Praia a Mare |
Premetto che intervengo in
questo dibattito su inceneritori e discariche soltanto perché un interlocutore di Antonella ha tirato in
ballo l’associazione CiLLSA, a sproposito.
La querelle nasce da un articolo
trionfalistico del Giornale di Vicenza con cui l’AD di Acque del Chiampo
dichiarava che cinque aziende avevano risposto al bando per la costruzione di
un inceneritore per bruciare altrove, almeno si spera, i fanghi delle concerie.
Sono un medico e, come tale, sono tenuto a
conoscere le malattie prodotte da metalli pesanti, perfluorati e quant’altro si
reperisce negli scarichi fognari della zona industriale o nell’atmosfera
sovrastante.
Non sono un tuttologo come chi ci ha tirato in
ballo e quindi non dò ricette a nessuno su questioni che non conosco.
Sono un cittadino e ritengo
che ognuno di noi abbia gli stessi diritti e doveri relativamente all’uso dei
beni comuni tra i quali primeggiano l’acqua, l’aria e il suolo.
Le affermazioni che mandano
in bestia, francamente non so perché, l’interlocutore sono quelle per cui chi
intraprende qualsiasi attività è libero come tutti, di usare aria, suolo e
acqua ma ha il dovere di restituirle
alla comunità e ai posteri nelle stesse condizioni in cui le ha ricevute.
Aggiungo che un
imprenditore non può pretendere che la comunità si faccia carico di risolvere a
spese proprie i problemi da lui creati usando determinate sostanze nocive,
rilasciate poi nell’aria e nell’acqua.
Ma in realtà è proprio quello che accade da noi nel civilissimo Veneto, con le sue autostrade, superstrade, ospedali nati dal nulla, banche, dighe mobili o meno. Come al solito chi paga, è sempre Pantalone, questa figura della commedia dell'arte che piace tanto al vernacoliere che governa questa regione.
Il più delle volte non è assolutamente possibile recuperarle o riciclarle come testimonia l’impossibilità di scaricare nel Rio Acquetta i reflui del depuratore consortile di Arzignano.
Fratta Gorzone, sbocco del xcanale ARICA |
Per quanto riguarda il “problema
fanghi” ribadiamo quanto espresso più volte: coerentemente con il precedente
enunciato non mi incarterò sulla questione se sia meglio la discarica o l’inceneritore
in quanto il problema non è dove e come eliminarli ma di cosa sono fatti.
Partire dalla coda è stata
per anni la tattica usata dai produttori di fango e dai loro sostenitori, ma
così non è possibile risolvere il problema. Sono solo stati capaci di
realizzare nove mega discariche su un’area dall’equilibrio idrogeologico
delicatissimo in quanto ricarica di falda.
Bisogna, invece, partire dalla
testa, dalle tecnologie e dalle sostanze usate per garantire prodotti e rifiuti
eco sostenibili e riciclabili senza danno per la popolazione e per la natura.
L’interlocutore inutilmente mi sfida a
spiegare quali siano queste sostanze e questa tecnologia eco sostenibile poiché
questo non è affar mio ma di chi produce pelli e rifiuti.
Mi auguro che una concia che rispetti la vita e l’ambiente sia possibile ma nel caso non lo fosse è chiaro che si rinuncia poiché ci sono in ballo valori un tantino più elevati del cuoio.
Mi auguro che una concia che rispetti la vita e l’ambiente sia possibile ma nel caso non lo fosse è chiaro che si rinuncia poiché ci sono in ballo valori un tantino più elevati del cuoio.
Il problema è ancor più
evidente quando di mezzo c’è la vita degli operai.
Recenti reperti epidemiologici, ci narrano quanto sia avvenuto a chi andava a guadagnarsi il pane e invece ha perduto la vita.
Recenti reperti epidemiologici, ci narrano quanto sia avvenuto a chi andava a guadagnarsi il pane e invece ha perduto la vita.
Le malattie e la morte sul
lavoro sono un sottoprodotto della cultura industrialista, quella che mette al
primo posto il profitto. E’ questa cultura che produce i casi Marlane, Tissen e
così via.
Mai più un uomo dovrà scegliere tra la malattia e il lavoro e mai più dovranno essere autorizzate aziende che portano morte e distruzione.
Don Albino Bizotto. Epifania della terra |
Le malattie degenerative,
le patologie endocrine, gli infarti, gli ictus e i tumori sono in costante
aumento in questa meravigliosa società dove si dichiara di volere bonificare un
territorio senza chiudere la causa dell’inquinamento.
Nostro compito è quello di
contrastare questo male che avanza, in nome di valori che non fanno parte del
bagaglio di menzogne e ipocrisie su cui galleggia in maniera infame il potere
politico e finanziario di questa regione.
Giovanni Fazio
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