Riportiamo quanto scritto da noi nel
post del 23 febbraio di quest’anno
“…E' anche necessario che il sindaco di Arzignano, primo responsabile
della salute dei cittadini ma anche primo responsabile dell’acqua che beviamo
in quanto presidente di bacino e azionista di maggioranza di Acque del Chiampo,
applichi, come da noi richiesto da anni, il PRINCIPIO DI PRECAUZIONE,
fornendo ai bambini dell’asilo, alle mense scolastiche e alle donne in stato di
gravidanza acqua non contaminata da PFAS.
Non si trinceri dietro i livelli
minimi e massimi consentiti per queste sostanze nell’acqua potabile. Nel mondo
questi limiti variano da un paese all’altro a dismisura senza garantire per
niente la salute dei cittadini.
La
natura di queste molecole è quella di essere sostanze che si accumulano
per circa 20 anni nel nostro corpo e quindi fissare un limite, sia pure
basso non ha senso.
Gentilin mostra l'acqua oligominerale MITENI A volte basta molto poco per scatenare un cancro o un’altra patologia. |
Si
dà il caso inoltre, scientificamente dimostrato, che l’azione patogena delle
stesse non è dose dipendente. Cioè,
a volte basta molto poco per scatenare un cancro o un’altra patologia.
Tutto
ciò Giorgio Gentilin, che è un medico, ha il dovere di saperlo e,
se vuole, può confutarci pubblicamente
ma per iscritto, sostenendo l’innocuità dell’acqua che beviamo, ma, non
facendo riferimento al recente decreto regionale, bensì confutando, dati alla
mano, quello che sostengono i medici e 200 scienziati di tutto il mondo a
cominciare dalla Conferenza di Madrid del 2015 (consultabile in internet) e
smentendo la recente ricerca dell'università di Padova che taglia la testa al toro e chiude la
bocca a quanti contestavano la pericolosità di questi prodotti".
Il sindaco “Zero PFAS” ci risponde
con
l’l’intervista di Luisa Nicoli sul GDV del 2 marzo nella quale continua a
ripetere il solito mantra:
“…. in un monitoraggio svoltosi tra
il dicembre del ’17 e il gennaio del ’18
i parametri rispettano i limiti …. Erano arrivate segnalazioni da una
materna paritaria e da alcuni plessi dei comprensivi - spiega il sindaco
Giorgio Gentilin - se n'era parlato anche in Consiglio comunale.
Così ho deciso di avviare un accertamento in
strutture pubbliche e private frequentate dalla comunità, per dare una risposta
concreta.
Mi sono rivolto alla società Acque
del Chiampo e da comune azionista di maggioranza ho ottenuto un monitoraggio a
costo zero.
Il Comune deve avere una funzione di controllo
a presidio e tutela della salute dei cittadini e a tal fine è stata preziosa la
collaborazione di Acque del Chiampo che ha eseguito la rilevazione
straordinaria in maniera gratuita e puntuale, oltre alle rilevazioni periodiche
in tutta la rete gestita”.
Nel
suo bel discorsetto però tralascia di
dire la quantità di PFOA ritrovata nell’acqua di Arzignano; si limita a
dire che i monitoraggi erano in linea con quelli pubblicati da Acque del
Chiampo. E volevo vedere che non lo fossero.
Quindi
ve lo diciamo noi che abbiamo fatto fare
le analisi dell'acqua che si beve ad Arzignano , proprio alla fine di dicembre del 2017 presso il laboratorio AGROLAB
di Altavilla Vicentina e abbiamo conservato i dati di quelle pubblicate da
Acque del Chiampo.
All’epoca erano presenti nell’acqua
potabile di Arzignano 52,5 nanogrammi litro di PFOA.
Si
dà il caso che il decreto Zaia sui limiti dei PFAS per l’acqua potabile assegna
un limite a Lonigo, Brendola Sarego ecc = a 40 ng/litro
mentre
per Arzignano assegna un limite, diciamo “sartoriale”, di 60 nanogrammi litro.
Il perché di questa bizzarria “scientifica” è tutto da spiegare (chiedere agli autori). Resta il fatto che i nostri bambini e anche noi beviamo o, abbiamo bevuto, un’acqua 15.5 nanogrammi eccedenti i limiti per Lonigo e solo 7.5 nanogrammi vicina al limite fissato per Arzignano.
Siamo pertanto lontani da Zero PFAS.
Esultano, rassicurati dalle parole del sindaco, i dirigenti
scolastici, tra cui Jole Frighetto
del Leonardo da Vinci, che si fa un vanto di quanto avviene nella sua scuola «Docenti e studenti nel nostro istituto bevono
regolarmente l'acqua del rubinetto”.
Il
guaio è che quest’acqua viene data anche ai bambini delle scuole dell’infanzia
e nelle mense scolastiche.
Non
è tutto: recentemente c’è stata una
svolta.
Anche il sindaco Gentilin e Andrea
Pellizzari aderiscono al Movimento Zero PFAS.
In
una recente intervista del nuovo
programma audiovisivo di Acque del Chiampo, di cui riportiamo il LINK, Giorgio Gentilin dichiara di avere ricevuto
dall’assessorato regionale all’ambiente 270.000 euro per realizzare una parte
di un progetto più grande denominato “OSAV”.
Si
tratta della costruzione di un filtro
per rendere l’acqua di Montecchio Maggiore e Brendola zero PFAS (A Brendola tra l’altro, in realtà, il filtro è già
stato installato da un pezzo e l’acqua si è normalizzata ndr).
Dichiara
Giorgio Gentilin:
“Vogliamo ottenere acqua Zero PFAS in tutti i
comuni gestiti da Acque del Chiampo; è dal giugno del 2013 che l’istituzione è
sul pezzo”.
Ma dal 2013 ad ora non gli è mai passata
per la testa l’idea che un filtro lo si poteva mettere anche per Arzignano?
Per i nostri concittadini
sembrano sufficienti i limiti previsti da Zaia?
Non gli è venuto mai in mente che
sia opportuno applicare il principio di precauzione ed evitare che i bambini e
i cittadini bevano acqua targata Miteni?
Arzignano presenta valori di PFOA
più alti di Montecchio e Brendola.
Si vede chiaramente che Arzignano ha vaòlori di PFAS più alti di Montecchio e di Brendola |
Tuttavia
i filtri, che stiamo pagando anche noi arzignanesi nelle bollette, saranno installati solo per questi comuni.
Si
ricordi Gentilin che prima di essere presidente del Consiglio di Bacino è
il sindaco di questa città.
Siamo
stufi dei commenti agiografici del Giornale di Vicenza e siamo stufi di vedere quanta premura abbiano Pellizzari e Gentilin di
provvedere per l’acqua degli altri comuni lasciando i loro concittadini a bocca
asciutta.
Ribadiamo
quello che abbiamo scritto il 23 febbraio
Continueremo
a dire, fino alla noia, che non basta applicare temporaneamente i filtri per
Arzignano (cosa che Gentilin si è rifiutato fino ad ora di fare) e che
noi riteniamo indispensabile,
è
necessario chiudere i pozzi di Canove, notoriamente compromessi e allacciarsi
all’acquedotto che è già pronto da tempo e porta l’acqua di
Recoaro fino alla Ghisa.”
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