La contaminazione avanza. La Regione tace o si autoelogia.
La contaminazione
avanza. La Regione tace o si autoelogia.
Riportiamo l’incipit
del comunicato della dottoressa Francesca Russo cui dedichiamo questo post
sulla PREVENZIONE NELLA NOSTRA REGIONE
Comunicato n° 1457
(AVN) – Venezia, 20 agosto 2025
"In merito alle dichiarazioni diffuse oggi, è necessario
ribadire con fermezza che la Regione del Veneto non solo ha preso in carico fin
da subito l’emergenza PFAS, ma è stata la prima in Italia a segnalare alle
autorità competenti la problematica, introducendo immediatamente misure di
tutela e avviando un percorso scientifico e sanitario di ampio respiro. È bene
chiarire che fin dall’inizio la Regione ha affrontato la questione come un tema
di salute pubblica, di rigore scientifico e di responsabilità istituzionale,
evitando scorciatoie e investendo risorse ingenti per garantire protezione,
prevenzione e conoscenza. Non è accettabile ridurre questa vicenda a uno
scontro politico o a uno slogan: parliamo della salute delle persone e di
un’emergenza ambientale che richiede la massima serietà e il pieno rispetto
delle istituzioni e della scienza”.
Francesca Russo direttore Prevenzione, sicurezza alimentare,
veterinaria Regione Veneto
Nel Veneto subiamo gli
effetti di una politica sanitaria che ignora la gravità della contaminazione
da PFAS e TFA, che se ne infischia dei perfluorati presenti nei fanghi di
conceria e pretenderebbe di bruciarli negli inceneritori.
Il caos che regna a Venezia
è totale. Non esiste un albo regionale delle industrie insalubri di
primo e secondo grado. Non abbiamo un report regionale sulle migliaia
di pozzi privati insistenti sulla “ZONA ROSSA” e in tutto il Veneto.
Malgrado ciò la Regione asserisce che tutti i pozzi sono censiti e sotto controllo. Non esiste una pianificazione regionale che definisca in quali territori si possa o no costruire una industria insalubre.
Per più di
cinquant’anni Miteni ha inquinato una delle più grandi falde idriche
d’Italia proprio perché era stata realizzata su un territorio fragile che
insisteva nell’area della ricarica delle falde ( Chi ha dato i permessi?).
Non esiste un piano per la bonifica
dei territori inquinati.
Non esiste un piano per aiutare gli agricoltori che hanno avuto i
campi e la vita rovinati.
Non esiste un piano per creare una filiera alimentare priva di PFAS.
In merito alla
contaminazione da PFAS, che ha inquinato le falde acquifere, le rogge e i
pozzi i terreni e le colture, la Coldiretti non ha ritenuto opportuno
costituirsi parte civile nel processo Miteni (ci spieghi il perché). Ciò
esclude gli agricoltori che hanno subito il danno dal risarcimento che la sentenza Miteni ha attribuito ad altre classi di persone colpite dalla
multinazionale.
I Pfas continuano ad avanzare nelle falde acquifere
profonde anche grazie ai cementi rapidi usati nella costruzione della
Pedemontana. Gli stessi cementi vengono utilizzati nella realizzazione del TAV a Montecchio, Brendola e Vicenza.
Le grandi opere
avanzano senza il consenso dei cittadini e, quando serve , con la brutalità delle cariche della
polizia.
Per quale motivo, di fronte
alle evidenze, tali lavori non vengono sospesi? I sindaci sanno di essere i
primi responsabili della salute dei loro cittadini?
Non sono solo le industrie
e le cosiddette grandi opere a devastare acque
e territorio.
Tutte le falde
acquifere del Veneto sono a rischio di contaminazione PFAS e molte sono già fortemente inquinate (ISPRA) anche grazie al demenziale,
quotidiano spargimento di pesticidi a base di perfluorati che, oltre
a percolare dai campi nel sottosuolo, contaminano i prodotti agricoli di
tutto il Veneto e trasmettono tale contaminazione a tutti coloro che li
mangiano.
Questo vale anche per le
gravide che, se non fanno parte del monitoraggio regionale effettuato solo
nella zona rossa, non hanno diritto agli esami del sangue necessari
a controllare la presenza o meno di
PFAS, fondamentali per la prevenzione dei nascituri.
Solo qui nel Veneto, la regione più contaminata d’Europa, è negato ai
medici il diritto-dovere di prescrivere tali esami ai soggetti a rischio.
Ciò significa non permettere alla gente di conoscere da dove viene il male che
rode dentro! Una norma regionale incredibile! Vietare la prevenzione
dai PFAS, sembra essere ciò che
più interessa alla sanità veneta.
Ci chiediamo: “I cittadini
sono informati?” cosa ne pensano?”
Ci chiediamo: “ Nel resto
d’Italia e all’estero sanno cosa sta avvenendo nella nostra regione?”
“Su cosa si costruisce il
consenso politico nel Veneto?”
“La magistratura, che ha
avuto tanta giusta solerzia nel condannare lo stato maggiore della Miteni, è informata di ciò?”
SI PUO’ NEGARE AD UNA
MADRE, CHE SI AMMALA PER I PFAS, DI CHIEDERE GLI ESAMI PR LA PROPRIA CREATURA?
Eppure lo fanno!
Non vengono controllati con il suddetto
esame nemmeno gli operai che lavorano nei depuratori e nelle
industrie insalubri dove abbondano i PFAS (I morti della Miteni
evidentemente non sono bastati).
Dalle aziende e dai
depuratori continua permanentemente l’emissione nell’ambiente di reflui e
fanghi contaminati da PFAS “Ciò avviene
entro i limiti prescritti dalla Regione” Ma in Regione sanno che per le
sostanze POP, cioè persistenti bioaccumulabili e indistruttibili quali
sono i PFAS, non esistono limiti o soglie e di sicurezza? Lo capisce perfino un bambino! Anche se ne bevi un solo nanogrammo te lo porti dentro per tutta la vita.
Non osiamo mettere in
dubbio l’intelligenza di chi ci amministra. Ma allora, perché non si emette
alcun divieto agli scarichi nell’ambiente né è previsto un trattamento
differenziato per i rifiuti contaminanti? La raccolta differenziata riguarda
solo noi cittadini?
Sono milioni le bottiglie
di prosecco contaminate, con
valori altissimi di TFA. Lo rivela la recente indagine “Message from
the Bottle” di Pesticide Action Network (PAN) Europe, che ha
portato alla luce l’aumento ‘drammatico’, nei vini imbottigliati, dei livelli
di acido trifluoroacetico, una piccola molecola derivata dalla
degradazione di sostanze chimiche florurate (come PFAS e gas fluorurati), persistente a lungo nell’ambiente e negli organismi
biologici, sospettata di essere tossica per la riproduzione.
Ma a Venezia non si
muove foglia. Si preoccupano solo dei dazi di TRUMP, non del fatto che nel
prosecco è stata trovata una quantità di TFA decine di volte superiore ai
limiti fissati dall’Europa per l’acqua potabile.
Avete avvertito la
gente?
Silenzio assoluto su
questo argomento! Nessuna smentita dei dati summenzionati. Il problema, semplicemente non esiste,
come tutti i problemi elencati fin qui.
Potremmo continuare per ore a parlare del modo in cui nel Veneto si
governa una emergenza non più sostenibile. Lo faremo al convegno ecologista del
13 settembre prossimo ad Arzignano
e subito dopo all’assemblea generale di tutte le associazioni e comitati
aderenti alla RETE ZERO PFAS DEL VENETO.
Nascondere la polvere sotto il tappeto è molto pericoloso per chi
lo fa.
Negare una delle più grandi
catastrofi chimiche che colpisce la nostra regione non serve a preservare
dalla contaminazione milioni di cittadini, inconsapevoli delle dimensioni
enormi di quanto sta avvenendo.
Il danno, quando ce l’hai dentro, te lo porti dietro per tutta la
vita.
È ora che qualcuno si prenda carico della salute delle persone!
Ormai le chiacchiere e le minimizzazioni stanno a zero. IL RE È NUDO.
Giovanni Fazio
Per una documentazione completa leggi il post di ALBERTO PERUFFO su
Facebook
NEL SEGUENTE LNK LE DOMANDE CHE ABBIAMO POSTO NEL 2022 ALLA DOTTORESSA FRANCESCA RUSSO, ALLE QUALI ELLA NON HA MAI RISPOSTO. LE RIPROPONIAMO PERCHE' TUTTI POSSANO PRENDERNE ATTO.
https://cillsa1.blogspot.com/2022/03/giovedi-prossimo-la-dottoressa-russo.html