L'esposizione ai PFAS comporta «inequivocabilmente» gravi danni ai reni.
I BAMBINI SONO I PIU’ ESPOSTI
Lo conferma uno studio pubblicato lo scorso 13 settembre sul Clinical Journal dell'American
Society of Nephrology
«I reni sono organi molto
sensibili, soprattutto quando si tratta di tossine ambientali che possono
entrare nel flusso sanguigno …
Poiché così tante persone sono esposte ai prodotti chimici che
rientrano nella famiglia dei PFAS e agli agenti sempre nuovi come il GenX, era per
noi fondamentale comprendere il rapporta tra queste sostanze chimiche e le
malattie renali.
Ci sono diversi modi in
cui queste sostanze possono causare danni ai reni ….
Per comprendere la correlazione tra i PFAS e le malattie renali
abbiamo effettuato le nostre ricerche sistematicamente su pubblicazioni mediche
dal 1990 al 2018: ricerche epidemiologiche, farmacocinetiche, tossicologiche, e
abbiamo incluso nella ricerca dati clinici, istologici, molecolari e metabolici.
Il professore John Stanifer della Duke University di Durham |
In totale abbiamo analizzato
74 studi di cui 21 epidemiologici,13 farmacologici e 40 tossicologici.
Tre studi epidemiologici effettuati sulla popolazione dimostrano
l’associazione tra esposizione ai PFAS e
bassa funzione renale.
Proseguendo, in dieci studi tossicologici si sono dimostrate modificazioni istologiche a livello
tubulare e cellulare provocate dall’esposizione ai PFAS;
cinque studi farmacocinetici
dimostrano che i reni sono la maggiore
via di eliminazione dei PFAS.
Infine numerosi studi dimostrano,
per altre vie, che l’esposizione ai PFAS
è collegata a malattie renali.
Sono ormai accertate
l’associazione tra PFAS e scarsa funzionalità renale e la prevalenza di
malattia renale cronica nei soggetti esposti.
Questi effetti sono
sati riscontrati anche nei bambini.
Ed è particolarmente
preoccupante che i bambini abbiano una maggiore esposizione a queste sostanze
chimiche rispetto agli adulti.”
Concludendo “dalla ricerca si evidenzia che
nel rapporto tra ambiente e malattie renali sta emergendo un crescente corpo di
evidenze anche se restano ancora molte domande sul modo in cui i PFAS agiscono.”
Particolarmente penoso e ridicolo appare, dopo la lettura delle dichiarazioni del professor John Stanifer quanto pubblicato su Giornale di Vicenza giovedì 20 settembre 2018 nella rubrica “Lettere” Pagina 47:
“Il Servizio
epidemiologico dell'Ulss 8 ha già affermato che gli effetti delle sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) sulla salute
umana "sono poco conosciuti, ma si è visto che possono determinare
delle alterazioni di tipo metabolico, se associate a scorretti stili di vita,
portare allo sviluppo di malattie croniche".
Ci domandiamo se questi
dottori della nostra Ulss abbiano mai letto qualcosa della letteratura internazionale dove gli
effetti delle sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) sulla salute umana sono,
contrariamente a quanto essi affermano, ampiamente descritti.
Ci chiediamo anche se abbiano avuto sentore
degli studi del Prof. Foresta che
dimostrano il rapporto tra PFOA e i
recettori del testosterone, o se siano al corrente del fatto che tale sostanza può determinare alla 11^
settimana di gravidanza gravi lesioni al feto che ne comprometterebbero lo
sviluppo e l’identità sessuale.
Dichiarano questi dottori, su un giornale ampiamente rassicurante, che queste sostanze fanno male “se associate a scorretti stili di vita”.
Dichiarano questi dottori, su un giornale ampiamente rassicurante, che queste sostanze fanno male “se associate a scorretti stili di vita”.
Allo stesso modo ci
chiediamo se il dott. Giorgio Gentilin sia al corrente dei danni renali che l’esposizione
ai PFAS può arrecare a bambini.
Avete mai pensato
che un bambino di 10 chili se beve un litro d’acqua in un giorno beve l’equivalente
di un decimo del proprio peso corporeo? E che se un adulto di 80 chili dovesse
bere in proporzione al bambino dovrebbe bere 8 litri di acqua al giorno? Non è
difficile quindi capire che un bambino di dieci chili riceve, in proporzione,
una dose di PFAS otto volte superiore a quella di un adulto, e questo mentre si
trova nella più delicata fase del suo accrescimento.
Signor sindaco, non c’è bisogno dell’autorizzazione della ULSS 8
(che, tra l’altro abbiamo visto come la pensa, cosa sa e cosa non sa) per emettere
un’ordinanza che vieti negli asili, nelle mense scolastiche e alle donne in gravidanza
l’uso dell’acqua del rubinetto e rifornire di acqua veramente potabile i
bambini.
Si tratta del cosiddetto PRINCIPIO DI PRECAUZIONE EUROPEO (se lo vada a leggere) che è appunto stato fatto per situazioni simili alla nostra, in cui, sebbene l’acqua dei nostri acquedotti comunali rientri, secondo acque del Chiampo, entro i limiti di performance per i PFAS stabiliti da un decreto regionale, non vi è alcuna prova scientifica che tali limiti, come del resto i precedenti del 2015, rappresentino una garanzia rispetto ai rischi di cui sopra.
E ai genitori
consiglio di non scommettere sul sindaco: nel dubbio viene prima la salute del
vostro bambino.
Non stiamo
chiedendo altro che acqua pulita e non inquinata!
Giovanni Fazio
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