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martedì 9 gennaio 2018

NE' INCENERITORI NE' DISCARICHE



Praia a Mare 

Premetto che intervengo in questo dibattito su inceneritori e discariche soltanto perché un interlocutore di Antonella ha tirato in ballo l’associazione CiLLSA, a sproposito.

 La querelle nasce da un articolo trionfalistico del Giornale di Vicenza con cui l’AD di Acque del Chiampo dichiarava che cinque aziende avevano risposto al bando per la costruzione di un inceneritore per bruciare altrove, almeno si spera, i fanghi delle concerie.

 Sono un medico e, come tale, sono tenuto a conoscere le malattie prodotte da metalli pesanti, perfluorati e quant’altro si reperisce negli scarichi fognari della zona industriale o nell’atmosfera sovrastante.

 Non sono un tuttologo come chi ci ha tirato in ballo e quindi non dò ricette a nessuno su questioni che non conosco.

Sono un cittadino e ritengo che ognuno di noi abbia gli stessi diritti e doveri relativamente all’uso dei beni comuni tra i quali primeggiano l’acqua, l’aria e il suolo.


Le affermazioni che mandano in bestia, francamente non so perché, l’interlocutore sono quelle per cui chi intraprende qualsiasi attività è libero come tutti, di usare aria, suolo e acqua ma ha il dovere di restituirle alla comunità e ai posteri nelle stesse condizioni in cui le ha ricevute.

Aggiungo che un imprenditore non può pretendere che la comunità si faccia carico di risolvere a spese proprie i problemi da lui creati usando determinate sostanze nocive, rilasciate poi nell’aria e nell’acqua. 

Ma in realtà è proprio quello che accade da noi nel civilissimo Veneto, con le sue autostrade, superstrade, ospedali nati dal nulla, banche, dighe mobili o meno. Come al solito chi paga, è sempre Pantalone, questa figura della commedia dell'arte che piace tanto al vernacoliere che governa questa regione.


Il più delle volte non è assolutamente possibile recuperarle o riciclarle come testimonia l’impossibilità di scaricare nel Rio Acquetta i reflui del depuratore consortile di Arzignano.

Fratta Gorzone, sbocco del xcanale ARICA

Per quanto riguarda il “problema fanghi” ribadiamo quanto espresso più volte: coerentemente con il precedente enunciato non mi incarterò sulla questione se sia meglio la discarica o l’inceneritore in quanto il problema non è dove e come eliminarli ma di cosa sono fatti.

Partire dalla coda è stata per anni la tattica usata dai produttori di fango e dai loro sostenitori, ma così non è possibile risolvere il problema. Sono solo stati capaci di realizzare nove mega discariche su un’area dall’equilibrio idrogeologico delicatissimo in quanto ricarica di falda.

Bisogna, invece, partire dalla testa, dalle tecnologie e dalle sostanze usate per garantire prodotti e rifiuti eco sostenibili e riciclabili senza danno per la popolazione e per la natura.

 L’interlocutore inutilmente mi sfida a spiegare quali siano queste sostanze e questa tecnologia eco sostenibile poiché questo non è affar mio ma di chi produce pelli e rifiuti.

 Mi auguro che una concia che rispetti la vita e l’ambiente sia possibile ma nel caso non lo fosse è chiaro che si rinuncia poiché ci sono in ballo valori un tantino più elevati del cuoio.  

Il problema è ancor più evidente quando di mezzo c’è la vita degli operai. 

Recenti reperti epidemiologici, ci narrano quanto sia avvenuto a chi andava a guadagnarsi il pane e invece ha perduto la vita.




Le malattie e la morte sul lavoro sono un sottoprodotto della cultura industrialista, quella che mette al primo posto il profitto. E’ questa cultura che produce i casi Marlane, Tissen e così via.

Mai più un uomo dovrà scegliere tra la malattia e il lavoro e mai più dovranno essere autorizzate aziende che portano morte e distruzione.

Don Albino Bizotto. Epifania della terra
 Sono questi i valori che come CiLLSA abbiamo sempre sostenuto e continuiamo a sostenere contro chi ci ricatta contrapponendo discariche a inceneritori.

Le malattie degenerative, le patologie endocrine, gli infarti, gli ictus e i tumori sono in costante aumento in questa meravigliosa società dove si dichiara di volere bonificare un territorio senza chiudere la causa dell’inquinamento.

Nostro compito è quello di contrastare questo male che avanza, in nome di valori che non fanno parte del bagaglio di menzogne e ipocrisie su cui galleggia in maniera infame il potere politico e finanziario di questa regione.  

Giovanni Fazio


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