Ovvero “Balocchi e profitti”
“I giocattoli venduti in Europa dovranno essere privi di Pfas. È
una svolta che molti definiscono «epocale» quella decisa dall'Unione europea
venerdì scorso con l'accordo politico provvisorio raggiunto tra il
Parlamento europeo e il Consiglio dell'Unione. Si tratta di un passaggio
decisivo nel lungo iter di approvazione scaturito dalla proposta di regolamento
sulla sicurezza dei giocattoli presentata dalla Commissione europea il 28
luglio 2023.
Il nuovo regolamento - spiega Bruxelles - vieterà l'uso di sostanze
chimiche nocive, come le sostanze perfluoroalchiliche (Pfas), i perturbatori
endocrini e i bisfenoli, nei giocattoli. Tutti i giocattoli disporranno
di un passaporto digitale dei prodotti per impedire l'ingresso nell'Ue
di giocattoli non sicuri e la loro vendita. Il regolamento stabilisce norme più
rigorose sulle vendite online e conferisce agli ispettori maggiori poteri per
rimuovere i giocattoli pericolosi dal mercato.
Ciò garantirà che i giocattoli importati siano sicuri per i
consumatori quanto i giocattoli fabbricati nell'Ue.”
Leggiamo questa bella notizia nel Giornale di Vicenza di oggi
14/04/2025.
L’entusiasmo cala però quando si legge, a conclusione dell’articolo
“L'eurodeputata Cristina Guarda, d'altra parte, rileva come i «tempi per
il decadimento della vecchia direttiva e per l'entrata in vigore del nuovo
regolamento sono stati allungati, passando da 30 a 54 mesi». Una
nota dolente, per i Verdi, «in un contesto che, nel complesso, è una grande
vittoria per la salute pubblica».
Da chi sono stati allungati? Chi è che continuamente mette i
bastoni tra le ruote delle norme ecologiche anche se riguardano la salute e la
vita dei bambini?
Dovremo attendere Giugno del 2029 o forse gennaio 2030 per
cancellare per sempre il rischio di giocattoli velenosi. Tempi eccessivi e
ingiustificati.
Allo stesso modo giudichiamo indecente la nuova normativa
europea che entrerà in vigore dal primo gennaio dell’anno prossimo che fissa a 100
nanogrammi/litro il limite massimo di pfas presenti nell’acqua potabile in
tutta Europa. Grande notizia! Finalmente è stato fissato un limite! Ma chi
è che darà un litro d’acqua a un bambino sapendo che dentro ci sono pfas
legalizzati fino a 100 ng?
Si dovrebbe chiedere alla signora Von Der Leyen (interessata più alle armi che alla salute degli europei) in quale rivista scientifica ha trovato questa misura, disapprovata, tra gli altri, anche dall’EFSA (AUTORITA' EUROPEA PER LA SALUTE ALIMENTARE) che pone limiti estremamente più bassi, per non parlare dell’ISDE (Associazione internazionale dei medici per l’ambiente) che per l’acqua potabile fissa limiti pfas zero). Certamente! Perché alcuni di essi sono cancerogeni come ha certificato lo YARC (INTERNATIONAL AGENCY FOR RESEARCH ON CANCER).
Ovviamente nessuna rivista scientifica considererebbe
salutare la nuova acqua potabile
europea, figlia di un vergognoso compromesso con i grandi gestori. Anche nel nostro Veneto, così premuroso e
attento nei confronti della salute dei cittadini, è tuttora vigente lo stesso
livello europeo (C’è stato qualche assessore regionale che se ne è pure
gloriato “Siamo stati i primi a mettere i limiti all’acqua potabile” Grazie al
cavolo! ).
La Danimarca ha stabilito per i propri cittadini un limite massimo di 2 nanogrammi. Imparate assessori veneti! E impari quella che si definisce “una madre, una donna, ecc”. L’acqua europea la berrà anche sua figlia.
Ma di cosa ci possiamo lamentare se, a ben 12 anni dalla “scoperta”
dei PFAS nelle nostre limpide acque, non è ancora consentito ai medici
richiedere un esame del sangue per i pazienti a rischio PFAS?
La prevenzione non solo non viene attuata ma viene
addirittura ostacolata, con buona pace degli Ordini dei Medici che fanno finta
di non sapere. È dovere/dritto del
medico eseguire tutti gli esami necessari per curare i propri pazienti. È un
diritto del cittadino accedere a tutti gli accertamenti necessari per essere
curato. Ma non in Veneto (Neo trampismo?) In Veneto, una donna che aspetta un
bambino non è in grado né di fare gli esami, né di attuare una dieta priva di
PFAS, malgrado la presenza di queste molecole negli alimenti possa produrre
aborti e gravissimi danni alla madre e al feto.
I giocattoli, sia pure tra quattro anni e mezzo “disporranno
di un passaporto digitale dei prodotti per impedire l'ingresso nell'Ue
di giocattoli non sicuri e la loro vendita” ma per i cibi, gonfi di
pesticidi e di chimica mortale, nessun passaporto, nemmeno una etichetta, sui
banconi dei supermercati, con scritto “Contiene PFAS”.
Mentre l’assistenza sanitaria declina sempre più, per la
gioia delle compagnie di assicurazione e delle cliniche private, la prevenzione pubblica forse si accorgerà (fra
quanti anni?) che è diritto di ogni cittadino sapere quello che mangia per non
morire prima ancora di nascere?
Giovanni Fazio
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