Ormai incontenibile la cronaca della diffusione
dei fanghi tossici della Miteni in tutto il territorio del Veneto e nelle
regioni vicine.
Zaia annaspa cercando di salvare capre e cavoli
ma non salva né le une né gli altri.
Infatti i
valori della contaminazione delle matrici alimentari (ritrovamento di altissimi
valori di PFOS e PFOA nel fegato di maiale negli allevamenti della zona rossa) vanno
alle stelle, anche se dall’alto ci comunicano che “non ci sono criticità”.
L’unica
cosa che è certa è che per Zaia la MITENI non si tocca. Nessun sequestro
cautelativo ma solo elogi per le nuove modalità di produzione (… dei rifiuti) che rispettano le direttive della
Regione.
Ora, o le direttive sono sbagliate o Miteni non
le rispetta dato che le tonnellate di fanghi che si vanno scoprendo qua e là
per il Nord Italia sono PFAS a catena
corta cioè quelli di ultima generazione che Miteni sostiene di produrre dal
2015.
Dopo
la scoperta dei valori di PFOS nei pesci, Zaia non sa più che pesci pigliare.
La plasmaferesi non è sicura. Ve l'ho detto fin dall'inizio non è stata mai sperimentata per i PFAS.
La mappatura
delle zone inquinate non regge più davanti alla scoperta di nuove falde
inquinate, di nuove discariche piene di PFAS e dell’aumento del PFOA nell’acquedotto
di ARZIGNANO.
L'unica cosa che sa fare chi regge il timone,
ormai fuori uso, del governo della Regione è scaricare la propria inefficienza
su Roma che, da parte sua, eccelle in menefreghismo e opportunismo.
Arlecchino
servitore di due padroni continua ad essere la migliore commedia veneta, anche
senza la regia di Strehler, un successo che si replica da anni ma che non
incanta più il pubblico, stufo di essere preso in giro.
La
classe dirigente indifferenziata che va da Zaia a Variati ha bisogno di un
trattamento ecologico severo che le impedisca di continuare a inquinare il
Veneto ma, francamente, non credo che ci siano discariche disposte ad
accoglierla.
Giovanni
Fazio
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