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martedì 5 giugno 2018

PER ARZIGNANO SOLO NUOVI AUMENTI IN BOLLETTA


PERO' L'ACQUA AI PFAS DI CANOVE VE LA BEVETE SENZA FILTRI,
COSI' COM'E'


Come pubblicato recentemente dal giornalino della Giunta comunale di Arzignano, il sindaco, Presidente del Consiglio di Bacino, Giorgio Gentilin ha partecipato a due riunioni del gruppo di lavoro intersettoriale regionale coordinato dalla Direzione Prevenzione Sicurezza Alimentare Veterinaria della Regione Veneto in cui sta lavorando alla rivalutazione dell'Area Rossa.

In tale occasione il sindaco riferisce di avere chiesto di valutare l’opportunità di estendere biomonitoraggio anche al Comune di Arzignano e Montecchio Maggiore, come richiesto da molti cittadini.
Alla richiesta la Regione, per bocca di Giampaolo Stopazzolo, responsabile dell'area Ovest dell'Ulss 8 di Vicenza dichiara:

 Sottolineo che aree nelle quali insistono pozzi privati contaminati non possono essere identificate come aree nelle quali sottoporre la popolazione a sorveglianza in quanto il criterio di eleggibilità dipende solo dalla verifica della contaminazione degli acquedotti (elevati livelli di PFAS nell'analisi delle acque ad uso potabile).
 Per quanto riguarda il Comune di Arzignano, non vi sono al momento evidenze di contaminazioni presenti o passate nelle afferenze dell’acquedotto pubblico.”


La richiesta del sindaco ha evidentemente poco peso e vien subito cassata da un semplice funzionario del distretto ULSS locale.

Tuttavia si tratta di una richiesta giusta che noi proponiamo da molto tempo. Certo, quando si scrive sul Giornale di Vicenza che l’acqua di Arzignano è paragonabile ad acqua oligominerale, cosa vuoi che ti risponda il dott. Stopazzolo!

Noi invece alcune osservazioni al responsabile del distretto Ovest le facciamo:

 “Perché le aree dove ci sono i pozzi privati fortemente contaminati, al punto da far spostare dalla Regione il limite della zona arancione fino a Canove, non hanno titolo per sottoporre la popolazione a controllo?”

I pozzi privati inquinatissimi sono a pochi metri da quelli pubblici di Canove dove attinge l’acquedotto di Arzignano.
 L’acqua di Arzignano, contrariamente a quanto afferma Stopazzolo (e sottolineo “contrariamente”), presenta, secondo i dati di Acque del Chiampo, dai 40 ai 55 ng/litro di PFOA (secondo Greenpeace anche di più).

Stopazzolo ha forse letto da qualche parte che tali livelli di PFOA nell’acqua potabile non costituiscano un rischio per la popolazione?
 Può fornirci gentilmente una illuminante pubblicazione scientifica dove c’è scritto questo?



Forse che il PFOA non appartiene alla classe dei POPs cioè di quelle molecole che si accumulano nei giorni e negli anni nel nostro organismo che non è in grado di digerirli e di espellerli?

Sa il dot Stopazzolo che il PFOA è stato classificato come sostanza cancerogena di tipo 2B?

Ha mai sentito parlare di Bioaccumulo? Dovrebbe, visto che ha organizzato anche un corso per i medici di famiglia, ma dalle sue dichiarazioni pubbliche questo non emerge.

Il dott. Stopazzolo ignora o finge di ignorare che molti di cittadini di Arzignano e Montecchio hanno effettuato analisi del sangue, trovando livelli di PFOA molto al di sopra dei limiti base. Come se lo spiega?

Non ritiene che tutto ciò, insieme al fatto evidente che i pozzi fortemente inquinati di Canove sono accanto alle prese dell’acquedotto pubblico, meriti una particolare attenzione? Un esame a campione della popolazione?



Del resto anche Gentilin è laureato in medicina e va dicendo, come un disco rotto, dalla mattina alla sera che l’acqua di Arzignano è dentro i limiti fissati da Zaia. Questo lo sappiamo bene ma sappiamo anche che tali limiti non hanno alcuna base scientifica, visto che in altre parti del mondo, per esempio negli Stati Uniti, tali limiti sono molto più bassi.

Anche a lui chiediamo se abbia mai letto, anche per sbaglio, cosa sia il bioaccumulo, quali danni facciano gli interferenti endocrini, assunti anche in minima dose, alle donne in gravidanza, ai feti e ai bambini.






Il nostro sindaco, che pubblica interviste sul giornalino del comune, ha mai sentito parlare di passaggio dei PFAS attraverso la placenta? Sa niente del ruolo che giocano nel feto gli interferenti endocrini? Ha letto gli studi recenti del prof. Carlo Foresta?  Può gentilmente smentire, portando la dovuta documentazione scientifica, quanto dimostrato scientificamente dallo scienziato dell’Università di Padova?

E se l’acquedotto di Arzignano va bene, perché sono stati apposti i filtri a carbone attivo alle casette dell’acqua?

“La decisione su chi e che cosa monitorare spetta unicamente al Dipartimento Sanità della Regione Veneto”, afferma Stopazzolo.

Si ricorderanno di questa frase le mamme che stamattina alle 11.00 vanno in visita da Zaia? Speriamo di sì. Speriamo che si ricordino di far parte di un vasto movimento che non accetta il gioco del bastone e della carota.

Perché? Perché tutti i cittadini del Veneto hanno gli stessi diritti. E se a Lonigo, Brendola e poco più in là è stata gentilmente concessa acqua Zero PFAS (vanto di Gentilin) riteniamo che anche gli abitanti di Arzignano, Montorso, Montecchio e Trissino abbiano diritto ad acqua ZERO PFAS, tanto più che hanno dovuto subire un aumento del costo delle bollette per i lavori mai fatti ad Arzignano.

In tutte le case di Arzignano è arrivato il giornaletto della Giunta con il titolo” SPECIALE PFAS” e sottotitolo “Parlano i protagonisti delle azioni contro i PFAS nel territorio gestito da acque del Chiampo”.

Non sappiamo di quale protagonismo siano autori Gentilin e Stopazzolo.








Sappiamo solo che ad Arzignano non è stato mai eseguito nessun lavoro di bonifica dell’acquedotto per quanto riguarda i PFAS, nessuno ha avvisato le donne in gravidanza di non bere tassativamente l’acqua del rubinetto. Nelle scuole si dà ancora l’acqua del rubinetto ai bambini e ai ragazzi e nelle mense scolastiche si mangiano cibi che non sono biologicamente testati e che non si sa da dove vengano.

Chi ha bambini piccoli, figli o nipoti, che frequentano scuole o asili prova in questo momento una grande apprensione per la loro salute e si sta domandando dove mandare i piccoli a scuola il prossimo anno.

Invece di affrontare seriamente questi argomenti il sindaco risponde con un articolo di smaccata propaganda nel giornalino della Giunta,

GENTILIN, IN QUALITA’ DI SINDACO, PRIMO RESPONSABILE DELLA SALUTE DEI CITTADINI, HA IL DOVERE DI DARE SEGUITO ALLE RICHIESTE CHE CONTINUAMENTE VENGONO DAGLI ARZIGNANESI, APPLICANDO PRONTAMENTE IL PRINCIPIO DI PRECAUZIONE e METTENDO AL SICURO DONNE, BAMBINI E I CITTADINI TUTTI

Giovanni Fazio


sabato 2 giugno 2018

CIBI INQUINATI SULLA NOSTRA MENSA.



QUANTO VALE LA NOSTRA VITA E QUELLA DEI NOSTRI FIGLI?

L’inquinamento delle falde idriche del Veneto Occidentale è una delle più grandi catastrofi che ha messo a rischio centinaia di migliaia di cittadini in tre province (Vicenza, Padova e Verona) per l’avvelenamento da PFAS delle acque superficiali e profonde, nonché di una considerevole parte della rete degli acquedotti civili, compreso quello di Arzignano, Montecchio e Montorso.

Alla preoccupazione per l’acqua inquinata da PFOA si aggiunge quella degli alimenti contaminati da tutti i PFAS che da Trissino, Arzignano e Montebello, tramite il dotto A.Ri.C.A. si riversano nel fiume Fratta a Cologna Veneta.   
    

Broccoli, radicchi, cespi di insalata, uova, carni di vitello, maiale, sono stati repertati contaminati in alcune aziende e in alcuni campi; non tutti alla stessa maniera, ma nessuno si è preoccupato di separare gli alimenti contaminati da quelli liberi da inquinamento.

Tutti i prodotti sono arrivati sui banchi dei supermercati e, perfino nei negozi bio perché il dosaggio dei PFAS non viene eseguito, fino ad ora, nei cibi biologici.

Così non sappiamo quali cibi comprare, non sappiamo cosa dare da mangiare ai nostri bambini.
Non sappiamo che mangimi abbiano mangiato polli e altri animali.



Al seminario workshop InterCinD annuale Meeting, svoltosi a Venezia all’hotel Amadeus, ieri, 1 giugno 2018,  la relazione del professore Ernesto Burgio dell’ECERI (European Cancer and Environment Research Institute) di Bruxelles, non ha lasciato dubbi sui danni epigenetici durante la formazione del feto nei primi 2 anni del bambino e sui disturbi del neurosviluppo.
Non ha lasciato dubbi sul fatto che i danni arrecati alle vite in formazione e nello sviluppo non sono correlati al dosaggio dei distruttori endocrini bensì alla loro semplice presenza nei cibi e nell’acqua.




Gentilin si vanta di avere portato l’acqua di Brendola e Lonigo a ZERO PFAS, non certamente quella di Arzignano. Ma la mamma di Lonigo non sa che un semplice ovetto dato a cena al suo bambino potrebbe contenere, da solo, la stessa quantità di PFOA di 36 litri di acqua.
"NON CI SONO PERICOLI"

Tuttavia c’è qualcuno in alto loco che ci rassicura: perché nella media dei cibi siamo nei limiti.


Ma si possono fare discorsi del genere?
Si può ragionare col criterio “a chi tocca tocca”?
Siamo esterrefatti della faccia tosta con cui ci spacciano distruttori endocrini, tranquillizzandoci sulle loro dosi e negando i loro danni all’organismo. Soprattutto siamo letteralmente sconvolti per la dieta dei bambini.


Il prof Ernesto Burgio ha ripetuto quello che ormai dice tutta la ricerca internazionale: “quello che determina l’intera vita di un individuo sono i suoi primi 1000 giorni di vita”.

Chi allerta i cittadini, chi cerca di difendere i propri figli e nipoti (io ne ho tre che hanno dai due mesi ai quattro anni), chi pretende di sapere che merce compra al mercato e da quale azienda o allevamento questa proviene, viene tacciato di terrorismo.

Si spaccia acqua inquinata da PFAS per acqua oligominerale, ingannando chi crede nelle istituzioni e, così facendo, si tradisce la fiducia dei cittadini e li si espone alla contaminazione.

La Cillsa ha elaborato una serie di proposte per proteggere i cittadini dalla contaminazione e dal rischio.

E’ necessario e urgente applicare il  principio di precauzione da parte di tutte le istituzioni.

E’ indispensabile un processo serio di monitoraggio di tutto il territorio, propedeutico ad una bonifica totale.

Dobbiamo restituire ai cittadini fiducia e sicurezza.

Dobbiamo pretendere dalle istituzioni un serio impegno e azioni responsabili nei confronti, soprattutto, dei nascituri e dei nostri bambini.

Apriamo un nuovo capitolo della lotta contro l’inquinamento da PFAS pubblicando il testo integrale del documento di CiLLSA e invitando cittadini, associazioni e comitati a discuterlo. 

E’ il primo passo verso l’apertura di una vertenza generale per il futuro della nostra terra e dei nostri figli.

Giovanni Fazio



mercoledì 23 maggio 2018

PFAS: ARZIGNANO ESCLUSO DAL PIANO DI RISANAMENTO DELLE ACQUE, DAGLI SCREENING ESTESI ALTROVE ANCHE AI BAMBINI.


GRAVI RESPONSABILITA’ DEL SINDACO GENTILIN.



Nel piano della Giunta veneta che comprende l’ampliamento dell’area di impatto e di attenzione e l’allargamento dello screening alla popolazione pediatrica è inutile cercare il nome di Arzignano, insieme a Montecchio, Montorso e Trissino tagliati fuori da ogni forma di intervento.

Non può che farci piacere quanto realizzato in brevissimo tempo da Acque Veronesi nella centrale idrica di Lonigo.
È un segno che la lotta dei cittadini paga e che quello che avrebbe dovuto fare spontaneamente la Regione da molti anni è stato ottenuto soltanto oggi con la mobilitazione di migliaia di cittadini.
Le zone rosse vengono premiate anche con la progettazione di tre nuovi acquedotti.

La centrale di Madonna di Lonigo provvede all’approvvigionamento idrico di comuni delle province: di Vicenza, Verona e Padova.
Si tratta dei comuni delle cosiddette “zone rosse A e B”.
Questi comuni ottengono anche l’allargamento dello screening gratuito a nuove fasce di età della popolazione. (bambini).

Ci chiediamo cosa pensino gli abitanti di Arzignano leggendo questo comunicato.

Adesso i cittadini delle aree suddette fruiranno, come asseriscono i tecnici, di acqua ZERO PFAS attraverso un costosissimo sistema di filtraggio, in gran parte finanziato dalla Regione (cioè anche da noi).

Gli abitanti si Arzignano, Montecchio, Trissino e Montorso, dovranno accontentarsi invece di acqua non filtrata, derivata dai pozzi di Canove, vicinissimi ai pozzi incriminati per eccessivo inquinamento e vicinissimi a Miteni e alle tracimazioni frequenti del depuratore di Trissino.

L’acqua che si beve ad Arzignano non è esattamente ZERO PFAS, come quella assicurata ai comuni delle zone rosse.







Oltre alle analisi che denunciano livelli di PFOA, non certo raccomandati dalla letteratura scientifica internazionale, presenti nell’acquedotto comunale, ci sono delle inequivocabili prove indirette del fatto che la giunta di Arzignano, il Consiglio comunale e il gestore Acque del Chiampo sono perfettamente a conoscenza di ciò.

Che senso ha infatti proclamare, come è stato fatto in questi giorni che nelle casette dell’acqua si può trovare acqua totalmente filtrata dai PFAS?

Dobbiamo tornare ad attingere l’acqua alla fontana come si faceva nell’ottocento?

E se l’acqua dell’acquedotto è “oligominerale” come assicura il sindaco, perché si mettono i filtri alla casetta dell’acqua?




Ci sentiamo doppiamente presi in giro da chi, invece di ricorrere a questi espedienti avrebbe dovuto provvedere da anni al risanamento dell’acqua potabile del nostro comune.

La seconda testimonianza delle cattive performance delle fonti di Canove dove attinge l’acquedotto arzignanese sta in una dichiarazione dell’AD (amministratore delegato) di Acque del Chiampo apparsa da poco sul Giornale di Vicenza. 

Andrea Pellizzari infatti ha annunciato un progetto di fornitura di acqua per Montorso con prelievo in un pozzo di Canove.

Il costo dell’opera ammonterebbe a tre milioni e seicentomila euro di cui due milioni per la costruzione della stazione di pompaggio e un milione e seicentomila euro per l’impianto di filtrazione.

Ci chiediamo: se l’acqua di Canove è “oligominerale” perché mai dovremmo spendere un milione e seicentomila euro per filtrarla?


Terza testimonianza: la Giunta veneta ha sentito il bisogno di espandere la zona arancione in territorio arzignanese, ma solo limitatamente ai pozzi di Canove, allarmata dal fatto che nei pozzi privati di questa zona, limitrofi a quelli dell’acquedotto comunale, era stata trovata acqua con altissimi valori di contaminazione da PFAS.

Non è necessario commentare questi fatti perché l’intelligenza dei lettori ha già capito tutto molto bene.

Montagnana convegno PFAS Medici di famiglia 19 maggio 2018
Guardando la foto dell’impianto di filtrazione a Madonna di Lonigo, apparsa sulla stampa, il pensiero va a quei comuni che da tale beneficio sono stati esclusi per l'assurdo comportamento di un sindaco che, incredibilmente, è anche presidente del consiglio di bacino.




Deve spiegarci il primo cittadino di Arzignano il motivo per cui non ha mosso un dito in tutti questi anni per un progetto acquedottistico che ci liberasse definitivamente e in maniera strutturale dai PFAS.

Deve spiegarci perché, almeno in maniera provvisoria, non ha provveduto a fare installare dei filtri per cautelare la popolazione dalla contaminazione.

Deve anche spiegarci perché si è opposto alla nostra richiesta di fornire acqua non inquinata ai bambini delle scuole, alle donne gravide e agli ammalati.

Deve spiegarci perché non ha provveduto a richiedere almeno un test sul grado di contaminazione degli abitanti.

19 maggio 2018 Flash Mob 

Ma non credano i consiglieri comunali e la giunta di Arzignano di cavarsela: sono altrettanto colpevoli.

In questi anni, nessuno è mai intervenuto a sostegno delle interrogazioni, a iosa, dell’unico consigliere di minoranza Piero Magnabosco che chiedeva quello che ogni cittadino si aspetta da un rappresentante della popolazione di Arzignano.

 Un Consiglio imbalsamato e incapace di autonomia dal sindaco; e questo vale anche per i consiglieri di minoranza.

Forse pensano di essere consiglieri del comune di Recoaro!!!

Comunque sappiano, sindaco, consiglieri e giunta che i cittadini sono stufi dei siparietti e dei proclami propagandistici e si aspettano FATTI CONCRETI per sé e per i loro figli.

Ci spieghino lor signori come potranno i cittadini fronteggiare l’aumento del rischio così bene descritto dal professoreForesta a Montagnana: anche lui va messo nel novero dei terroristi?




Giovanni Fazio




domenica 20 maggio 2018

A RISCHIO IL SESSO DEI NASCITURI. MONTAGNANA IL MOVIMENTO INCONTRA I MEDICI DI FAMIGLIA






Confrontiamoci con i medici di famiglia”, questo il nome del convegno organizzato dal COMITATO ZERO PFAS di Montagnana che ha suscitato molto interesse sia per la ricchezza degli interventi che per le prospettive di un ruolo importante dei medici di famiglia nella lotta contro le patologie indotte dall’inquinamento da PFAS.

Ha aperto il convegno il prof. Carlo Foresta con un intervento che illustra la relazione, provata dalle ricerche dell’equipe da lui guidata presso l’università di Padova, tra alcuni perfluorati e il testosterone.
 Caratteristica dei PFAS è quella, comune ad altri contaminanti, della persistenza a lungo termine nell’ambiente, del trasporto anche a lontanissime destinazioni, e dell’interferenza endocrina.
 Il professore ha parlato della presenza ormai pervasiva di questi inquinanti anche nei luoghi più impensati e dei danni gravissimi provocati all’uomo e agli animali.


Sono stati osservati orsi polari diventati ermafroditi, cioè dotati contemporaneamente di organi genitali maschili e femminili, di deviazioni del comportamento sessuale degli animali selvatici contaminati, dell’ermafroditismo degli alligatori in America e dei danni provocati ai feti umani dopo l’undicesima settimana di gestazione a causa dei PFAS e della loro somiglianza con il testosterone (l’ormone che determina, tra l’altro i caratteri sessuali maschili negli embrioni).

 Ha parlato della nascita di bambini affetti da ipospadia (pene molto piccolo). da criptorchidismo (testicoli che non scendono nello scroto col rischio di atrofizzazione, in mancanza di un intervento chirurgico).


Ha illustrato rilievi epidemiologici nei giovani maschi del Veneto che evidenziano una progressiva diminuzione della virilità e la rapida diminuzione del numero di spermatozoi, nel giro di una decina di anni.

Un vero disastro ambientale che mette a rischio la specie umana e la sua capacità di continuare a riprodursi. Del resto non è un mistero la crescente frequenza di aborti spontanei, e nascita di bambini sottopeso. Non è raro trovare maschi sterili nelle giovani coppie, con ciò che ne consegue.

La relazione del professor Foresta ci induce a riflettere sul ruolo dell’industria chimica nella devastazione della vita del pianeta e nella gravissima responsabilità nei confronti dell’umanità.




Ciò che avviene sotto i nostri occhi è un crimine che sta assumendo le caratteristiche di una vera e propria strage.

 Da questa responsabilità non sono esenti i politici e il coro della stampa compiacente.

La Miteni è sempre là a testimoniare le complicità della politica in uno dei disastri ambientali più grandi d’Italia le cui conseguenze si riveleranno in tutta la loro gravità nel prosieguo degli anni.

Noi denunciamo tutto il vertice del governo della Regione, a partire dal presidente Zaia, osannato dalla stampa ma responsabile in prima persona di tutto ciò che sta avvenendo.

Denunciamo i ritardi inammissibili della magistratura e la sua responsabilità della persistenza dell’inquinamento a causa dal mancato sequestro della Miteni.

La dottoressa Marina Lecis ha illustrato le tappe dell’inquinamento effettuato dal proprio gruppo di ricerca attraverso l’esame dei pozzi e il monitoraggio degli stessi.

Ha rilevato l’incongruenza del modo in cui sono state definite dalla Regione le varie aree inquinate, sulla base esclusiva della maggiore o minore presenza di PFAS negli acquedotti, non tenendo conto dei rilevamenti sulla popolazione e dell’esame delle falde.

I reflui industriali che da Trissino, attraverso cinque depuratori e il canale ARICA sboccano nel Fratta Gorzone all’altezza del territorio di Cologna Veneta, vengono diluiti con acqua prelevata dall’Adige, pratica illegale coperta dai vertici della Regione veneta e tollerata dalla magistratura.

Riflettiamo sulle parole di Marina e ci rendiamo conto del fatto che Arzignano, zona inquinata e inquinante è stata esclusa da ogni monitoraggio, dalla mappa ufficiale dell’inquinamento, dai provvedimenti riservati ad altre zone, senza che sia stato effettuato alcun test sul sangue dei suoi abitanti.

Arzignano 19 maggio 2018 flash mob in difesa dei bambini
La testardaggine con cui il sindaco si accanisce a negare acqua non contaminata a bambini e gravide, malgrado le non più ignorabili evidenze scientifiche, è testimonianza della scala di valori adottata da questa persona.







La relazione del prof Foresta, tra l’altro, nega la effettiva validità dei limiti massimi accettabili di veleni negli acquedotti;
denuncia il fatto che ogni sostanza che rientra nei cosiddetti limiti entra in relazione con le altre molecole presenti e determina nuovi guai di cui nessuno si assume le responsabilità.

Il professore ha anche citato lo stato del NEW JERSEY che rifiutando i limiti più alti dell’EPA (ente americano per la protezione dell’ambiente) ha adottato limiti totali per i PFAS totali di 40 ng/litro (nel Veneto siamo arrivati a 390 ng/litro).




















Infine l’intervento della dottoressa Elisa Dalla Benetta è entrato nel cuore del convegno, illustrando le grandi potenzialità che deriverebbero dalla aggregazione dei dati contenuti nei computer dei medici di medicina generale con le patologie, le abitudini di vita, i luoghi di residenza e di lavoro, le medicine assunte, e la presenza di PFAS nel sangue dei pazienti.

Si tratta di un data base dalle immense potenzialità che solo i medici di famiglia posseggono. Sprecare questo enorme patrimonio di dati è senza dubbio colpevole e i Medici ma anche il Servizio Sanitario Regionale e gli Ordini devono farsene una ragione.

Noi riteniamo che il finanziamento serio di una ricerca da affidare al medico di famiglia sia improrogabile e venga prima di tanti sperperi della sanità veneta in operazioni francamente discutibili.

La dottoressa Laura Facciolo ha presentato e guidato lo svolgersi del convegno con molta professionalità

La performance organizzata dal Comitato Zero PFAS di Montagnana va registrata tra gli eventi più importanti e significativi della stagione, per la ricchezza di informazioni e per le indicazioni che il Movimento Zero PFAS nel suo insieme accoglierà nella strategia di lotta contro un’emergenza sempre più grave che affligge le popolazioni del veneto.

Giovanni Fazio
  

domenica 13 maggio 2018

SALVATE LE SORGENTI DEL CHIAMPO.



















BOCCIATA LA SPECULAZIONE DELLE MINI CENTRALINI ELETTRICHE 

Respinto definitivamente uno dei progetti che miravano a intubare per chilometri l’acqua delle sorgenti del Chiampo per realizzare mini centraline elettriche.

L’apporto energetico di queste centraline è ridicolo e inadeguato alla creazione di energia per la rete elettrica nazionale.

Malgrado la sua assoluta insignificanza dal punto di vista energetico, grazie ad una leggina del passato governo, tali impianti rendono moltissimo a chi li realizza poiché sono fortemente incentivati dai cosiddetti certificati verdi.



Si tratta pertanto esclusivamente di una legge che autorizza una vergognosa speculazione, una perdita netta per l’ambiente e per il bilancio dello stato e un profitto per chi ha soldi da investire in opere che distruggono le nostre valli.



Incontro con gli abitanti delle contrade
Festeggiamo quindi la vittoria che, malgrado la consueta, assoluta censura del Giornale di Vicenza su CiLLSA, è anche nostra.
Nell’articolo su riprodotto, pubblicato oggi, si cita la RACCOLTA DI FIRME,  ma non si dice chi siano stati questi anonimi raccoglitori.




Tra questi sconosciuti ci siamo anche noi, i nostri iscritti e cittadini attivi come Pio, Guglielmo, Gabriella Graizzaro e altri ancora che di propria iniziativa iniziarono a raccogliere le firme al” Laghetto” e nelle contrade .


Insieme a loro, che ci chiamarono in aiuto, abbiamo effettuato sopraluoghi, incontri con gli abitanti delle contrade, partecipato alle presentazioni dei progetti, contestandole insieme alle associazioni dei pescatori con cui abbiamo stretto una salda amicizia.
Questa vittoria è merito anche della consigliera regionale Cristina Guarda che ha partecipato ai sopraluoghi e ha operato in Regione in difesa dell’Alto Chiampo.

Una azione corale, iniziata da semplici abitanti delle contrade; una forma efficace di CITTADINANZA ATTIVA.
Siamo orgogliosi di avere dato il nostro modesto contributo alla salvaguardia di un patrimonio naturale poco valorizzato ma di grandissima bellezza.



Giovanni Fazio