23 ottobre 2017 incontro di CiLLSA con i cittadini di Arzignano |
La Trasparenza al primo posto per un risanamento non solo ecologico ma anche morale del Veneto.
CiLLSA condivide tutti i
punti del documento di “ACQUA LIBERA DAI PFAS”, sia per quanto riguarda i punti ancora inevasi dalla Regione:
“1. l’allacciamento
a fonti pulite degli acquedotti
2. le richieste di avere un quadro completo sulle possibili contaminazioni delle matrici alimentari
3. nessuna indicazione sull’uso delle acque irrigue contaminate in agricoltura
4. l’accertamento sulle eventuali responsabilità degli enti preposti alla prevenzione e al controllo
5. Il mancato blocco delle emissioni inquinanti
6. nessun progetto sulla bonifica dei siti inquinati.”
Sia
per quanto riguarda i punti
programmatici:
“1.Acqua esente totamente da PFAS e non con meno PFAS
2.L’estensione dello screening sanitario a tutte le fasce di età e a tutta la popolazione coinvolta
3.La bonifica del bacino del Fratta-Gorzone con l’immediato blocco degli scarichi inquinanti che ancora oggi arrivano dal collettore ARICA
4. L’attuazione del principio “ CHI INQUINA PAGA” perché finalmente siano gli inquinatori a pagare e non i cittadini inquinati.
Riteniamo che se la Regione Veneto vuole essere veramente all’avanguardia nella lotta agli inquinanti emergenti debba produrre una legge nella quale si affronti non solo la situazione emergenziale bensì il futuro, partendo dal PRINCIPIO DI PRECAUZIONE E DI TUTELA DEL TERRITORIO.
Inoltre, in considerazione dei drammatici valori riscontrati nel sangue degli adolescenti, chiediamo
ZERO PFAS NELL’ACQUA, ZERO PFAS NELL’ARIA, ZERO
PFAS NEGLI ALIMENTI E ZERO PFAS NEI PRODOTTI DI LARGO CONSUMO.
Obbiettivi perseguiti dal “Coordinamento Acqua Libera dai Pfas“ sin dalla scoperta dell’inquinamento nel 2013.”
CiLLSA non condivide la richiesta di un regime commissariale per la gestione dell'inquinamento da PFAS.
Dopo quanto è emerso di sporco e di criminale effettuato nelle
stanze segrete del potere regionale dal MOSE agli ospedali in project financing,
alla Valdastico Sud, alla Pedemontana ecc. CiLLSA ritiene che al primo posto per un risanamento non solo ecologico ma
anche morale del Veneto ci sia la TRASPARENZA.
Ci dispiace che Legambiente abbia imboccato la strada del commissariamento.
Nel caso specifico dell'inquinamento da PFAS riteniamo che proprio la
Regione Veneto si sia macchiata fino ad oggi di inaccettabili inadempienze, ( come del resto
conferma il documento di Acqua libera da PFAS) tra le quali, non ultima, quella
di non avere allertato i dipartimenti di prevenzione
delle ULSS sui reperti drammatici della contaminazione delle matrici alimentari.
Non si tratta di inezie; uova come quelle repertate in una azienda di Cologna Veneta con 22.100 ng/kg di PFOS rappresentano, da sole, una fonte di contaminazione quasi 1000 volte superiore a quella tollerata nelle acque potabili.
I dipartimenti di
prevenzione, interrogati in merito dalla nostra associazione, non hanno
dato finora alcuna risposta.
Il disastro ambientale non
è una emergenza ma una manifesta violazione
di ogni principio di precauzione e una scandalosa “distrazione permanente” che
si protrae da più di 40 anni da parte di chi avrebbe dovuto vigilare e
proteggere i cittadini.
L'applicazione
dei filtri, come misura transitoria non abbisogna di commissari ad hoc, come
dimostra l'azione dei gestori che, fino ad oggi, hanno realizzato tali opere in
regime di normale amministrazione.
Chi ha da intendere
intenda.
NB: Per quanto riguarda ARZIGNANO, i cittadini sono esclusi da ogni misura di controllo e prevenzione (come quelle riservate ai cittadini residenti nella “zona rossa”) non hanno diritto alle analisi gratuite, né ai controlli sanitari.
Ma l’acqua anche ad
Arzignano è contaminata da PFOA (vedi ultima bolletta di Acque del Chiampo,
dove per altro, la pubblicazione dei parametri delle sostanze inquinanti si
ferma scandalosamente ai dati del 5 giugno 2017).
Chiediamo
che le misure approvate per i cittadini di Lonigo siano estese anche ai
cittadini della “zona arancione” e, in particolare a quelli di Montecchio e Montorso.
Chiediamo che non si
spendano inutilmente 2 milioni e mezzo di Euro, come chiedono Pellizzari e Gentilin, per grandi opere destinate
a distribuire l’acqua dei pozzi di Canove
(notoriamente inquinata da PFAS e sempre a rischio di ulteriore contaminazione,
considerata l’estrema vicinanza dei pozzi con Miteni).
Con
una spesa molto inferiore e sopportabile dall’utenza, si può subito allacciare la derivazione dell’acquedotto che viene da
Recoaro, già realizzato, all’acquedotto
che serve Arzignano, Montecchio e Montorso.
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