PETIZIONI ONLINE DEL FATTO
La nuova
campagna
Peter Gomez,
Marco
Travaglio
e Stefania
Maurizi
Da oggi sulla piattaforma online della
comunità del Fatto
Quotidiano sarà possibile firmare una nuova petizione: per
liberare Julian Assange, il fondatore di Wi kiL eak s, rinchiuso dal 2019 nel carcere di massima
sicurezza di Belmarsh e in attesa di
essere estradato negli Stati Uniti, dove rischia una condanna a 175 anni.
Chiediamo alle istituzioni italiane di rompere il
silenzio e di impegnarsi a tentare di
salvare Julian Assange, ma non solo lui. Perché il giorno in cui Assange verrà
estradato, a essere colpiti saranno tutti i giornalisti di WikiLeaks, con la loro rivoluzione, e tutti i giornalisti di ogni parte
del mondo. Per questo abbiamo chiesto a Stella Moris, moglie di Julian e membro del suo team legale, un breve
messaggio per rendere ancora più forte la nostra voce.
“Vi prego di aiutarmi a salvare mio marito,
Julian Assange. Il feroce attacco contro
Julian è un attacco al diritto dell’opinione pubblica di sapere cosa viene
fatto nel suo nome e con i soldi delle sue tasse, ed è una camicia di forza usata contro i giornalisti
di tutto il mondo. È un Chiaro e pesante messaggio: la libertà di stampa
sarà solo uno slogan vuoto finché i
governi occidentali rimarranno in silenzio e saranno complici della sua incarcerazione. Se Julian verrà liberato,
la portata di queste libertà potrà tornare al livello in cui si trovava un
decennio fa. Ma fino a che Julian rimarrà
imprigionato, i giornalisti di ogni parte del mondo rischieranno di Essere vittime di abusi simili a quelli che
lui ha subito, per le loro rivelazioni.
STELLA ASSANGE”
Liberiamo
Julian Assange:
le
istituzioni italiane rompano
il silenzio
Da 13 anni il
giornalista australiano Julian Assange, fondatore dell’organizzazione
giornalistica WikiLeaks, ha perso la libertà e rischia di essere estradato nel giro di pochi mesi da
Londra negli Usa, dove verrebbe rinchiuso
per sempre in una prigione di massima sicurezza. Il suo unico Crimine è avere
svelato la verità.
Lui e i suoi
colleghi di WikiLeaks hanno pubblicato
documenti segreti del governo americano che hanno permesso di scoprire crimini di guerra e torture, dall’Afghanistan
all’Iraq fino a Guantanamo.
Mentre Assange non è più un uomo libero dal 2010, i
criminali che hanno commesso le atrocità
denunciate da WikiLeaks si godono le proprie famiglie indisturbati. Il mondo alla rovescia: i criminali liberi, i giornalisti che li hanno denunciati in prigione
a vita.
Ma questa
ingiustizia abnorme è anche l’indicatore
del destino delle democrazie occidentali. Per la prima volta nella storia degli Usa, un
giornalista sarà incarcerato per aver rivelato
informazioni vere e di pubblico interesse.
Se la più potente democrazia
del mondo – che garantisce protezione costituzionale alla stampa – si comporta così, altre democrazie la
seguiranno.
E non è un caso che riguarda solo i giornalisti, ma tutti i
cittadini, perché abbiamo il diritto di sapere
cosa fanno i nostri governi nel nostro nome e con i nostri soldi.
Per questo tutte le maggiori organizzazioni
internazionali per la difesa dei diritti umani e della libertà di stampa, da Amnesty
International a Human Rights Watch a
Reporters Sans Frontières, hanno ufficialmente chiesto al presidente Biden di non estradare Assange e di archiviare
il caso contro di lui e la sua organizzazione.
Si è mossa anche la politica, con gli appelli di
centinaia di parlamentari di Inghilterra,
Germania, Brasile e Usa.
Ancora l’11 aprile si sono attivati i membri del Congresso americano Rashida
Tlaib, Alexandria Ocasio- Cortez, Jamaal
Bowman, Cori Bush, Greg Casar, Ilhan Omar e Ayanna Bressley.
Solo le istituzioni italiane tacciono.
Mentre si moltiplicano gli appelli della società civile, l’ingiustizia mostruosa
contro un innocente e la istruzione della
libertà di stampa sembrano non riguardare la Repubblica Italiana e i suoi rappresentanti.
Il messaggio di Stella “Così attaccano l’opinione pubblica e mettono
una camicia di forza ai reporter.
Aiutate
mio marito Julian”
Giustizia x Assange
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