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lunedì 12 settembre 2016

MORIA DELLE API NEL VENETO ( ARCHIVIO 13 AGOSTO 2016)

12 agosto 2016 

Pubblicato sul Bollettino ufficiale della Regione Veneto del 12 agosto il bando che mette a disposizione degli apicoltori veneti 300 mila euro per migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dell'apicoltura.

L'apicoltura in Veneto conta circa 62 mila alveari che producono annualmente oltre 1.500 tonnellate di miele.

Ne dà notizia l'assessore all'agricoltura Giuseppe Pan che ha promosso e incentivato l'iniziativa regionale.

INDIVIDUI PIU' COLPITI 

"Da tempo - spiega l'assessore - stiamo cercando soluzioni che permettano di dare un aiuto agli apicoltori veneti, anche attraverso le forme associate del settore. Il comparto sa proporre al mercato prodotti di alta qualità, come il miele di acacia, di millefiori e di castagno, ma vive quest'anno una contrazione significativa della produzione, a causa dell'andamento meteorologico e del consistente impiego di pesticidi in agricoltura.

 Pertanto abbiamo colto al volo l'opportunità offerta dal nuovo Regolamento (UE) in merito alle organizzazioni comuni dei mercati dei prodotti agricoli, predisponendo un programma triennale regionale per il settore apicoltura, di cui ora è stata approvata l'annualità 2016/2017".

La Consulta regionale per l'apicoltura, composta dai rappresentanti delle maggiori associazioni apistiche venete, ha approvato all'unanimità le azioni finanziabili. 

Tali azioni riguardano: l'assistenza tecnica agli apicoltori, la lotta contro gli aggressori e le malattie dell'alveare (in particolare la varroatosi), le misure di sostegno ai laboratori di analisi dei prodotti dell'apicoltura al fine di aiutare gli apicoltori a commercializzare e valorizzare i loro prodotti, le misure di sostegno del ripopolamento del patrimonio apicolo, la collaborazione con gli organismi specializzati nella realizzazione dei programmi di ricerca applicata nei settori dell'apicoltura e dei prodotti dell'apicoltura e il miglioramento della qualità dei prodotti.

 Le misure sono rivolte alle associazioni del settore apicolo, al Centro regionale per l'apicoltura (Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie), agli enti e istituti di ricerca pubblici che operano sul territorio regionale.

Le domande di contributo potranno essere presentate all'Agenzia Veneta per i Pagamenti in Agricoltura per i successivi 45 giorni dalla pubblicazione della deliberazione nel Bollettino Ufficiale della Regione del Veneto.

APPREZZIAMO L'INTERESSAMENTO DELLA REGIONE  MA E’ CHIARO CHE FINCHE' NON SI INTERVIENE SULLA CAUSA VERA DELLA MORIA DI MILIONI DI API GLI AIUTI AGLI APICOLTORI SONO ACQUA FRESCA.


L’uso ormai massivo di diserbanti, fitofarmaci e pesticidi sta distruggendo i terreni fertili del Veneto.

Ricordiamoci che l’humus non è sabbia ma una massa organica dove batteri e
microrganismi consentono alla vita di esistere.

I prodotti chimici, oltre a provocare la morte delle api distruggono tutti i microrganismi presenti nella terra inaridendola e riducendola a puro minerale inerte.

Ricordiamo che le api non servono solo a produrre il miele ma assolvono a quella funzione fondamentale della natura che è l’impollinazione. Senza impollinazione non ci sono frutti.

L’agricoltura industriale serve solo ad arricchire le multinazionali ma distrugge la terra e la vita.

 Anche i prodotti di questo tipo di agricoltura sono compromessi, infatti i veleni irrorati a profusione su terreni e piante finiscono nella frutta e nel vino

Ormai la presenza di insetticidi e pesticidi nella maggior parte di vini non biologici è clamorosamente conclamata. Lo stesso vale per frutta e ortaggi.

Ognuno di noi può fare qualcosa contro tutto ciò: Iniziamo la nostra campagna contro l’uso della chimica in agricoltura RIFIUTANDO I CIBI SPAZZATURA nutriamoci con prodotti biologici, peraltro sempre più presenti anche nei supermercati tradizionali, per preservare noi e i nostri familiari dalle più gravi patologie del nostro tempo. 


Giovanni Fazio



SALVIAMO I NOSTRI BAMBINI



ARCHIVIO 14 09 2016 UNA NOVITA’ ESPLOSIVA SULLA PEDEMONTANA VENETA. Pubblicata in sordina sul Giornale di Vicenza del 12 Agosto.

Riporto il testo integrale del trafiletto
“……. Resta aperto anche il fronte della superstrada Pedemontana veneta.
Con una novità lanciata dal deputato Roger De Menech (Pd) dopo un incontro con lo stesso Delrio.
 De Menech spara a zero infatti sulle “gestioni commissariali”. «Il ministro Delrio e tutti noi siamo perché l’opera sia completata», premette. «La Regione è sempre brava a chiamare in causa responsabilità altrui, ma mentre adesso va a chiedere aiuto al Governo c’è un ragionamento da fare sui “project financing alla veneta” dell’era Galan-Zaia e sulla dichiarazione di stati di emergenza con nomina di commissari.

 Non mi pare proprio abbiano velocizzato le cose, visto che siamo solo a un terzo dell’opera dopo una vicenda durata molti anni, né risolto i problemi.




Dobbiamo rientrare nella gestione ordinaria per la realizzazione delle infrastrutture, cosa che il Governo sta già facendo in altri casi e con risultati positivi».

De Menech parla da politico Pd e non da rappresentante del Governo, ma
Delrio
il messaggio è chiaro ed è ben difficile che sia in conflitto con i pensieri di Delrio. E la traduzione è concretissima:
 il 31 dicembre scadrà il mandato del commissario Silvano Vernizzi per la Pedemontana Veneta e spetterebbe al Governo prorogarlo con i relativi poteri. A questo punto non è affatto scontato che Roma lo farà.
In questo caso la convenzione con il privato della Sis è chiara: se cessa “lo stato emergenziale”, sarà la Regione Veneto a subentrare direttamente al commissario-concedente. In gestione, appunto, “ordinaria”. Ma con molte grane da risolvere.•”

Roger De Menech
Sembra che la bella addormentata si sia svegliata dopo un lunghissimo letargo: sia Roger De Menech che Delrio si accorgono che l’emergenza e quindi il commissariamento dell’opera sono solo un espediente per bypassare le procedure normali per concessioni e appalti.

Addirittura si sono accorti che “c’è un ragionamento da fare sul Project financing alla veneta” dell’era Galan-Zaia e sulla dichiarazione di stati di emergenza con nomina di commissari.”

In realtà, dopo avere ignorato “una vicenda durata molti anni” costoro si rendono conto che non è più possibile menare il can per l’aia per un semplicissimo motivo: la società che avrebbe dovuto realizzare l’opera a proprie spese non è in grado di sostenerla economicamente e si dà il caso che né la  J.P.Morgan né la Cassa Depositi e Prestiti siano disposti a prestare denaro a chi non è palesemente in grado di restituirlo con i dovuti interessi, per altro molto alti (si è parlato del 7-8%).

 “In questo caso la convenzione con il privato della Sis è chiara: se cessa “lo stato emergenziale”, sarà la Regione Veneto a subentrare direttamente al commissario-concedentein GESTIONE ORDINARIA, ma con molte grane da risolvere.”



Meglio tardi, anzi tardissimo, che mai.

La notizia, pubblicata all’interno di un articolo in cui si parlava d’altro, è una bomba da prima pagina; tuttavia il Giornale di Vicenza non poteva pubblicarla col rilievo dovuto perché avrebbe sconfessato la linea fin qui tenuta da parte del foglio locale della Confindustria vicentina, di illustri politici e di grandi imprenditori locali.

Finalmente, dopo circa dieci anni di lotta del comitato dei cittadini Co.Ve.Pa, che aveva da subito visto quello che De Menech scopre oggi, si toglierebbe di mezzo il commissario e il project financing: era quello che , inascoltato, il Co.Ve.Pa chiedeva da anni.

Ora non resta che raccogliere i cocci del disastro colposo di cui i primi responsabili sono Galan e Zaia, sottolineando però che responsabilità di quanto accaduto è anche di coloro, come De Menech, Delrio e  molti altri personaggi del consorzio dei politici regionali e nazionali che, in tutti questi anni, non si sono mai curati di ascoltare le ragioni dei cittadini del Veneto, di quanti vedevano le proprie case abbattute  senza essere rimborsati, di quanti hanno perduto i propri campi e le proprie aziende, di quanti denunciavano l’assurdità di una emergenza fittizia e di un’opera devastante che avrebbe dovuto essere completamente ridisegnata, rispettando il territorio del Veneto scempiato dai comitati d’affari.


 Appena due giorni fa abbiamo pubblicato la lettera del comitato e le richieste di buon senso che vengono dai semplici cittadini. Riportiamo qui il link del post per chi non lo avesse letto

Ecco le richieste
1. Stop ai cantieri per avviare un tavolo trasparente e partecipato sul sistema di finanziamento, degli interessi e del rischio, per riprogettare una SPV dove serve e come serve;
2. Revisione del sistema dei flussi di traffico, dei pedaggi e riduzione dei costi a partire dal blocco della galleria Malo-Castelgomberto e del primo lotto, risparmiando oltre 500mln€ con riduzione dell'esposizione finanziaria;
3. Allontanamento del gruppo di gestione di questo fallimento con tutti i vertici, i collaboratori, gli assistenti e i passacarte;
4. Basta con la farsa sugli espropri: vanno pagati prima di tutti quale garanzia di ogni eventuale ripresa dei lavori;
5. Applicazione del Codice degli Appalti con il via a un project-review della SPV con intervento della Corte Dei conti e di ANAC, rispetto la direttiva 2014/23/UE sul rischio operativo bancario a carico del concessionario.”

Abbiamo ripubblicato gli obiettivi posti dal Co.Ve.Pa. affinché anche certa stampa locale la smetta di ignorare chi in tutti questi anni ha veramente lottato in difesa dei cittadini.

Don Albino Bizotto celebra la messa davanti ai cantieri, chiedendo che i cittadini siano ascoltati


Non si tratta di violenti estremisti contestatori, di “quelli cui non va bene mai niente e dicono solo di no”. Fino ad ora i veri estremisti sono stati coloro che hanno sostenuto un assurdo Project Financing che ha succhiato centinaia di milioni di denaro pubblico (cioè nostro), che hanno approvato flussi di traffico esagerati (adesso pubblicamente dichiarati gonfiati) finalizzati alle richieste di un contributo regionale di decine di milioni alla società, nel caso l’obiettivo previsto non fosse stato raggiunto.

Ci auguriamo che la magistratura controlli la liceità o meno di questo modo di procedere da parte di privati e di rappresentanti dello stato e della regione e ci auguriamo, se non è chiedere troppo, che i cittadini vengano finalmente ascoltati, come è giusto che avvenga in un paese democratico.

Giovanni Fazio










ARCHIVIO 28 08 2016 VALDAGNO IL PUNTO NASCITE DI VALDAGNO NON SI CHIUDE



ARCHIVIO 28/082016

Apprendiamo con piacere che le popolazioni del valdagnese ce l’hanno fatta: Zaia è tornato sui suoi passi e, per il momento, il reparto di maternità di Valdagno non viene chiuso. Resta sempre la spada di Damocle del 2017, anno nel quale la questione sarà di nuovo presa in esame.

Esprimiamo la nostra solidarietà alle migliaia di persone che, senza un motivo apprezzabile, si vedevano private di un Punto nascite a Valdagno, reparto da sempre esistito nel San Lorenzo, ben funzionante e mai messo in discussione.

la presenza del punto nascite di Valdagno rientra nei parametri previsti sia dal Piano Sanitario Regionale e dalla normativa nazionale che prevedono la chiusura delle maternità con meno di mille nascite all’anno, escludendo però le zone montane che servono territori particolarmente disagiati dal punto di vista topografico.

 La nuova minaccia di trasferimento del reparto, come tutti sanno, nasce solo dalla necessità di dar posto ad ortopedia di Montecchio Maggiore.

E’ evidente che si tratta di una sempre più pasticciata organizzazione ospedaliera determinata dalla discutibile iniziativa di costruire un nuovo ospedale a Montecchio Maggiore come se già l’Ovest Vicentino non ne avesse due di ospedali, senza contare quello di Lonigo.

Chiudere due ospedali efficienti e perfettamente funzionanti come quello di Valdagno e di Arzignano, per costruirne uno nuovo a Montecchio è uno spreco  di risorse pubbliche ingiustificato. Gli ospedali infatti non sono dei semplici edifici; sono strutture complesse ricche di attrezzature, sale operatorie, macchinari diagnostici e molto altro.

 La CiLLSA (Cittadini per il Lavoro, la Legalità, la Salute e l’Ambiente) ha sempre criticato questa operazione che si configura come un disagio incolmabile per le popolazioni del Valdagnese e enorme sperpero di risorse e di denaro pubblico, soprattutto in un momento in cui l’economia italiana arretra sotto i colpi di una politica di mercato che non tiene conto dei bisogni dei cittadini.

Quest’anno sono stati sottratti 2.800 miliardi dal budget della sanità. Questo continuo definanziamento sta determinando la lenta morte del Servizio Sanitario Nazionale aprendo spazi sempre più remunerativi alla sanità privata e al libero mercato della salute

Presisdente dell'Ordine dei Medici di Vicenza
 Michele Valente
Buttare via decine di milioni per erigere nuovi muri quando si negano esami, terapie e assistenza ai malati, ci sembra francamente stupido, se non addirittura immorale.  Non siamo noi che lo affermiamo ma il presidente dell’Ordine dei medici di Vicenza Michele Valente, in un recente articolo sul Giornale di Vicenza:

 “Mancano Medici e Infermieri
…. l’aggiornamento dei LEA, che risalivano al 2001, comporta una spesa stimata di circa 3 miliardi ma il Ministero pensa che i 2 miliardi e 200 milioni mancanti saranno compensati attraverso gare d’acquisto collettive, continuando a perseguire gli obiettivi di appropriatezza e con l’estensione dei ticket. ….. il problema al quale tutti – Governo e Regioni – girano attorno senza mai affrontarlo è quello della carenza di personale.

Con il dovuto rispetto (!?!) per manager e tecnocrati, la Sanità rimane sulle spalle dei Medici e del personale ospedaliero, spalle sempre più oberate e stanche.

Mancano Medici; il 40 per cento di quelli attualmente in corsia ha 60 anni e, secondo i dati della Federazione nazionale dei collegi degli infermieri, l’organico nazionale è carente di 47.000 unità.

Per tamponare l’emergenza creata anche dai nuovi orari di lavoro, imposti (giustamente) dall’Unione Europea, si era parlato di assumere 3000 medici, ma se ne sono visti ben pochi.

La spiegazione l’ha data il presidente della Commissione Sanità del Senato, Emilia Grazia De Biasi: “ C’è una evidente responsabilità delle Regioni alle quali spettava la determinazione dei fabbisogni di personale sulla base dei quali indire i concorsi. A questo punto penso che spetti al Governo chiedere un’accelerazione immediata per chiudere la partita. Non ci sono più scusanti”.


Nella nostra regione, invece di assumere personale si chiudono ospedali per costruirne di nuovi. Una politica scellerata che spesso ha anteposto i comitati d’affari alle esigenze della parte più debole della popolazione, come scrive Renzo Mazzaro nel suo ottimo libro “I padroni del Veneto”.
In un momento in cui la sofferenza e il disagio dei cittadini crescono, suonano come una forte provocazione le dichiarazioni del sindaco di Arzignano Giorgio Gentilin, pubblicate sul Giornale di Vicenza del 18 agosto.

” «L'odg firmato il 6 giugno da15 sindaci resta tale». Il sindaco di Arzignano Giorgio Gentilin, a nome anche della collega Milena Cecchetto di Montecchio, non fa alcun passo indietro:
 «La nostra è una visione proiettata verso il futuro. Difendere fortini sbrindellati non serve.
 Unificare ad Arzignano i punti nascita collegando l'attività materno-infantile con il Centro-Donna di Montecchio per dare sicurezza a partorienti a bambini significa offrire una garanzia che a Valdagno non esiste. 
Nella prospettiva che quando ci sarà l'ospedale di Montecchio questi reparti confluiranno nel nuovo polo, con le riconversioni di Arzignano e di Valdagno. Sperando che la Lorenzin decida sull'applicabilità del suo decreto».

2014 manifestazione contro la chiusura del Cazzavillan



Il dott. Gentilin, bontà sua, le chiama riconversioni di Arzignano e Valdagno” un modo “dolce” per definire la morte di due ospedali. Francamente un tale accanimento non trova giustificazioni, la spaccatura del fronte dei sindaci che dovrebbe difendere il patrimonio sanitario esistente è in gran parte opera sua: dove ci porta?

Lo stesso direttore sanitario di Arzignano ammette che l’ospedale di Montecchio sarà un ospedale “Spoke” e i direttori generali che si sono susseguiti ad Arzignano in questi anni hanno costantemente dichiarato, mettendo le mani avanti, che il nuovo ospedale avrà meno reparti e meno strutture di quello di Arzignano.

 Contrariamente a quanto afferma Gentilin, la chiusura del punto nascite di Valdagno, che non può essere definito un “fortino sbrindellato“ senza offendere quanti da anni ci lavorano, non la si fa, come tutti sanno, “ per dare sicurezza ai bambini” ma per dar spazio a ortopedia.

Il Piano Sanitario Regionale, prevede che Lo sviluppo di reti cliniche (es. per l'emergenza neonatale, le grandi ustioni, i trapianti, i tumori rari, infarto, centri di radioterapia) comporta la revisione della rete ospedaliera sulla base quantitativa e qualitativa rispetto alle singole funzioni assistenziali, a garanzia degli standard minimi prestazionali per operatore e per la sicurezza dei pazienti. Richiede, inoltre, che tutti gli Ospedali siano collegati funzionalmente, anche comportando il collocamento di alcune specialità chirurgiche e/o di procedure diagnostiche ed interventistiche in sole specifiche realtà.”

In soldoni, nessun “polo” a Montecchio ma una rete che farà capo all’ospedale di Vicenza.

Prima di fare dichiarazioni mirabolanti è meglio andarsi a rileggere il Piano Sanitario Regionale. E quando si parla di fantomatiche “cittadelle della salute” sarebbe opportuno che si esplicitasse in cosa consistono: forse che tutti i medici di famiglia saranno spostati sulla collina? Sarà un vantaggio per tutti i cittadini di Arzignano, compresi naturalmente, i vecchi e gli invalidi ?

Oppure si pensa che nello stesso locale andrebbe spostato il distretto che attualmente si trova in una posizione centrale, accanto alla stazione delle corriere, inserito nel corpo del centro direzionale della città? (farmacie, banche, negozi, comune, poste ecc.) Grandi idee per il futuro della nostra comunità e della sanità pubblica.

Non abbiamo bisogno di proclami né tanto meno di conflitti campanilistici. Ci basta solo il BUON SENSO, affermato in maniera argomentata e pacata, al di fuori dalle ideologie e dagli interessi dei partiti o delle parti politiche. 
E’ bene che tutti gli attori di questa storia si svestano delle armature e ragionino insieme nell’interesse REALE dei cittadini, DI TUTTI i cittadini, ma principalmente di quelli più svantaggiati e bisognosi di cure e di attenzione.

Dedico con affetto questo post ad una persona cara, da poco scomparsa, uno dei tanti cittadini che hanno firmato la petizione contro la chiusura del Cazzavillan, Umberto Ziggiotti. Ogni volta che ci incontravamo mi interrogava sul futuro del nostro ospedale, che tanto amava e apprezzava.
 Lo dedico a lui e a quanti negli anni hanno contribuito fattivamente al suo potenziamento con donazioni di macchinari importanti, a quegli amministratori che lo hanno promosso e difeso, a Uberto Repele che ne fu attivo animatore e a tutti i cittadini che hanno sottoscritto petizioni e iniziative della CiLLSA in difesa del Cazzavillan e della sanità pubblica.

Giovanni Fazio



IL PARERE DI CRISTINA GUARDA, CONSIGLIERE REGIONALE.

GUARDA IL FILMATO











venerdì 9 settembre 2016

DARESTE AL VOSTRO BAMBINO UNA MELA COMPRATA AL SUPERMERCATO?

SE FATE LA STESSA DOMANDA
al vostro pediatra vi risponderà il più delle volte che sì, la mela è un alimento sanissimo, ricca di fibra, zuccheri e vitamine, l’ideale per il pasto di un bambino. Allo stesso modo vi risponderebbe sulla salubrità dello yogurt, dei biscotti per bambini, della pastina delle grandi marche, del pane e delle fette biscottate.

Purtroppo invece la risposta è “NO”
In gergo questa mole di alimenti che ci viene propinata attraverso la catena dei supermercati è contaminata da migliaia di sostanze chimiche che prendono il nome generico di PESTICIDI.

Si tratta di diserbanti, antibiotici, Insetticidi, veleni per distruggere acari o piante indesiderate o permettere ai semi OGM di germogliare senza essere rigettati dalla natura.


Un miscuglio di sostanze tossiche e cancerogene che vengono riversate sui campi, nei magazzini, all’interno delle stesse confezioni degli alimenti per garantirne la durata nel tempo.







La maggior parte degli alimenti per bambini, compreso il latte per il biberon contiene OLIO DI PALMA un grasso saturo dannoso per la salute ma molto comodo, per la sua malleabilità, per l’industria dolciaria. Se leggerete le etichette lo troverete dappertutto.



Questo è il motivo per cui le mamme più accorte cercano di dare ai propri bambini solo CIBI BIOLOGICI CERTIFICATI.

 Una volta si trovavano soltanto nei negozi specializzati ma adesso, vista la crescente richiesta da parte di cittadini accorti, cominciano a comparire anche sui banconi dei supermercati.
Ma di cosa sono accusati questi prodotti chimici che sono penetrati nei cibi che mangiamo quotidianamente?

Almeno 200 000 persone all’anno muoiono a causa della sottovalutazione dei rischi legati all’uso dei pesticidi

Le ricerche accademiche indipendenti hanno evidenziato l’esistenza di una correlazione tra contaminazione da pesticidi e sviluppo di patologie:

CANCRO, MALATTIE RESPIRATORIE, MALATTIE NEURODEGENERATIVE come Parkinson, Alzheimer, Sclerosi laterale amiotrofica (la SLA è una malattia neurodegenerativa che colpisce i motoneuroni cioè le fibre nervose che collegano il sistema nervoso ai tessuti muscolari e che comporta una paralisi progressiva).














Altre malattie correlate all’assunzione di cibi contaminati dalla chimica usata nell’agricoltura sono: 

AUTISMO, DEFICIT DI ATTENZIONE, IPERATTIVITA’, DIABETE, DISORDINI RIPRODUTTIVI, MALFORMAZIONI FETALI, DISFUNZIONI TROIDEE.

La ministra Lorenzin recentemente è stata oggetto di critiche per il modo in cui il governo voleva lanciare una campagna per contrastare il calo demografico in Italia.
Tra tutte le cause enunciate dal Governo nessuno ha mai parlato degli effetti sulla fertilità maschile provocati dall’uso dei pesticidi in agricoltura.

La ricerca scientifica, infatti, ritiene che la causa maggiore del costante aumento della DI INFERTILITA’ MASCHILE SIA DOVUTA ALL’USO DEI PESTICIDI.

Dagli anni ’40 agli anni ’90 dello scorso secolo si è avuta una DIMINUZIONE DRASTICA DEL 50% DI SPERMATOZOI NEI MASCHI AMERICANI
 (dati pubblicati dall’Università del Minnesota).

L’infertilità maschile cresce in America del 2% all’anno.
GLI AMERICANI SONO IL POPOLO CHE USA PIU’ PESTICIDI NEL MONDO E SONO DIVENTATI IL POPOLO MENO FERTILE DEL MONDO.
Ma questo i promotori del “Fertility day” non lo dicono: forse perché non lo sanno?

UNA RICERCA NEL VENETO DIMOSTRA CHE L’INFERTILITA’ E’ MAGGIORE DOVE C’E’ UN MAGGIORE USO DIPESTICIDI.








Sembra un bollettino di guerra ma è solo una informazione generica sui danni provocati al nostro corpo da quello che ormai viene indicato “CIBO SPAZZATURA”.

E’ dimostrato che attraverso il meccanismo della dell’“Interferenza endocrina” alcune di queste sostanze si sostituiscono nel nostro corpo agli ormoni prodotti dalle ghiandole endocrine, provocando enormi danni all’intero organismo, abbassamento delle difese immunitarie, modificazioni somatiche, come obesità e ipospadia (deformazioni del pene e dei genitali maschili nei neonati).


I pesticidi raggiungono il feto attraverso la placenta nelle donne gravide,
 determinando gravi danni nel feto in formazione tra cui anche deficit del sistema


nervoso dei nascituri.

Di tutto ciò la nostra Sanità non si occupa, se non a danno fatto.                                                    


 Paesi più accorti del nostro, per esempio la FRANCIA hanno cominciato a porre divieti sull’uso dei diserbanti che, nelle nostre colline ricche di vigneti, segnano di arancione le strisce di terra dei filari di vite.

Inoltre riconosce l’invalidità professionale per l’Alzheimer e altre patologie degenerative nervose per i lavoratori delle serre particolarmente colpiti da questo tipo di patologie contratte per l’uso dei pesticidi.


Il paese più attento di tutti su questo terreno è la DANIMARCA che già da tempo USA NELLE MENSE SCOLASTICHE ESCLUSIVAMENTE ALIMENTI BIOLOGICIE PROIBISCE L’USO DI PESTICIDI SUL TUTTO IL TERRITORIO NAZIONALE.




Vi chiederete: ma non esiste una autorità nazionale o europea che regola l’uso o l’abuso di queste sostanze?




Il commercio dei pesticidi in Europa è disciplinato dal regolamento (CE) n. 1107/2009, mentre tutte le questioni riconducibili ai Limiti Massimi Residui (LMRnei prodotti alimentari e nei mangimi sono disciplinate da regolamento (CE) n. 396/2005.
 (Si intende per Limite Massimo Residuo la quantità massima di pesticida o altri prodotti chimici, tollerata nei prodotti agro alimentari, oltre la quale i prodotto non può essere messo in commercio.)

Noi pensiamo che non dovrebbe essere tollerata alcuna presenza di residui di pesticidi nei cibi, in quanto, attraverso il bio accumulo, poco per volta, ci riempiamo di sostanze nocive, alcune delle quali, come il PCB o i PFAS permangono nel nostro corpo e in quello degli animali che mangiamo per decenni.
Nell’agosto del 2008 tali limiti sono stati fissati dalla COMMISSIONE EUROPEA SU PARERE DELL’EFSA (EUROPEAN FOOD SAFETY AUTHORITYin italiano «Authority per la sicurezza alimentare»)

Ma non sempre le decisioni dell’EFSA o della COMMISSIONE sono del tutto esenti dalle pressioni delle lobby delle grandi corporation multinazionali infatti col pretesto di garantire lo stesso livello di tolleranza in tutti i paesi europei La COMMISSIONE EUROPEA invece di adottare i limiti più bassi e sicuri per il nuovo standard unico europeo, ha adottato i limiti più alti e permissivi.
Germania e Austria hanno così visto aumentare i limiti di tolleranza fino a mille volte per il 65% dei pesticidi utilizzati.

Un altro “trucco” usate dalle multinazionale è quello della richiesta PROROGHE, che consente di mantenere in commercio determinati prodotti oltre la scadenza della concessione.

Forse non molti sanno che l’Italia è il maggiore utilizzatore europeo di pesticidi: 5,6 Kg per ettaro per anno. Un valore doppio rispetto a Francia e Germania.

Come asserisce il CENTRO INTERNAZIONALE PER LE RICERCHE SUL CANCRO (CIRC)
(organizzazionedell'OMS che ha il compito di analizzare il livello cancerogeno dei prodotti industriali),
dal dopoguerra ad oggi su circa 100 000 sostanze chimiche potenzialmente cancerogene commercializzate dall'industria ne sono state analizzate solo 935 con specifiche monografie.
 Tra queste sostanze ci sono appena una trentina di pesticidi.
Le aziende produttrici dovrebbero fornire i dati tossicologici alle agenzie governative per ogni prodotto immesso in commercio ma questi dati non vengono mai pubblicati perché considerati SEGRETO INDUSTRIALE.



Un forte allarme viene anche dal Rapporto Nazionale Pesticidi nelle acqua realizzato dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione Ambientale) nell’anno 2014

“Rinvenute nelle acque italiane 134.246 tonnellate di pesticidi”
Un ammasso di veleni in cui sono stati identificati ben 175 pesticidi;
Di questi, in quantità rilevanti
GLIFOSATO, METOLACHLOR, TRICICLAZOLO, OXADIAN e TERBUTILAZINA.

Inoltre l’ISPRA comunica che i numero dei pesticidi presenti nelle acque di anno in anno in costante aumento e che Il loro frequente utilizzo e le piogge ne facilitano l’ingresso nelle falde.



COME POSSIAMO REAGIRE A QUESTA DURA MINACCIA ?

Le notizie sopra RIPORTATE debbono farci molto riflettere oltre che sulla responsabilità del governo che in merito non prende alcuna iniziativa, oltre a quella dei comuni (compreso quello di Arzignano) che non hanno ancora stilato un regolamento per l’uso dei pesticidi, sulle iniziative da intraprendere in modo individuale o collettivo.

Noi possiamo contribuire alla messa al bando del cibo spazzatura cominciando a fare scelte alimentari più oculate.

Se un prodotto di cibo spazzatura non viene più comprato mentre aumenta la vendita del prodotto biologico alternativo il primo sparisce dai banconi del supermercato per lasciare il posto al secondo. Se questa iniziativa si diffonde tra i cittadini, anche i negozianti saranno spronati ad aumentare l’offerta dei prodotti biologici.

Un’altra iniziativa può essere quella di segnalare ai vigili urbani o su Facebook l’uso improprio di pesticidi.
 (Personalmente ho incontrato, ad Arzignano, un tizio che, di sua iniziativa, irrorava di diserbanti i vialetti del parco dei marinai, senza tenere conto che, oltre agli adulti che comunque non sono immuni ai danni del glifosato, corrono e passeggiano nel parco anche bambini e cagnolini. )

Una mia paziente aveva notato la comparsa di peluria sul pube e alle ascelle della propria bambina di sette anni. Il pediatra l’ha rassicurata minimizzando il fatto ma non ha chiesto che tipo di dieta facesse la bimba.

Quando ho Accertato la piccola mangiava una porzione di pollo molte volte alla settimana, ho avvertito la mamma della possibilità che la pubertà precoce potesse essere provocata dall’assunzione di ormoni illegalmente somministrati ai polli.
La mamma ha provveduto a costruirsi un pollaio di galline allevate naturalmente (beata lei che aveva un campo per farlo).
Si possono realizzare in molti casi dei piccoli orti domestici dove coltivare sani ortaggi non avvelenati, riservandosi uno spazio nei giardinetti attorno alla casa o chiedendo al comune che metta a disposizione degli spazi idonei per i cittadini, come avviene in altre città. Perfino Michel Obama e le sue bambine hanno realizzato un piccolo orto nel giardino della Casa Bianca: vi siete chiesti perché?

Spessissimo gli allevatori somministrano illegalmente dosi eccessive di antibiotici e soprattutto ormoni ai polli ma anche agli altri animali per farli crescere più in fretta e per farli aumentare di peso. Tali effetti, a poco a poco, si riversano su chi mangia gli animali così trattati.  

Se una intera nazione come la Danimarca ha messo in atto un progetto per passare al biologico su tutto il territorio nazionale è segno che questo si può e si deve fare.


Quattro anni fa abbiamo fondato una associazione, la CiLLSA, che si occupa moltissimo della salute dei cittadini con un’attenzione particolare a quella dei bambini. Noi promuoviamo la CITTADINANZA ATTIVA, cioè invitiamo le persone ad operare un cambiamento attraverso la presa di coscienza. Riteniamo infatti che una corretta informazione non serve a niente se non produce cambiamento in meglio della nostra vita e di quella degli altri.

 Sono concetti su cui ritorneremo. Nel frattempo invitiamo tutti i cittadini interessati a seguire e a partecipare alle nostre iniziative, magari intervenendo nel sito Facebook della CiLLSA e ad unirsi a noi con proposte e iniziative che vadano nella direzione del buon senso e della protezione alimentare nostra e dei nostri bambini.
Prossimamente è nostra intenzione di fare un vero e proprio corso, aperto a tutti, sulla corretta alimentazione e su come difendersi dal cibo spazzatura.

Giovanni Fazio