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sabato 10 novembre 2018

CLAMOROSA INCHIESTA DI GIORNALISTI DELL’ESPRESSO




JUNKER KILLER D’EUROPA RESPONSABILE DI FRODI FISCALI
Salvato nell’Europarlamento da PPE e Socialisti (tra cui PD)
Mille miliardi all’anno evasi dalle società multinazionali.
La settimana scorsa è stato pubblicato sulla rivista L’Espresso un servizio sul ruolo che Junker, lo stato del Lussemburgo con le sue banche e la Commissione Europea hanno avuto nella gestione mafiosa della UE e nell’impoverimento di milioni di cittadini europei.



Il sottotitolo dell’articolo recita:

“Favori giganteschi alle multinazionali. Aiuti ai miliardari. E beffe ai cittadini. Così il numero uno della Commissione ha scatenato il populismo.”

Si parla di una somma sottratta ai cittadini europei di circa 1000 miliardi di euro all’anno;
e questo accade mentre si chiedono estremi sacrifici al nostro Paese.

L’inchiesta a cura dei giornalisti Paolo Biondani e Leo Sisti non può non sollevare una serie di interrogativi e di riflessioni su quello che chiamiamo o è meglio dire “chiamano” Europa.

Riferendoci ai vertici dell’organizzazione UE ci chiediamo infatti:
“Chi sono questi uomini che ci chiedono costantemente, anno dopo anno, sacrifici e tagli crescenti al, welfare?
In nome di quale Europa ci vengono tali richieste?
Chi stabilisce le regole della Commissione?
Tali regole sono autopoietiche o provengono da deliberazioni dei parlamenti nazionali e del parlamento Europeo?
La secretazione dei documenti da chi è imposta e con quali motivazioni?
Chi protegge e in nome di che cosa il paradiso fiscale Lussemburghese?

Nello stato lussemburghese intese riservatissime garantiscono a 340 multinazionali, (da Amazon ad Abbot, da Deutsche Bank a Pepsi Cola) ,di pagare meno dell’uno per cento di tasse.

In nome di che cosa è consentito ad uno stato membro (Lussemburgo) e al presidente della Commissione di gestire un sistema bancario e finanziario che mina alla base la stessa costruzione europea e la sua vocazione istituzionale?  



Stiamo parlando di ciò che avviene in un paese membro dell’Unione Europea che esprime, nella figura di un suo ex primo ministro, il presidente della Commissione Europea e non di un lontano pseudo paese indipendente extraeuropeo come le isole Caiman.

Come riferiscono i due coraggiosi giornalisti dell’Espresso,
nel 2014, al Parlamento Europeo, la coalizione di PPE e Socialisti (tra cui il PD), ha salvato Junker, responsabile di frodi fiscali che hanno fatto “risparmiare” miliardi alle società multinazionali.

Cosa ha da dire in merito il PD?

Da tempo una “Grosse Koalition” tra PPE e Socialisti determina le scelte del Parlamento Europeo, imprimendo uno schema neo liberista alla politica dell’Unione.

Tale coalizione non si limita a legiferare in favore della finanza internazionale a discapito dei bilanci e del welfare del lavoro e delle condizioni di vita dei cittadini degli stati membri ma ostacola con vari espedienti le indagini atte a documentare le frodi fiscali delle compagnie multinazionali e la complicità che esse trovano in seno al Parlamento, al Consiglio e alla Commissione.

Consiglio d'europa nel 2014


Juncker e il sistema fiscale lussemburghese sembravano vacillare quando tra i 751 parlamentari europei iniziò una raccolta di firme per una mozione di censura.

Nel testo, presentato dalle destre (tra cui Lega e Movimento 5 Stelle) dopo che un precedente tentativo delle sinistre era andato a vuoto, si leggeva:

“Juncker è direttamente responsabile delle frodi fiscali che hanno, fatto risparmiare miliardi alle multi nazionali”.


Ma il 27 novembre 2014 la coalizione tra popolari (lo stesso gruppo di Juncker) e socialisti forma un blocco compatto, salvando Mister Euro: mozione respinta con 461 voti contrari, 101 a favore e 88 astensioni.

La guerra delle tasse però continuò su un altro fronte. Da più parti s'invocava una commissione parlamentare. Ma di che tipo? Una vera commissione d'inchiesta?
Oppure una semplice "commissione speciale"?
La differenza non è da poco, perché solo con la prima scatta l‘obbligo per gli Stati membri di presentare i documenti richiesti dai deputati.
Lo scontro è frontale.
A favore della commissione d'inchiesta si schierano verdi, estrema sinistra, una parte dei liberali, conservatori e Movimento Cinque Stelle.
Il verde Philippe Lamberts è soddisfatto: “Si verserà così tanto sangue sul tappeto, che nessuno sarà in grado di pulirlo”. Non sa che una sorta ' di golpe è dietro I‘angolo.
Pierre Moscovici

Il 12 febbraio 2015 una controffensiva di popolari e socialisti evita l'inchiesta e approva solo una commissione speciale, denominata Taxe.

A presiederla sarà Alain Lamassoure, francese come il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici, entrambi con un passato da ministri in patria. Durerà sei mesi e avrà 45 membri.

Alain Lamassoure
Tra i suoi compiti, il più importante è richiedere agli Stati membri di trasmettere tutti gli accordi fiscali (tax ruling) emessi fin dal primo gennaio 1991. “







L’attività della commissione speciale è una débâcle: nessun governo nazionale fornisce i suoi tax ruling, trincerandosi dietro impegni di confidenzialità e riservatezza.
Ma anche sui documenti che cominceranno ad arrivare (solo alcuni) in base ai regolamenti UE è sufficiente il veto di un solo stato, al Consiglio, per bloccare tutto.
Come se non bastasse la lettura dei documenti da parte dei membri della Commissione TAXE subisce mille limitazioni.

Fabio De Masi (Linke tedesca) 
“molte Parti degli atti risultano censurate. Per gli europarlamentari c'è un ulteriore diktat: chi è ammesso a consultarli, deve firmare una dichiarazione impegnandosi non divulgarne il contenuto a terze Persone.
E le carte si possono leggere solo in una "reading room” una stanza speciale a porte chiuse, tra le 9.30 e le 18'30, senza portare telefoni o computer ricorda Fabio De Masi, esponente della Linke tedesca: "Era vietato fare fotocopie’ Vietato anche appuntare note, almeno all’inizio. Inoltre la Commissione Junker, ha precisato che una consistente fetta di documenti era andata persa durante il trasloco: nessuno li ha mai visti.”


I maggiori responsabili del boicottaggio alle inchieste, durato venti anni sono Lussemburgo, Belgio e Olanda.

Grazie alle suddette norme con cui è stata fatta la consultazione di alcuni documenti sappiamo molto dei reati corruttivi avvenuti all’ombra della protezione di Junker e delle banche del Lussemburgo, delle complicità di stati come Olanda e Belgio ma non è possibile PROVARLO pubblicamente perché i documenti originali non sono disponibili e la loro fotocopiatura è stata vietata.

Bastano questi fatti per definire lo stato del Lussemburgo
“Centro di operazioni fiscali aggressive, frutto di strategie globali sotto la supervisione di Junker”.


È sufficiente la lettura di questa inchiesta coraggiosa per rendersi conto che la UE non è molto diversa da una organizzazione mafiosa dove il crimine fiscale viene liberamente praticato mentre le prove del delitto sono nascoste.

Tutto ciò avviene con il concorso dei partiti (di centrodestra ,tra cui la Lega, e di centrosinistra) che ci hanno governato per anni i quali hanno accettato e inserito nella Carta costituzionale, con il consnso quasi unanime del parlamento italiano, norme di pesante penalizzazione della nostra economia, dettate da Junker e dalla sua congrega arrogante e nefasta.

Il danno arrecato ai cittadini europei da questa banda al servizio delle compagnie multinazionali è enorme.

Secondo gli autori dell’inchiesta Paolo Biondani e Leo Sisti dell’Espresso, si tratta di una somma pari a mille miliardi di Euro all’anno.



Se pensiamo alla sofferenza dei nostri pensionati, dei cittadini cui vengono imposti ticket tali per cui rinunciano a terapie e analisi mediche, alle nostre scuole pubbliche a brandelli e pericolanti (mentre vengono finanziate quelle private), con personale sempre insufficiente; se pensiamo a milioni di disoccupati, creati per manovrare meglio il mercato del lavoro, alle delocalizzazioni, alle mille aziende che chiudono, alla precarizzazione spinta del lavoro, allo sfascio ambientale del nostro Paese, abbandonato al ludibrio di grandi opere il più delle volte superflue, alle autostrade regalate ai Benetton, ai ponti che crollano e ai pendolari in convogli fatiscenti e insufficienti, non possiamo non provare un senso di disgusto per questa gente e queste istituzioni che hanno tradito l’idea di Europa di Altiero Spinelli.



CITTADINI PASSATI IN QUESTI ANNI
SOTTO LA SOGLIA DI POVERTA' IN ITALIA
5.000.000



Nel corso di pochi anni i cittadini al di sotto del livello di povertà sono passati nel nostro Paese da uno a cinque milioni, grazie alle politiche di austerità e alle regole imposte dalla Commeissione Europea.

DOVE VOGLIAMO ARRIVARE?







La stessa sorte delle inchieste sul malaffare delle banche e dell’establishment europeo subiscono le misure con cui si dovrebbe combattere l’inquietante diffusione della devastazione dell’ambiente, il più delle volte compiuta da grandi compagnie internazionali come Ciba Monsanto o, nel caso specifico che ci riguarda più da vicino, da Miteni la cui società madre risiede, guarda caso nel Lussemburgo, sotto la protezione di Junker e dell’Europa di cui abbiamo appena detto.

Manifestazione contro Mitenii


Attraverso leggi e decreti, per lo più votati dal blocco PPE-Socialisti nel Parlamento europeo o dalla Commissione, questa Europa ci impone veleni sotto forma di fitofarmaci, diserbanti, insetticidi e OGM.

Anziché la tutela di cittadini europei all’Unione stanno a cuore gli interessi delle compagnie multinazionali nei cui quadri dirigenti entrano ed escono, attraverso porte girevoli, gli stessi membri dell’establishment europeo.

A coronare questo comitato d’affari, troneggia la BCE banca privata cui fanno capo tutte le banche europee, la quale decide se e come elargire il cosiddetto Quantitative easing, cioè l’acquisto dei titoli di stato dei paesi membri.
Da questa carità pelosa, elargita dietro la richiesta perentoria di tagli alla spesa pubblica, dipende l’economia del nostro paese che vive sotto il ricatto del cosiddetto spread (cioè il differenziale tra gli interessi dei nostri titoli e quelli della Bundesbank).




Acquistando i nostri titoli di stato la BCE li sottrae temporaneamente alla speculazione del “libero mercato”.
Il giorno in cui dovessimo dire di no alle richieste di Draghi o di chi per lui saremmo abbandonati alla voracità degli sciacalli, ovvero la finanza internazionale.




Questo è il motivo per cui anche i nuovi governanti italiani si affrettano a tranquillizzare il padrone ei suoi uomini assicurandoli di non avere nessuna intenzione di uscire dall’Euro.


E perché dovremmo uscire dall’Euro?


Sono in molti ormai coloro che hanno capito che questa moneta è stata lo strumento dell’asservimento della nostra economia e della vita dei nostri connazionali agli interessi della Repubblica Federale Tedesca, delle banche e del mercato internazionale.


Se riflettiamo un attimo, ci chiediamo, alla luce di quanto è avvenuto e di quanto sta avvenendo nell’attico dei palazzi di Bruxelles e di Francoforte, se sia accettabile che la politica monetaria dell’Unione possa restare ancora affidata ad una banca privata che agisce in totale autonomia dai governi degli stati membri e da quello europeo.

Ci chiediamo altresì se possa essere ancora consentito a uomini come Junker tiranneggiare i cittadini europei a vantaggio di grandi compagnie finanziarie multinazionali che frodano le nostre regole.



Il bacio di Giuda
Ci chiediamo se sia lecito imporre regole economiche drastiche agli stati senza addossarsi in cambio l’onere di proteggerne l’economia (al pari della Federal Reserv negli USA), eliminando i titoli dei singoli statali ed emettendo esclusivamente titoli europei, difficilmente attaccabili dal mercato e tali da annullare per sempre la nociva questione dello spread.  


Scrive Pino Arlacchi :


La Federal Reserve USA ha come priorità non solo il controllo dell’inflazione, ma anche la crescita dell’economia, il contrasto della disoccupazione e dell’instabilità dei mercati finanziari.
Invece, la BCE, sin dalla sua nascita nel 1988, ha come esclusivo compito solo la lotta all’inflazione.


Le banche centrali, scrive Gallino, sono state create nei secoli soprattutto per svolgere una funzione: creare il denaro necessario per coprire i disavanzi del bilancio statale, coprire i debiti pubblici giunti a scadenza, finanziare la spesa sociale, promuovere l’occupazione.


Alla BCE, caso unico al mondo, tale funzione è preclusa.


Infatti il trattato istitutivo dell’Unione fa divieto alla BCE di prestare denaro agli stati membri ma le consente di prestarne quantità illimitate alle banche commerciali.
Per cui, di fronte alla BCE, le banche hanno maggiori diritti degli Stati.

Se questi hanno bisogno di denaro, debbono rivolgersi ai mercati, ossia alle banche, pagando alti tassi di interesse sui titoli che emettono. Tali tassi variano nel tempo ma sono sempre superiori, e non di poco, allo 0.5 o 1 per cento del tasso al quale le banche si finanziano presso la BCE.
Poiché la politica del quantitative easing mette a loro disposizione grandi cifre, molto grandi sono le plusvalenze che le banche incassano per un inutile servizio di intermediazione svolto tra BCE e i suoi stessi azionisti.”


Si tratta di un giro che consente di arricchire privati a spese della comunità, altrettanto ignobile delle esenzioni del Lussemburgo a favore delle multinazionali.


E’ indispensabile che il processo della costruzione dell’Europa riconsideri questo punto fondamentale che riguarda le istanze in cui si prendono le decisioni di politica economica dalle quali dipende la vita di milioni di persone.


Troppe differenze sussistono nell’ambito di un coacervo di Stati e la fragilità di alcune aree cozza drammaticamente con l’eccessiva potenza di altre.

La sorte della Grecia addolora le coscienze di coloro che avevano creduto in un’Europa che avrebbe difeso le sue creature. Abbiamo assistito all’espoliazione totale di un popolo da parte di un capitalismo cinico e vorace.


Questo modo di concepire l'Unione è inaccettabile e non ci interessa.


Pertanto il problema che si pone, se si vuole veramente costruire un Unione Europea che soddisfi e aiuti i cittadini dei paesi che ne fanno parte è il controllo democratico sulla moneta e sulla fiscalità da parte di tutti gli stati che ne fanno parte.


Impossibile se non si procede rapidamente alla ristrutturazione politica di questa vasta area del pianeta per troppo tempo abbandonata ai lupi del neo liberismo.


LA SOVRANITA' POPOLARE E' LA BASE FONDANTE DELLA NOSTRA DEMOCRAZIA.


Giovanni Fazio



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