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lunedì 24 aprile 2017

La Resistenza non vive solo nel ricordo del sacrificio dei suoi figli.

Arzignano aprile 1945 partigiani piazza Libertà

La Resistenza fu una lotta dura e dolorosa imposta al nostro popolo dalla necessità di non soggiacere alla dittatura di un governo fantoccio, totalmente sottomesso agli ordini dei nazisti tedeschi e costituito da uomini, allo stesso tempo, feroci e vigliacchi.

Arzignano 1945Il comandante Tigre, ferito 
Fu una guerra civile, amara e difficilissima perché bisognava combattere un nemico che teneva in ostaggio la popolazione civile e non esitava a compiere efferate stragi su gente inerme come rappresaglia nei confronti delle azioni partigiane.

E ancora si combattono in tutto il mondo, ma soprattutto nel Medio Oriente guerre in cui i cittadini sono ostaggio delle fazioni combattenti.
Il compito di chi difende i valori di quella guerra di liberazione, che ci rese liberi e padroni responsabili del nostro destino, è ancora doloroso e difficilissimo perché il nemico, chiunque esso sia, continua a tenere in ostaggio le vittime della guerra.

Le azioni dei criminali ricadono sugli innocenti che diventano, nell’immaginario collettivo, responsabili del terrore.

Ci chiediamo come possa un gruppo di scalzacani che in una terra semidesertica, senza industrie, senza agricoltura, con scarsità di acqua e senza risorse economiche di nessun genere, (eccetto il petrolio venduto di contrabbando ai familiari di Erdogan e transitato dalla Turchia verso acquirenti dal colletto bianco in un’Europa che finge di non vedere), sostenere una guerra di anni contro tutto il mondo.


Chi fornisce armi, denaro, uomini, alimenti e sostegno al cosiddetto stato islamico dell’Isis?
Chi consente a questi criminali sanguinari di rispondere efficacemente ai finti attacchi militari dell’Occidente?

La guerra in Medio Oriente si può fermare in un solo giorno. E’ sufficiente chiudere i rubinetti finanziari che la alimentano. Non è necessario sparare nemmeno un colpo di cannone. In una settimana i feroci Jadisti si arrenderebbero per fame.

Ma il cuore della finanza che alimenta la guerra si trova a New York, nei computer di Wall street, nelle finanziarie, nelle fabbriche di armi, nelle compagnie di rating, dentro la rete di comando delle Big Oil, all’interno della Casa Bianca e del Pentagono. E’ l’oro dei sauditi che ha sposato l’America e che l’America non è in grado di colpire senza ferire il proprio cuore finanziario.











E il mondo intero subisce la violenza di attentati, a volte diretti dallo stato islamico, a volte compiuti da deboli di mente, che alimentano il terrore e spingono milioni di persone verso risposte autoritarie nel grand guignol ipocrita della stampa internazionale.

Erdogan, commentando i dati del referendum truffa con cui ha trasformato una nazione civile e democratica in una satrapia orientale retta da un sultano circondato da una camarilla di corrotti fino al midollo, ha dichiarato “Abbiamo battuto i crociati” cioè, ha definito i turchi che hanno votato “no” (quasi il 50% o forse molto di più, visto che nelle urne sono state rinvenute più di due milioni di schede elettorali non timbrate), con la stessa parola con cui Daesh definisce i propri nemici.
Che strane affinità linguistiche!

Donata, nel suo bellissimo post, recentemente pubblicato sul suo blog GENERAZIONE SPERANZA ha centrato ancora una volta il bersaglio giusto.

Uno Stato, volutamente dimentico dei valori della propria lotta e delle fondamenta della dignità di una nazione, non trasmette ai propri figli la cultura della libertà.

La scuola ha messo in sordina la Resistenza, I ragazzi non ne sanno niente.

Arzignano Via Trento 1945 


E’ necessario ritornare ad aprire questa pagina della nostra storia per dare una chiave di interpretazione corretta alle difficoltà in cui si dibattono i giovani di oggi, senza lavoro e senza stipendio.

Sosteniamo quanti sanno e gridano nelle strade e nelle piazze che LA GUERRA SI SCONFIGGE CON LA PACE.

Denunciamo i veri autori del massacro quotidiano, quelli che tirano i fili delle marionette del Daesh. Sono gli stessi criminali in colletto bianco, che stanno distruggendo la nostra economia, che ci impongono acqua avvelenata, cibi corrotti, disoccupazione e miseria.
E’ la loro cultura, fondata sul profitto come unico motore del mondo, contro quella nata dalla Resistenza, sancita da una Costituzione criticata e irrisa dalle compagnie di rating americane, attaccata e umiliata da chi seve i burocrati di Bruxelles e i trivellatori del nostro mare anziché la propria gente.

Resistenza vuol dire credere nei  valori di  un mondo in cui la solidarietà vince sul profitto di pochi, in cui la pace vince sul commercio delle armi, il lavoro è difeso contro la delocalizzazione delle fabbriche, l’acqua è un bene comune e chi la avvelena va in galera.

Resistenza vuol dire ancora difendere dalla aggressione del mercato il diritto alla salute, all’istruzione, al lavoro, ad una vecchiaia serena: si chiama Stato Sociale, quello che ogni giorno, grazie a governi compiacenti, viene violato dagli speculatori di un’Europa governata dalle banche private.
 Contro questi avvoltoi e contro i loro scherani locali ha senso ancora la parola Resistenza, che oggi, come allora, significa cittadinanza attiva, militanza contro ogni ipocrisia e contro chi vuole imbalsamare la lotta per la libertà in uno sterile rito di circostanza.

La resistenza vive nella lotta dei fratelli pugliesi in difesa della loro terra e degli ulivi secolari, in quella dei nostri fratelli della Val di Susa che si oppongono alla TAV, nella lotta dei terremotati contro l’indifferenza dello Stato, nella mano tesa ai profughi del mondo, in tutte le lotte contro la devastazione del nostro territorio, dalla Pedemontana alla Valdastico agli inceneritori, dalla Miteni alle speculazioni sugli ospedali e sulla sanità, dai veleni sparsi nei campi dai giganti della chimica, da tutto ciò che produce ricchezza per pochi e sofferenza e malattie per molti. La Resistenza vive nelle parole di Francesco.


La resistenza, dimenticata e offesa da chi si schiera contro il diritto del popolo palestinese di essere riconosciuto e di liberarsi da una occupazione militare che lo umilia e lo tormenta da più di quarant’anni, vive nelle manifestazioni in cui sono accolte con amore e con speranza le sue bandiere.
La Resistenza vive nella nostra vita e nella nostra lotta di ogni giorno.

Giovanni Fazio


Dedicato allo studente liceale PETRONIO PAOLO VERONESE “Giorgio”, di Arzignano; comandante di pattuglia della “Pasubio”, caduto in combattimento, all’età di 18 anni tra le località di Bosco Fochesati e Bosco Bertoldi di Altissimo e Nogarole il 9.9.44;



IN RICORDO DI SEVERINO CHIARELLO

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