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domenica 26 agosto 2018

IN ONORE DELLA MIA NIPOTINA TERESA aggredita dalla polizia




Pubblico questa mia riflessione, che inizialmente (due giorni fa) era stata scritta per rispondere a Roberto Fogagnoli, in onore della mia nipotina Teresa che è stata selvaggiamente aggredita dalla polizia mentre, disarmata e con la sua voce gentile, manifestava al porto di Catania in favore dei migranti reclusi su una nave militare italiana.

Si è conclusa con il ministro Matteo Salvini, iscritto nel registro degli indagati della Procura di Agrigento per sequestro di persona, arresto illegale e l’abuso d’ufficio, nei confronti dei 177 migranti e richiedenti asilo rimasti a bordo della nave della Guardia costiera dal 16 agosto una vicenda, a dir poco, paradossale.

Scrivevo due giorni fa, rispondendo ad una domanda di Roberto

 “Le ragioni dell’Italia non possono far leva sui disperati ingiustamente imprigionati su una nave. Non si può colpire chi non si può difendere e non ha alcuna colpa di essere nel luogo dove si consuma un conflitto tra i cinismi dei paesi europei.

E’ necessario che queste persone siano fatte scendere dalla nave militare e accolte con amore e fratellanza da un paese che non può smarrire i propri valori e la propria civiltà senza smarrire se stesso e la propria storia e identità.”

        Malgrado le sgangherate dichiarazioni a favore di Salvini che hanno inondato i social (il più delle volte condite da frasi francamente razziste e appellativi osceni e di pessimo gusto nei confronti dei migranti, che da soli qualificano chi li scrive) 
non viene meno la mia fiducia in milioni di italiani che non condividono un comportamento inaccettabile come quello del ministro di polizia né la esplicita connivenza nei confronti del suo operato, manifestata in questi giorni da parte del governo e resa evidente dal silenzio del capo dello stato.

Detto questo, dove è finita l’Europa? Dove sono i campioni di civiltà e democrazia di una Europa che si preoccupa solo di rimpinguare le banche? Una Europa che manda gli scerpa a disquisire sul problema degli sbarchi?


Credo francamente che costruire una Europa sugli egoismi nazionali, sul menefreghismo nei confronti dei paesi rivieraschi sottoposti al trauma dei continui arrivi di migranti, sia impossibile.

I protagonisti di questa squallida kermesse europea non si rendono conto che ormai siamo a pochi passi dal collasso di una operazione politica che ha saputo creare solo una moneta che in fin dei conti ha depresso e impoverito la maggior parte dei cittadini del continente.

La rapacità delle lobby che infestano i centri nodali delle strutture europee e la vergognosa sudditanza dei governi che hanno accettato regole disumane e controproducenti dalla BCE (banca privata, che di fatto governa l’Europa) sono alla base del fallimento di quello che era un meraviglioso progetto concepito da Altiero Spinelli.

In nome dell’Europa sono stati cancellati due secoli di lotte sociali per garantire i diritti del lavoro.


Dove non c’è una disperante disoccupazione c’è una occupazione che ha poco a che vedere con quello che una volta si chiamava lavoro.
I padroni hanno rialzato la testa e pretendono prestazioni sempre più umilianti e sempre meno garantite. “Se non ti va bene te ne vai e, se non te ne vai ti caccio”.

Il paese è paralizzato dalla precarietà.

Nessuna banca fa credito a chi non ha un posto fisso e garantito e coloro che godono ancora di un simulacro di posto fisso (dopo l’abolizione dell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori e l’introduzione del jobs act) sono sempre meno.

Non lamentiamoci quindi se il cosiddetto mercato interno non tira.
Chi ha portato in questi anni il paese nel baratro continua a pretendere anche oggi una ulteriore maggiore flessibilità da parte dei lavoratori e ulteriori maggiori regalie agli industriali da parte del governo.  

Tuttavia sento un grande fermento tra la gente.

Il pensiero unico del liberismo (praticato cinicamente dai governi di centro destra e centro sinistra) è sempre più contestato da chi ne sta pagando da più di dieci anni le conseguenze.

C’è fame di giustizia sociale tra la gente, c’è bisogno di ricreare le condizioni di un lavoro stabile e garantito per tutti.
Solo su questa base sarà possibile ricostruire un paese civile e creare condizioni di benessere condiviso.

A coloro che oggi si fanno paladini dei diritti civili, mentre fino a ieri hanno rinnegato lo statuto dei lavoratori, varato ulteriori leggi che precarizzano maggiormente il lavoro, svenduto i beni pubblici a privati, e ancora oggi difendono le cosiddette grandi opere, emblema dello spreco di denaro pubblico e di clientelismo sfacciato, ricordo che tali diritti, se non accompagnati costantemente dalla strenua difesa dei diritti sociali non potranno mai essere recepiti da chi perde il posto di lavoro o il diritto alla salute e alla pensione giusta e raggiunta in tempi umani.

Non a caso i nostri padri costituenti fondarono l’intera Costituzione sul LAVORO.

 Solo in un Paese in cui saranno coniugati i diritti civili con quelli sociali i cittadini potranno recuperare una nuova fiducia nelle istituzioni democratiche, una nuova dignità e coscienza politica per rispondere alle sirene della destra fondate sulla paura e sulla discriminazione dei più deboli.

Ritengo che sia da qui, dalla difesa del lavoro, che bisognerà ripartire e confrontarsi con i nostri avversari, non sulla base dell’odio verso il più povero ma su quella della solidarietà e il rispetto di ogni essere umano.

Giovanni Fazio




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