Ieri,
6 gennaio 2018, don Albino Bizotto,
sacerdote della comunità di “Beati
costruttori di pace”, ha celebrato una messa e pronunciato una omelia in
difesa della vita minacciata, nella nostra regione da un uso ormai
incontrollato di cementificazione che altera il rapporto tra città e campagna,
sconvolgendo i sistemi idrogeologici e modificando drasticamente l’habitat di
umani, animali e piante.
Ha
pronunciato parole di condanna per chi avvelena l’acqua e la vita versando veleni,
in particolare PFAS nelle falde
idriche, contaminando persone, animali e colture.
Abbiamo
partecipato a questa iniziativa, peraltro osteggiata dall’amministrazione
comunale di Trissino, consapevoli che è necessario cooperare con tutti coloro
che si battono per salvare la vita e la salute delle future generazioni.
Gli studi sugli
interferenti endocrini dimostrano, il passaggio di questi attraverso la
placenta nel sangue e negli organi in formazione del feto. Sono dimostrate su umani e animali le deformazioni e le patologie ereditarie provocate dalla contaminazione durante la
gestazione dei piccoli esseri.
Si
è dimostrato che alcuni interferenti endocrini assunti dalla madre durante la
gravidanza provocano nelle figlie femmine l’insorgenza del cancro della mammella. Sugli animali si riscontrano danni fino alla
terza generazione.
Gli
interferenti endocrini quindi sono sostanze che si trasmettono alle generazioni
successive attraverso modificazioni epigenetiche.
Il dottor Giorgio Gentilin, sindaco di Arzignano
sa o dovrebbe sapere queste cose e quindi dovrebbe, per lo meno avvertire ufficialmente
le donne gravide che non va bevuta l’acqua
di Arzignano che contiene alti livelli di PFOA (anche se appena al di sotto
dei nuovi limiti fissati da Zaia, non si sa sulla base di quali ricerche
scientifiche).
Per lo stesso motivo dovrebbe sconsigliare di bere l’acqua del
rubinetto ai bambini che vanno all’asilo e a quelli che frequentano le mense
scolastiche.
Il sindaco è la
massima autorità sanitaria della città e sta zitto oppure risponde che i valori
sono dentro i limiti, pur sapendo che non
esiste nessuna pubblicazione scientifica che garantisce che tali limiti non creano
danni ai bambini che devono nascere e a quelli che sono nati.
Non parliamo dei dirigenti della ULSS che vanno in giro minimizzando le conseguenze della contaminazione e il rischio.
Nella Conferenza sull’Ambiente e
lo Sviluppo delle Nazioni Unite (Earth Summit) di Rio de Janeiro del 1992, a cui parteciparono più di centottanta
delegazioni governative da tutto il mondo, venne ratificata la Dichiarazione di Rio, nella quale tra
l’altro si sanciva e si accettava il “principio
di precauzione”.
Il principio di precauzione si
applica cioè non a pericoli già identificati, ma a pericoli potenziali, di cui non si ha ancora conoscenza certa.
I PFAS, per i quali esistono ormai dati certi su danni alle madri e ai bambini, citati anche in documenti ufficiali dal dott. Domenico Mantoan, rientrano sicuramente anche in questo ambito per quello che riguarda gli effetti tossici non ancora “sicuramente dimostrati”.
In nome dunque del PRINCIPIO DI PRECAUZIONE Invitiamo
i medici di famiglia ad informare le mamme e le donne in attesa di
un bambino.
i genitori a farsi avanti per
tutelare la salute dei loro figli,
gli insegnanti e i dirigenti
scolastici a farsi carico di un rischio evitabile con misure semplici, almeno
per quanto riguarda l’acqua.
Ci auguriamo che l’ipocrisia
e il menefreghismo non prevalgano sulla sorte e il futuro dei nostri bambini.
Giovanni Fazio
Vox clamans in deserto
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