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sabato 3 ottobre 2020

TUMORE AL SENO: 1000 NUOVI CASI OGNI ANNO al Breast Unit di Montecchio Maggiore

 


ogni dodici mesi ci sono 600 interventi effettuati alla Breast Unit diventata polo senologico per l'Ulss 8 Berica e centro d'eccellenza della sanità veneta.”

Meneghini, primario della Breast Unit:

 «Si è abbassata la fascia d'età più colpita che si attesta tra i 35 e i 

50 anni ma è calata la mortalità con possibilità di farcela al 90%»

 

Questo è l’incipit dell’articolo apparso sul Giornale di Vicenza del 30 settembre scorso.

         In coda al sottotitolo la notizia consolatoria … calata la mortalità con possibilità di farcela del 90%.”

Certo non è colpa del dott. Meneghini se l’età del tumore al seno si abbassa paurosamente e un numero di ragazze giovanissime è colpito da questa tremenda malattia.

Il 90% di donne ce la fa, ma quando ti viene diagnosticato il cancro tutto il mondo ti cade davanti. Non sai se farai parte di quel 90% che sopravviverà e ti avvii verso un percorso doloroso e incerto che cancella tutti i tuoi sogni e i tuoi progetti, che ti conduce alla sala operatoria, alla chemioterapia e a lunghi anni di incertezze e di speranza.

         Il dato certo è che la malattia, di anno in anno, colpisce un numero sempre più grande di donne sempre più giovani.

Potete restare indifferenti a queste notizie? Non avete madri, sorelle, figlie?

Non si può restare con le mani in mano mentre le cause che determinano il male crescono smisuratamente sotto i nostri occhi.

Le cause di questo progressivo aumento di tutti i tumori, delle malattie degenerative e metaboliche va trovata nelle condizioni precarie del territorio della nostra regione dove, per favorire profitti e speculazione, si massacra l’ambiente con le ripercussioni che qui vediamo documentate.

È di questi giorni la pubblicazione di “MAL’ARIA DI CITTA’ ” il report annuale di Legambiente sullo stato delle nostre città. 

In parallelo con il crescere dei tumori e delle altre malattie vediamo la crescita annuale dell’inquinamento atmosferico.

“Secondo l’Agenzia Ambientale Europea (EEA) l’inquinamento atmosferico continua ad avere impatti significativi sulla salute della popolazione europea, in particolar modo per i cittadini delle aree urbane.

 Gli inquinanti sotto osservazione, in termini di rischio per la salute 
umana, sono le polveri sottili (Pm), il biossido di azoto (NO2) e l’ozono troposferico (O3) … L’inquinamento ha anche un impatto economico se si considerano i costi sanitari associati, l’accorciamento dell’aspettativa di vita, le morti premature e le giornate di lavoro perse.

A pagarne le conseguenze, come sempre, sono i cittadini.

 Ogni anno sono infatti oltre 60 mila le morti premature in Italia dovute all'inquinamento atmosferico che determinano un danno economico, stimato sulla base dei costi sanitari comprendenti le malattie, le cure, le visite, i giorni di lavoro persi, che solo in Italia oscilla tra 47 e 142 miliardi di euro all'anno.

Ad oggi infatti i ¾ della popolazione urbana è esposta a concentrazioni troppo elevate rispetto a quanto indicato dall'OMS per le sole polveri sottili (Pm 2,5). Decisamente troppo… Alcuni inquinanti hanno un potenziale impatto sul clima e sul riscaldamento globale a breve termine; l’ozono troposferico (O3) e il black carbon (BC) …

C’è bisogno di politiche integrate ed efficaci e ce n’è bisogno subito.

Non è un problema solo di soldi e di mezzi meno inquinanti: si deve programmare la conversione ad una nuova mobilità, pubblica e condivisa, inderogabilmente a emissioni zero.

 Si tratta di scegliere e progettare da subito il modo in cui dovrà necessariamente cambiare la mobilità nelle aree urbane.

In sostanza l’inquinamento atmosferico è al momento la più grande minaccia ambientale per la salute umana ed è percepita come la seconda più grande minaccia ambientale dopo il cambiamento climatico.”

 


La citazione del documento di Legambiente che potete scaricare per intero dal LINK
fa il punto sul grave stato della qualità dell’aria nelle nostre città. Fanno riflettere i dati relativi all'elenco delle città inquinate da cui risulta che in testa alla classifica delle città più inquinate d’Italia ci sono ben 5 capoluoghi veneti con in testa Vicenza che occupa il 6° posto della classifica nazionale, seguita da Rovigo, al 7°, Verona  al 9°, Venezia al 13° e Padova al 16°.

Dell’accorato appello di Legambiente e dello stato di rischio in cui vivono i cittadini del Veneto il nostro ineffabile presidente Zaia non si è mai preoccupato né tanto meno occupato e diciamo che nemmeno gli amministratori delle nostre città ci fanno tanto caso visto che al di là di qualche domenica a piedi non mettono in atto nessuna misura strutturale di quelle che suggerisce anche Legambiente.        

Il presidente Zaia, andando contro corrente rispetto alle direttive europee e al buon senso, nel 2018 ha chiuso un progetto che riguardava la realizzazione di un complesso moderno sistema di metropolitane di superficie che avrebbero abbattuto la gran parte dell’attuale traffico automobilistico.

Per quanto riguarda il traffico il nostro presidente evidentemente non si ispira a Berlino bensì al Cairo e Nuova Deli.

 Intanto sempre più gente si ammala e muore.

La stessa totale disattenzione Zaia riserva all'inquinamento che ha colpito, ufficialmente, 360.000 persone, ma se ne stimano più di mezzo milione.

La bonifica del vasto territorio inquinato che riguarda la bassa pianura veneta, compresa in tre province Verona, Vicenza e Padova, dovrebbe essere al primo posto nell'elenco dei progetti finanziati dal Green New Deal, quel patto europeo che prevede una pioggia di miliardi per i progetti di risanamento ambientale.

 

Nell’intervista rilasciata all’indomani della sua rielezione bulgara il presidente elenca i suoi progetti più importanti

 


29/9/2020 Giornale di Vicenza

 

IL FUTURO NEI PROGETTI DI ZAIA.

 «Saranno cinque anni di rivoluzione pacifica, totale, gandhiana, che cambierà radicalmente il Veneto - predica -. 

Del resto ci lasciamo alle spalle il mondo analogico, è il digitale che ci aiuterà a vivere meglio in tanti settori, dalla sanità alle infrastrutture con le Smart road».

Certo, «la madre di tutte le battaglie resta l'autonomia - continua - e anche su questo confermo che abbiamo dei progetti che non faranno piacere a Roma». 

 E non solo.

 Tra le priorità c'è il completamento della Tav: Ci mancano ancora 4 miliardi per la tratta Verona - Vicenza: il Recovery Fund  potrebbe essere la soluzione per poter anche aprire i cantieri». 

E ancora. «La Valdastico va completata a Nord perché servirà a sgravare il polo veronese sul Brennero dal traffico pesante».

 

Il presidente non nomina nemmeno di striscio tra le priorità quella che interessa mezzo milione di persone e l’unica che ha senso, cioè la bonifica di un terzo del territorio regionale, la salvaguardia delle falde idriche, della fascia della ricarica degli acquiferi e la rivoluzione delle tecniche produttive e di smaltimento dei rifiuti.


 
Esiste già un progetto, firmato dal Ministro dell’ambiente, dal presidente della Regione dai sindacati, dai sindaci dei comuni interessati, dalla Confindustria ecc. ecc. che potrebbe essere l’inizio di questo processo epocale e cioè il patto decennale Stato Regione siglato nel febbraio del 2016 che prevede la bonifica dell’intera area del bacino Fratta Gorzone.

 A quattro anni dalla firma  però non è stata messa nemmeno la prima pietra.

Come documenta l’Istituto Superiore di Sanità, migliaia di pozzi con livelli che superano i 50.000 nanogrammi/litro di PFAS sono alla base di un diffuso inquinamento di prodotti alimentari, verdure, frutta, carni, uova ecc. che raggiugono quotidianamente le nostre mense.

Gli scoli del distretto conciario, ricchissimi di veleni, oltre che di PFAS, si irradiano, oltre che nella  bassa pianura,  anche nell'Adriatico, inquinando pesci e mitili.

  Quando parliamo del "PATTO"  stiamo trattando del totale risanamento di tutta la bassa pianura veneta, un’opera di vastissime dimensioni e di durata ultra decennale che occuperebbe migliaia di persone e garantirebbe i prodotti dell’intera area e la salute di centinaia di migliaia di persone.

    Produrrebbe una grande ricchezza e renderebbe la nostra agricoltura competitiva a livello mondiale.

Tutto questo al nostro presidente, a Confindustria e ai nostri sindaci non interessa affatto, nemmeno dal punto di vista del grande valore economico ed occupazionale che avrebbe un'opera del genere, forse perché prima di iniziare a bonificare, ovviamente, bisognerebbe smettere di inquinare e questo tasto non è particolarmente gradito all'industria della concia e affini.

 Parleremo nel prossimo post della bonifica mancata e di quello che arriva nelle nostre mense, dei limiti PFAS decretati da Zaia per gli acquedotti che non sono uguali a zero, come lui afferma, ma 390 nanogrammi/litro. 

Nel frattempo accontentiamoci dei mille casi annuali di tumori al seno nella Breast Unit di Montecchio Maggiore.

 

Giovanni Fazio


La provincia di Vicenza è la più cementificata d'Italia
 


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