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giovedì 21 novembre 2024

GENOCIDIO A GAZA 1.000 soldati israeliani denunciati per crimini di guerra, crimini contro l’umanità e genocidio a Gaza

UNITÀ 8200, IL “NET WORK” DELLA LOBBY ISRAELIANA CHE PILOTA L’INFORMAZIONE

 

Migliaia di bambini uccisi 

Daniele Luttazzi

20/11/2024

Lo scorso ottobre la Hind Rajab Foundation[1]ha denunciato alla Corte penale internazionale (Cpi) 1.000 soldati israeliani per crimini di guerra, crimini contro l’umanità e genocidio a Gaza. Oltre 8.000 prove verificabili, tra cui video, registrazioni audio, relazioni forensi e documentazione sui  social media dimostrano il coinvolgimento diretto dei soldati identificati in quelle atrocità. Le  violazioni del diritto internazionale sono sotto gli occhi di tutti da più di un anno, eppure nei media Statunitensi (e di conserva nei nostri) il racconto su Gaza è costantemente sbilanciato in favore di  Israele.


L’anomalia è
bipartisan: giornali, settimanali e tv liberal (New York Times, Cnn, Nbc) non  differiscono dalla reazionaria Fox News nel sostegno incondizionato ai crimini di guerra di  Netanyahu. Il pesce puzza dalla testa: in un promemoria sfuggito alle maglie della censura interna, la dirigenza del New York Times ordina esplicitamente ai suoi giornalisti di non usare parole come  genocidio ”, “massacro”e“pulizia etnica”quando scrivono delle azioni di Israele. Devono anche  evitare parole come “campo profughi”, “territorio occupato” o persino “Palestina” (t.ly/a - nUkh).  Alla Cnn le cose non vanno meglio: un promemoria ordina a tutti i giornalisti di presentare Hamas  (e non Israele) come responsabile della violenza; di specificare sempre “controllato da Hamas”  quando scrivono del ministero della Salute di Gaza e delle cifre delle vittime civili; e di non riferire  mai il punto di vista di Hamas. Nyt e Cnn hanno licenziato giornalisti che criticavano le azioni  israeliane: Jazmine Hughes fu costretta a dimettersi dal Nyt dopo aver firmato un appello contro il  genocidio in Palestina. E il conduttore della Cnn Marc Lamont Hill fu licenziato dopo aver chiesto la  liberazione della Palestina in un discorso alle Nazioni Unite.

Come mai, nei democratici Stati Uniti  d’America, la libertà d’espressione viene conculcata, quando si tratta di Gaza?



Per lo stesso motivo per cui gli Usa danno 5 miliardi di dollari ogni anno a Israele, spiega il giornalista d’inchiesta Alan  MacLeod (MintPress , Guardian, Jacobin , Grayzone):

“Israele svolge una funzione molto importante  per l’impero statunitense: in pratica è un 51° Stato, un avamposto degli Stati Uniti in Medio Oriente.  Serve a controllare l’area più importante al mondo dal punto di vista strategico ed economico. In  Medio Oriente c’è il petrolio, cardine dell’economia moderna: chiunque controlli quel petrolio ha un potere enorme sulla società globale”.

Una delle conseguenze, scoperta da MacLeod, è che negli Usa i  media mainstream , ma anche i giornali locali e i social media, non trovano nulla di strano ad  assumere come giornalisti, anche in ruoli apicali, ex spie ed ex lobbisti israeliani (t. ly/z7beI , t.  ly/fo1DB ).

1.000 soldati israeliani denunciati per crimini di guerracrimini contro l’umanità e genocidio a Gaza

La sua accusa è pesante: questo network di propagandisti israeliani (sono centinaia)  scrive le notizie dei media statunitensi sull’offensiva israeliana in Palestina, Libano, Yemen, Iran e  Siria. Manipolano l’opinione pubblica: cancellano i crimini di Israele e creano consenso al  coinvolgimento Usa nel genocidio in corso. Le ex spie arrivano dall’Unità 8200, la divisione militare  israeliana che si occupa di spionaggio, sorveglianza, guerra informatica e operazioni coperte.  All’Unità 8200 viene attribuita per esempio l’esplosione dei 3000 cercapersone in Libano (9 morti,  fra cui una bambina, e migliaia di feriti fra i civili). Un atto definito terroristico dall’ex direttore  Cia  Leon Panetta; ma “un successo” secondo il giornalista Barak Ravid. Ad aprile Ravid ha ricevuto da  Biden il White House Press Correspondents’ Award , uno dei premi giornalistici più prestigiosi negli  Stati Uniti. Piccolo particolare: Ravid è stato un analista dell’Unità 8200 e fino all’anno scorso era un  riservista Idf.

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[1] La Hind Rajab Foundation è una branca del March 30 Movement  dedicata principalmente alla ricerca di giustizia in risposta ai crimini contro l'umanità, ai crimini di guerra e alle violazioni dei diritti umani perpetrati dallo Stato israeliano contro i palestinesi. Istituita durante il genocidio in corso a Gaza, la nostra fondazione onora la memoria di Hind Rajab e di tutti coloro che sono morti o hanno sofferto sotto la campagna genocida israeliana.







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lunedì 28 ottobre 2024

 LETTERA A URSULA VON DER LEYEN

PROGETTO FINALE


Foto di repertorio. Incontro ZERO PFAS  ad Arzignano

Oggetto: Sostegno alla proposta di restrizione dei PFAS a livello UE

 

Gentile Signora Presidente,

Vi scriviamo per sottolineare l’urgente necessità di un forte sostegno alla restrizione dei PFAS –

“sostanze chimiche per sempre” – a livello UE. Le proprietà persistenti e tossiche dei PFAS rappresentano un grave rischio per la salute

l’uomo e l’ambiente, motivo per cui è necessaria una regolamentazione completa di questo gruppo di sostanze è essenziale.

La proposta di restrizione elaborata da cinque Stati europei prevede una soluzione sensata disposizioni transitorie per le applicazioni per le quali non sono ancora disponibili soluzioni alternative, comprese applicazioni nel settore medico e tecnologie per la transizione energetica.

Ciò dimostra che entrambe le proposte sono  ambiziose e praticabili.

Non riusciamo a comprendere la richiesta di alcuni gruppi di interesse di escludere i fluoropolimeri dalla restrizione. I rischi potenzialmente bassi descritti con alcuni fluoropolimeri nella fase di utilizzo non sono un argomento a favore dell'esenzione dei fluoropolimeri dalla regolamentazione in considerazione dei rischi durante la produzione e disposizione.

Per consentire la transizione verso un futuro senza PFAS, è essenziale che la Commissione europea dimostri:

Un chiaro percorso per promuovere lo sviluppo di alternative sicure ai PFAS.

 Allo stesso tempo, è necessaria una discussione sul futuro e sulla trasformazione sostenibile del settore chimico, in cui dovrebbe essere coinvolta anche la società civile.

Ciò contribuirà anche a rendere trasparente e collaborativa l’eliminazione graduale dei PFAS.

Insieme a tutti i gruppi sottoscritti e alle organizzazioni della società civile, vi chiediamo di sostenere un proseguimento non ostacolato della valutazione della proposta di restrizione universale dei PFAS nella sua Firmatari

134

 organizzazioni hanno firmato il manifesto - Se la tua organizzazione desidera sottoscrivere questo manifesto, invia un'e-mail a segno@banpfasmanifesto.org

Firmatari

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