Zaia inaugura il cosiddetto bacino
di laminazione di Trissino e Arzignano, un’opera inutile e dannosa, concepita
nella strategia della spesa allegra e del disastro annunciato che caratterizza
da sempre il governo di questo personaggio.
Lo verdiamo accorrere a inaugurazioni
deleterie come la superstrada Pedemontana o l’ospedale di Montecchio proprio
mentre la regione sprofonda sempre più nel disastro anche e soprattutto a causa
di queste assurde opere pubbliche.
“Si sta realizzando il bacino all'interno dell'alveo del torrente
Agno-Guà sotto il comune di Trissino, Valle dell'Agno.
In questo tratto del
torrente, all'inizio del '900, gli argini si ruppero e l'acqua scavò un grande
alveo chiamato "Rotte del Guà" che negli anni successivi fu
sostanzialmente lasciato così.
Da allora sino ad oggi le "Rotte del Guà" hanno
egregiamente funzionato da naturale bacino di contenimento e né il 1966 né il
2010 hanno visto eventi calamitosi nella valle se non tante piccole e
medio-piccole frane dai colli, fenomeno iniziato ancora prima del 2010.
L'unico evento significativo risale al 1953 quando un argine
all'altezza di Cornedo, si ruppe e l'acqua invase un piccolo centro, Tezze,
arrivando in alcuni punti sino ad 1 metro.
Il presidente della Regione Zaia,
venuto lunedì 20 febbraio a visitare il cantiere, giustifica quest'opera di cui
la Regione è finanziatrice ed il Consorzio di Bonifica Alta Pianura Vicentina è
il committente, con i danni che il torrente Agno-Guà (più a sud prende altri
nomi) avrebbe provocato nel Basso Vicentino e nel Basso Padovano nel 2010.
Non è vero, il bacino di Montebello costruito nel 1928 proprio per
questo, nel 2010 svolse egregiamente il suo compito e i danni in quelle zone
furono causati da altri corsi d'acqua.
Gli abitanti di Tezze, il centro posto a sud delle "Rotte del
Guà", sono preoccupati.
Non parlo qui dei grandi
problemi che quest'opera comporterà per le falde perchè spero che qualcuno più
competente di me intervenga e li spieghi bene, ma delle possibili conseguenze
di scosse sismiche.
L'Alto Vicentino e tutta la
fascia pedemontana è zona sismica.
Nell'agosto 2015 ci furono
delle scosse che recentemente si sono ripetute. Un'incrinatura della struttura
delle dighe...e Tezze con i suoi 1600 abitanti viene travolta.
Sino alla primavera del 2015 le "Rotte del Guà" erano un'oasi, il parco del comune di Trissino, un'attrazione per tutta la valle, l'unico polmone verde rimasto in questa valle di capannoni, della famigerata Miteni e della costruenda Pedemontana per la cui realizzazione sono stati, tra le varie cose, tagliati centinaia di alberi.
I mesi di giugno, luglio, agosto e settembre 2015 hanno visto alle
"Rotte del Guà" il taglio di
migliaia di alberi cresciuti spontaneamente dall'inizio del '900 e dove
avevano trovato posto tante specie di uccelli. Poco dopo il Genio Civile bloccò
il percorso degli argini, luogo di camminate e di biciclettate specialmente del
fine settimana e nel giro di poco anche tutta l'area fu recintata.
In questi giorni l'aria nella Valle dell'Agno è pessima.”
Riportiamo le considerazioni di Cristina Guarda su un problema la cui origine è a pochi metri dalle
Rotte del Guà:
16 Febbraio 2017
“Nel mare delle contraddizioni di Zaia, la fonte dell’inquinamento
PFAS si sposta oppure no?”
Non è così, in modo pasticciato, che si può gestire un’emergenza grave come quella dei Pfas.
In merito al futuro dello stabilimento Miteni di Trissino, ci sono
infatti gravissime contraddizioni tra ciò che dichiara Zaia e ciò che altri
atti stabiliscono, a partire dalle modifiche al Piano di Tutela delle Acque, approvate dalla sua stessa Giunta e in
discussione domani in commissione.
Meno di un mese fa Zaia dichiarava infatti che non c’è alcuna intenzione di chiudere o spostare la Miteni, ritenuta la principale responsabile della contaminazione. A fine gennaio invece la Giunta regionale ha approvato una modifica all’articolato delle Norme Tecniche del Piano di Tutela delle Acque, dove si dice che in caso di siti potenzialmente contaminati o contaminati che generino con continuità accertate situazioni di criticità per le acque potabili, ogni fonte di criticità debba ‘essere rimossa, o delocalizzata in aree meno critiche, nel più breve tempo possibile’.
Una contraddizione non da
poco: gli atti smentiscono Zaia. Cosa fa davvero testo? Gli atti o le
dichiarazioni ai giornali?
Ricordo ancora che nelle conclusioni della relazione della Commissione PFAS del 21 ottobre 2016, presieduta dallo stesso Direttore generale dell’Area Sanità e Sociale, Domenico Mantoan, si chiede “...la tempestiva adozione di tutti i provvedimenti urgenti a tutela della salute della popolazione volti alla rimozione della fonte della contaminazione ivi comprese le opportune variazioni degli strumenti pianificatori di competenza”.
A confondere ulteriormente le acque è arrivata l’autorizzazione
della Commissione tecnica regionale
Ambiente al nuovo impianto di
cogenerazione richiesto dalla azienda Miteni, dalla potenza di ben due megawatt e alimentato a metano:
peccato che l’UlSS 8 abbia invece espresso parere contrario, ritenendo
la richiesta in contrasto con le indicazioni del direttore generale dell’Area
Sanità e Sociale.
Eppure è Arpav, l'ente
strumentale della Regione, che nel 2013 ha individuato nella Miteni la
responsabile principale della contaminazione.
Messi in fila, questi fatti dimostrano che chi governa la Regione stia navigando a vista.
Di fronte abbiamo un presidente della Regione che dà l’impressione
di voler tutelare prima di tutto se stesso facendo sprofondare questa
gravissima vicenda nel caos di indicazioni ed atti contraddittori.
E intanto sull’emergenza Pfas sono solo i cittadini a pagare nelle bollette dell'acqua i
filtri per la potabilizzazione, unica misura attuata per la tutela preventiva
della nostra salute.”
Sembrerebbe che si parli di due
cose diverse ma non è così, la Miteni, la fabbrica incriminata per avere
provocato uno dei più grandi disastri ambientali della storia del nostro paese è
quasi adiacente al bacino delle Rotte del Guà.
L’avere consentito al Consorzio di Bonifica
Alta Pianura Vicentina di abbassare di quattro metri il letto del bacino può determinare
nel sottosuolo modifiche della falda, che in questa zona è al livello dei
campi, con grave pregiudizio per la diffusione possibile dell’inquinamento da
PFAS alle aree ancora scarsamente contaminate.
Ci ha pensato Zaia mentre
inaugurava, tra fotografi e giornalisti, il disastro del Guà?
L’unica cosa da fare adesso è fermare i lavori e non eseguire la
seconda parte degli stessi, molto più vicina a Tezze di Arzignano.
Prima o poi le bugie verranno a
galla insieme ai PFAS.
Tutti scopriranno che il Guà non è mai esondato e che a Montebello
il bacino di laminazione ha sempre funzionato perfettamente (sono cose verificabilissime, anche per la magistratura).
Tutti ricorderanno che l’allagamento
di Tezze e delle sue cantine veniva dal basso (cioè dall’innalzamento della
falda) e non dall’alto, cioè dal torrente (il cui letto adesso è stato
stupidamente abbassato).
Ma chi pagherà per gli ingenti
danni all’ambiente e al patrimonio paesaggistico e naturale?
Chi pagherà per l’aumentato rischio
di contaminazione delle falde da parte dei PFAS, elargiti gentilmente dalla Miteni?
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