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mercoledì 3 maggio 2023

Firma anche tu per Assange: salviamo lui e tutta WikiLeaks

 



PETIZIONI ONLINE DEL FATTO

La nuova campagna

 

Peter Gomez,

Marco Travaglio

e Stefania Maurizi

 

Da oggi sulla piattaforma online della comunità del Fatto Quotidiano sarà  possibile firmare una nuova petizione: per liberare Julian Assange, il fondatore di Wi kiL eak s, rinchiuso dal 2019 nel carcere di massima sicurezza  di Belmarsh e in attesa di essere estradato negli Stati Uniti, dove rischia una condanna a 175 anni.

Chiediamo alle istituzioni italiane di rompere il silenzio  e di impegnarsi a tentare di salvare Julian Assange, ma non solo lui. Perché il giorno in cui Assange verrà estradato, a essere colpiti saranno tutti i  giornalisti di WikiLeaks, con la loro rivoluzione, e tutti i giornalisti di ogni parte del mondo. Per questo abbiamo chiesto a Stella Moris, moglie di Julian  e membro del suo team legale, un breve messaggio per rendere ancora più forte la nostra voce.

 

“Vi prego di aiutarmi a salvare mio marito, Julian  Assange. Il feroce attacco contro Julian è un attacco al diritto dell’opinione pubblica di sapere cosa viene fatto nel suo nome e con i soldi delle sue tasse,  ed è una camicia di forza usata contro i giornalisti di tutto il mondo. È un Chiaro e pesante messaggio: la libertà di stampa sarà solo uno slogan vuoto  finché i governi occidentali rimarranno in silenzio e saranno complici della  sua incarcerazione. Se Julian verrà liberato, la portata di queste libertà potrà tornare al livello in cui si trovava un decennio fa. Ma fino a che Julian  rimarrà imprigionato, i giornalisti di ogni parte del mondo rischieranno di  Essere vittime di abusi simili a quelli che lui ha subito, per le loro rivelazioni. 

STELLA ASSANGE”

 

Liberiamo Julian Assange:

le istituzioni italiane rompano

il silenzio

 

Da 13 anni il giornalista australiano Julian Assange, fondatore dell’organizzazione giornalistica WikiLeaks, ha perso la libertà e rischia di  essere estradato nel giro di pochi mesi da Londra negli Usa, dove verrebbe  rinchiuso per sempre in una prigione di massima sicurezza. Il suo unico Crimine è avere svelato la verità.

 

Lui e i suoi colleghi di WikiLeaks hanno  pubblicato documenti segreti del governo americano che hanno permesso di  scoprire crimini di guerra e torture, dall’Afghanistan all’Iraq fino a Guantanamo.

 

Mentre Assange non è più un uomo libero dal 2010, i criminali  che hanno commesso le atrocità denunciate da WikiLeaks si godono le  proprie famiglie indisturbati. Il mondo alla rovescia: i criminali liberi, i  giornalisti che li hanno denunciati in prigione a vita.

 

 Ma questa ingiustizia  abnorme è anche l’indicatore del destino delle democrazie occidentali. Per la  prima volta nella storia degli Usa, un giornalista sarà incarcerato per aver  rivelato informazioni vere e di pubblico interesse.

 

Se la più potente  democrazia del mondo – che garantisce protezione costituzionale alla stampa  – si comporta così, altre democrazie la seguiranno.

 

E non è un caso che  riguarda solo i giornalisti, ma tutti i cittadini, perché abbiamo il diritto di  sapere cosa fanno i nostri governi nel nostro nome e con i nostri soldi.

 

 Per  questo tutte le maggiori organizzazioni internazionali per la difesa dei diritti  umani e della libertà di stampa, da Amnesty International a Human Rights  Watch a Reporters Sans Frontières, hanno ufficialmente chiesto al presidente  Biden di non estradare Assange e di archiviare il caso contro di lui e la sua  organizzazione.

Si è mossa anche la politica, con gli appelli di centinaia di  parlamentari di Inghilterra, Germania, Brasile e Usa.

Ancora l’11 aprile si sono  attivati i membri del Congresso americano Rashida Tlaib, Alexandria Ocasio-  Cortez, Jamaal Bowman, Cori Bush, Greg Casar, Ilhan Omar e Ayanna  Bressley.

 

Solo le istituzioni italiane tacciono.

 

Mentre si moltiplicano gli appelli  della società civile, l’ingiustizia mostruosa contro un innocente e la  istruzione della libertà di stampa sembrano non riguardare la Repubblica Italiana e i  suoi rappresentanti.

 

 Il messaggio di Stella “Così attaccano l’opinione pubblica e mettono una camicia di forza ai reporter.

 

 Aiutate mio marito  Julian”

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