Mediterraneo, Asia occidentale, Medio Oriente, Australia interna e sud-ovest degli Stati Uniti diventano inabitabili.
Una crisi idrica colossale investe circa due miliardi di persone, mentre l’agricoltura globale implode, con raccolti crollati del 20% e prezzi alle stelle, portando ad almeno un miliardo di “profughi climatici”. Guerre e carestie portano a una probabile fine della cività umana così come la intendiamo oggi.
Il 30% della superficie terrestre diventa arida: Mediterraneo, Asia occidentale, Medio Oriente, Australia interna e sud-ovest degli Stati Uniti diventano inabitabili.
Una crisi idrica colossale investe circa due miliardi di persone, mentre l’agricoltura globale implode, con raccolti crollati del 20% e prezzi alle stelle, portando ad almeno un miliardo di “profughi climatici”. Guerre e carestie portano a una probabile fine della cività umana così come la intendiamo oggi.
Solo un romanzo di fantaecologia?
Purtoppo no: quello che abbiamo letto qui sopra è uno studio scientifico ben
documentato dei ricercatori del National Center for Climate Restoration
australiano, guidati da David Spratt e Ian Dunlop, dal sinistro titolo
“Existential climate-related security risk”.
L’ipotesi dello studio è che esistano rischi
di riscaldamento globale non calcolati dagli Accordi di Parigi e in grado di
porre “rischi esistenziali” alla civiltà umana. Le ipotesi di climate
change delineate nel 2015 dagli Accordi di Parigi, pari a un aumento di tre
gradi entro il 2100, non tengono infatti conto del meccanismo di “long term
carbon feedback” con cui il pianeta tende ad amplificare i mutamenti climatici
in senso negativo, quindi portaando a un ulteriore aumento della temperatura.”
27 giugno 2019
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