Apriamo
questo post con la notizia che la Giunta
regionale veneta ha rilasciato in data 11 luglio una concessione per
edificare una centrale elettrica di cogenerazione alla Miteni.
(Forse
un premio per avere inquinato mezza regione).
“Mentre i nostri figli crescono a pane e liquame, questi signori
deliberano la continuazione della MITENI.
Al posto di sospendere il giudizio, di sequestrarla con vincolo, di
ricollocare eventualmente le dipendenze, di bastonare gli inquinatori, essi ricogenerano
i responsabili primari dei PFAS….
In una recentissima intervista il Prof. Grandjean della Harward University
(una delle Università più prestigiose al mondo), tra i massimi esperti
mondiali sugli effetti dei PFAS sulla salute umana, dice:
"Le persone che hanno subito
un accumulo di queste sostanze chimiche nel corpo dovrebbero cercare di mantenere
la loro esposizione a zero".
Se quei signori citati, governatori, non capiscono le nozioni elementari,
non aspettiamoci che capiscano le parole di un docente universitario di
altissimo profilo, per quanto queste siano
chiare e inequivocabili.”
Sono chiarissime infatti, poiché i PFAS sono
sostanze chimiche artificiali non presenti in natura, il nostro organismo non è
capace di metabolizzarli; pertanto occorrono molti anni per espellerli ma, nel
frattempo, essi agiscono e possono provocare malattie molto gravi e tumori.
Questo è il motivo per cui la CiLLSA ha diffidato il sindaco di Arzignano affinché prenda una
serie di provvedimenti relativi all’acqua potabile e, tra questi, quello di rifornire di acqua totalmente
esente da PFAS gli asili nido, le mense scolastiche e le donne gravide.
La concessione rilasciata dalla Regione
testimonia il fatto che non vi è alcuna
intenzione di chiudere o trasferire in altro posto la Miteni, come
suggeriva, tra l’altro, lo stesso direttore regionale della sanità Domenico
Mantoan.
Una
decisione gravissima in ossequio alla società multinazionale responsabile di
uno dei più grandi disastri ambientali della nostra epoca.
Come
sempre, per Luca Zaia vengono prima le
grandi opere inutili e dannose, le corporation multinazionali e dopo i veneti, come dimostrano le mille
storie di devastazione ambientale, di ospedali inutili di autostrade e
superstrade fatte solo per speculare, di riforme sanitarie regionali che
rendono sempre più costosa l’assistenza sanitaria, di scarichi industriali
inviati attraverso il tubo ARICA a innaffiare i campi di Cologna Veneta e giù
di lì.
Ma ecco che il 15 luglio sul Giornale di Vicenza compare il solito articolo piaggione:
“Pfas, ambulatori e medici per gli esposti
Controlli sulla salute per 7 mila veneti
VENEZIA “Entro la metà di settembre sarà operativo il "Secondo
livello" del piano di sorveglianza della popolazione esposta ai Pfas.
Per l'avvio della plasmaferesi, ci saranno tempi più brevi».
Queste le novità da palazzo Balbi
che interessano potenzialmente 84.795 veneti.
La giunta Zaia ha approvato il provvedimento che pianifica la presa in
carico dal servizio sanitario regionale di chi ha concentrazioni di Pfas nel
sangue superiori alla media. In pratica, il percorso assistenziale gratuito per
la diagnosi tempestiva di eventuali patologie croniche possibilmente correlate
all'esposizione da sostanze perfluoroalchiliche”
IN PAROLE
POVERE CI FARANNO LA CHEMIO SENZA PAGARE IL TICKET QUANDO PRENDEREMO IL CANCRO.
“La
popolazione coinvolta nello screening è di 84.795 soggetti….
…… La
dotazione minima di personale prevede due medici e due infermieri.”
Nello stesso articolo si enumerano
tutta una serie di strumenti atti a seguire e curare quanti degli 84.795 cittadini
contaminati si ammaleranno (Stimati dalla Regione in circa 7.000, non si sa su
quale base scientifica). Ammesso e non concesso che i due medici riescano a
fare 10 visite al giorno quanti giorni ci vorranno per visitare e curare 9.000
persone? E quanti ce ne vorranno per scrinare le altre 75.975?
Tuttavia la parte più interessante dell’articolo riguarda le misure prese per le imprese agroalimentari e zootecniche.
“….. AZIENDE ZOOTECNICHE.
La Giunta ha poi approvato le
indicazioni per le aziende di
Lavorazione e produzione di alimenti per il consumo umano che usano
acqua contaminata da Pfas.
Con l'ok al provvedimento
all'interno di ogni UlSS si costituirà
un gruppo di valutazione multidisciplinare (Dipartimento prevenzione, Arpav
e l’ente gestore) che dovrà valutare la
soluzione tecnica più adeguata ad ogni operatore perché smetta di usare
l'acqua inquinata.
Sul tappeto ci sono diverse
strade: l’uso di filtri a carbone attivi, lo spostamento del pozzo in un'area
non contaminata o l'allacciamento alla rete idrica. Si valuterà caso per caso.”
MA DI CONTROLLI SUGLI “ALIMENTI PER IL CONSUMO UMANO” NELLE
INDICAZIONI DELLA GIUNTA NON SE NE PARLA
Da una ricerca dell’ARPAV a cura della Regione Veneto (area sanità e sociale, sez. veterinaria) in data 06/11/2015 venivano pubblicati dei dati relativi al rinvenimento di PFAS nei cibi prodotti localmente.
Tra i vari dati erano stati riscontrati 2 400 nanogrammi/Kg in una gallina, 8 200 ng/Kg in una trota, 57
400 ng/Kg in una scandola,
3 600 ng/KG in alcune partite di uova.
E’ chiaro che fin da allora il quadro
alimentare risultava estremamente allarmante.
Il fatto è ancora più preoccupante se si aggiunge il
rilevamento recente fatto dall’Istituto
Superiore di Sanità secondo cui, come pubblica il Giornale di Vicenza del
20 maggio di quest’anno, gli allevatori hanno valori di PFAS nel
sangue doppi rispetto ai residenti dell’area inquinata.
“CONSEGUENZE
DELLA CONTAMINAZIONE.
L'Istituto superiore di sanità ha concluso il
bio-monitoraggio su proprietari e operatori delle aziende agricole in area
inquinata
Pfas, allevatori con valori doppi dei
residenti”
Se, come dice il Prof. Grandjean della Harward University
"Le persone che hanno subito
un accumulo di queste sostanze chimiche nel corpo dovrebbero cercare di mantenere
la loro esposizione a zero"
ci chiediamo come
possano fare i ragazzi di Lonigo e dintorni a rispettare il consiglio
dell’illustre medico se, oltre che nell’acqua, i PFAS si trovano in abbondanza
in alcuni cibi prodotti nella zona inquinata.
Proprio per mitigare
il danno la Regione Veneto avrebbe dovuto prendere immediati provvedimenti
monitorando gli alimenti prodotti nelle zone inquinate e vietando il
commercio di quelli contenenti PFAS almeno dal 2013 e sicuramente dal 2015 ma
non lo ha fatto.
Adesso, bontà sua, ci fa sapere
che “nella UlSS si costituirà un
gruppo di valutazione multidisciplinare (Dipartimento prevenzione, Arpav e l’ente
gestore) che dovrà valutare la soluzione
tecnica più adeguata ad ogni operatore perché smetta di usare l'acqua
inquinata.”
CAMPA CAVALLO CHE L’ERBA CRESCE
Vi immaginate quanto tempo passerà
perché si formi la suddetta commissione, perché si riunisca e decida da dove
cominciare, perché valuti “la soluzione più adeguata” caso per caso e la
comunichi a chi di dovere, perché provveda a costruire nuovi pozzi o nuovi
acquedotti o aggiungere nuovi filtri, aspettare i finanziamenti, fare i bandi
e, infine, una per una, come è stato stabilito, realizzare le opere necessarie (Mentre
la Miteni continua a spargere i suoi veleni tranquillamente)?
Adesso Luca Zaia è a posto: ha preso
provvedimenti che risolveranno i problemi della agricoltura e della zootecnia
inquinata.
Nel frattempo tonnellate di uova prodotte in
loco, tonnellate di bistecche, polli, pesci, galline, radicchi, zucchine ecc.
ecc. invaderanno i nostri supermercati e
quelli del resto del paese.
Se ne faranno, tra l’altro, panettoni,
dolciumi, gelati per la gioia dei nostri palati e di quelli dei nostri bambini.
Si rende conto il presidente del Veneto
che consentire l’immissione nel mercato di cibi potenzialmente pericolosi, come
è stato fatto fino ad ora coscientemente, è un fatto gravissimo?
Si rende conto che non esercitando i
dovuti controlli sui prodotti locali finirà per condannare all’ostracismo anche
quelli che non presentano inquinamento?
Si rende conto che tutto ciò non può che
aggravare ed estendere la contaminazione da PFAS a tutto il Veneto e a tutto il
paese?
Si rende conto che questo modo di
procedere può provocare la più grande catastrofe del settore agro alimentare
del Veneto?
Si rende conto che è palese che le sue delibere, di fatto, consentiranno alle
industrie agroalimentari di continuare a smerciare i propri prodotti senza controlli, provocando un
probabile danno della intera popolazione italiana?
E cosa succederà quando un magistrato deciderà
che la salute dei bambini, dei ragazzi e dei cittadini tutti è più importante
del mercato?
Zaia: Il controllo degli effetti dell’inquinamento
Miteni sull’agroalimentare e sugli allevamenti avrebbe dovuto essere il primo
atto di prevenzione per tutelare la salute dei cittadini e quella delle aziende
produttrici.
Avresti dovuto agire già parecchi anni
fa ma hai fatto lo gnorri.
Ciò che hai fatto in tutto questo tempo e
ciò che stai facendo non è certamente il modo più idoneo per proteggere i
cittadini, l’ambiente, gli agricoltori e gli allevatori.
Adesso pensi di cavartela creando
commissioni che non avranno il compito di controllare gli alimenti ma solo l’acqua
con cui vengono prodotti.
Più che proteggere i cittadini finiranno
col lasciare le cose come stanno per il maggior tempo possibile.
Tutto ciò non ti salverà quando i nodi
verranno al pettine, quando tutti prenderanno coscienza dei danni derivati da
questo modo di procedere.
Un’ ultima domanda:
“HAI PRESENTATO IL CONTO ALLA MITENI PER
TUTTE LE SPESE CHE, FINO AD ORA, HAI ACCOLLATO A NOI CITTADINI, MALAMENTE
PROTETTI E MALAMENTE CURATI?”
Giovanni Fazio
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