Riportiamo
una breve cronaca di quanto avvenuto a Catania, ieri 11 novembre, in occasione
della visita di Renzi al Festival dell’Unità perché la maggior parte dei
giornali hanno minimizzato e travisato quanto accaduto. Per fortuna la rete ci
consente di fare della controinformazione e di documentarla.
I
giornali hanno relegato in piccoli trafiletti un episodio gravissimo:
la polizia ha aggredito
senza alcun motivo, un pacifico corteo di cittadini democratici che non
condividono la politica del presidente del Consiglio dei ministri Renzi.
La
stampa italiana, prona, con in testa “La Repubblica”, ormai organo del pensiero
unico renziano, ha definito i partecipanti “un corteo di protesta dei centri
sociali. I manifestanti hanno tentato di forzare il blocco e si sono scontrati
con la Polizia. Due i fermati.”
In
realtà il corteo pacifico che non ha
spaccato vetrine né automobili, privo di Blak Blok e di persone con il viso
coperto da fazzoletti o con caschi, era
formato da studenti, insegnanti, rappresentanti del movimento contro il mous di
Niscemi, ANPI, sostenitori del "NO" al referendum costituzionale, sindacalisti, vari rappresentanti
politici che non condividono la politica di Renzi, cittadini democratici non
appartenenti a nessun partito.
Il corteo non si è
“scontrato con la polizia” come afferma Repubblica, non ha opposto alcuna
resistenza, è stato aggredito con
violenza senza nessun motivo e non ha reagito alla violenza, come documentano ampiamente i filmati.
Riporto
questa breve cronaca sul modo in cui viene interpretata da Renzi la democrazia
e sulla tristezza di una festa che una volta era aperta a tutti e tribuna di
ampi dibattiti, diventata una manifestazione chiusa e blindata per soli
invitati certificati, le comparse di uno spettacolo deprimente anche per gli
iscritti al PD.
CATANIA
-11 SETTEMBRE 2016
«La chiamano festa dell'unità ma di festoso
non c'è stato proprio nulla. Una città blindata, un corteo fermo a via Umberto.
Villa Bellini, cuore di Catania, chiuso a tutti tranne agli accreditati dal Pd
e, per finire una bella carica della polizia a freddo, senza alcun motivo, sulle prime file di un corteo che stava
manifestando pacificamente».
Lo dice Giusy Vanadia, referente siciliana di
Azione Civile, il movimento fondato da Antonio Ingroia, presente alla
manifestazione.
«All'improvviso,
mentre manifestavamo - riferisce Vanadia in una nota - le forze dell'ordine
hanno indossato i caschi e hanno cominciato a caricare.
All'iniziativa avevano aderito l'Anpi, il
comitato del no alla riforma costituzionale cittadino, gli esponenti di molte
forze politiche. Tutta gente pacifica che esprimeva liberamente il proprio
dissenso sia alle politiche di Renzi sia alla blindatura della città.
Il diritto dei cittadini a manifestare,
sancito dalla nostra Costituzione, quella che Renzi vuole cambiare, è stato
mortificato.
In
cambio di una passerella del premier davanti ai pochi intimi che per ascoltarlo
si sono dovuti registrare prima.
Una volta si chiamava festa dell'Unità, oggi è
semplicemente una sagra di paese a
numero chiuso - prosegue
– Ci
consoliamo solo perché se Renzi è costretto a usare la forza contro pacifici
cittadini vuol dire che il suo tempo sta finendo. La festa dell'Unità era un
momento di confronto democratico e di dibattito. Questo è stato preventivamente
impedito perché prevalesse il suo pensiero unico».
Il post necessita di alcune precisazioni che potrebbero cambiare in parte la prospettiva su cui è impostato. Purtroppo Giusy Vanadia non dice ciò che è successo e che ha scatenato la carica della Polizia che, tutti d'accordo, ha esagerato, come del resto fa sempre, lo sappiamo. Un gruppo di ragazzi ha conquistato la testa del corteo, indossano casi e dietro lo striscione si organizzano con bastoncini. Decidono di avanzare verso il cordone della polizia con l'intento di andare oltre e conquistare il palazzo d'inverno. Molti compagni che riconosco, si dispongono lungo i lati del corteo e non intervengono o non credono di averne la forza per bloccare l'avanzata: sarebbero bastate cinque compagni per fermarli, e invece nulla. Si vede la polizia che carica e da quel momento non si fa che parlare di polizia fascista, di blocchi, di violenza e non si parla del perché la gente era li a manifestare. Compresa l'antifona?
RispondiEliminaFrancamente se solo cinque persone potevano fermare i "pericolosi" provocatori è evidente che non c'era bisogno della carica indiscriminata della polizia. E' innegabile che , dopo le dure manganellate alla cieca non c'è stata nessuna reazione, né con caschi né con bastoncini: il filmato parla da sé, mentre si vede un giovane che interloquisce, arrabbiato, ma educatamente con la polizia, chiedendo spiegazione della carica. E' innegabile che non ci sono stati danni a vetrine, insegne, persone ( tranne quelle manganellate dalla polizia). Allora? questi pericolosi ragazzini cosa hanno fatto? Non sono di quelli che urlano "Polizia fascista" ritengo comunque il comportamento della polizia, lodato dai vertici della polizia romana, a quanto dice il giornale "La Sicilia" abbia molto danneggiato l'immagine di Renzi e non ce n'era bisogno, visto il modo in cui si è svolta la festa dell'UNità. Convincere gli avversari col manganello rievoca sistemi già conosciuti nel nostro paese in un lontano passato. Una polizia democratica non ha certo bisogno di questo sfoggio di potenza nei confronti di cittadini pacifici e inermi ai quali dovrebbe garantire il diritto di manifestare.
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