LA DIRETTIVA AFFOSSATA ANCHE DALL'ITALIA
Tra le principali novità, la bozza prevedeva la riduzione
dei rifiuti generati pro-capite, nuove regole contro l’over-packaging,
obiettivi più ambiziosi su tassi di riciclo e contenuti minimi di
materiale riciclato e, a partire dal 2028, l’obbligo di istituire
sistemi di deposito cauzionale per i contenitori monouso con capacità
fino a 3 litri, non solo in plastica.
Le case produttrici di plastiche festeggiano il
naufragio del progetto europeo inneggiando al riciclo che avrebbe dovuto
salvaguardare l’inquinamento dei mari dei fiumi e delle riserve di acqua
potabile.
Il testo della direttiva approvato è stato svuotato di tutti i contenuti osteggiati dalle case produttrici diventando una norma assolutamente inefficace a contrastare l'inquinamento dei mari e del territorio e soprattutto l'aumento dello stesso a causa della crescita continua della produzione di plastiche mono uso.
Palazzo Chigi, commenta:
"testo equilibrato ed efficace", che
concentra gli oneri sulle società di grandi dimensioni (oltre 1.000 dipendenti
e 450 milioni di fatturato globale) meglio in grado di monitorare le
proprie catene di approvvigionamento e di contribuire alla mitigazione
degli effetti delle attività economiche sui cambiamenti climatici, nonché alla tutela
dei diritti umani delle persone interessate dall'attività d'impresa.”
 |
Tutela dei diritti umani |
"… Il merito di questo
successo va attribuito anche al cruciale lavoro di squadra svolto dai
nostri europarlamentari, che hanno saputo travalicare gli schieramenti
politici", ha proseguito la presidente Meloni, riservando un ringraziamento particolare a Massimiliano Salini (Forza
Italia) e a Patrizia Toia (Partito Democratico)”
Il nuovo campo largo per la plastica
(ci sarebbe da ridere se non ci fosse
da piangere).
INTANTO ALL’ESTERO
Diversi stati europei però hanno già
introdotto quote obbligatorie da raggiungere nei prossimi anni: l’Austria ha introdotto una quota del 25%
per i contenitori per le bevande entro il 2025, la Francia il 10% del packaging entro il 2027,
il Portogallo il 30% entro il 2030. “Coca Cola ha annunciato di voler utilizzare il 25%
di contenitori riutilizzabili entro il 2030 per le bevande che commercializza
in tutto il mondo – ricorda Giuseppe
Ungherese (Greenpeace) – un obiettivo non dissimile da quello presente
nella bozza (20% entro il 2030).

SISTEMI DI DEPOSITO SU CAUZIONE
Sul sistema di deposito e cauzione Enzo Favoino di Zero Waste Europe, esponente della campagna “A Buon Rendere”
dichiara:
“Nei 13 paesi europei che hanno già il
deposito cauzionale la media di intercettazione dei contenitori per bevande
è del 94%, ma quella dei Paesi senza deposito cauzionale è del 47%. Altri dieci Paesi europei, però, hanno già
definito le scadenze per l’entrata in vigore di questi sistemi, per i quali l’Italia rischia davvero di rimanere l’ultima ruota del carro."
DATI SULLA PLASTICA
Si sentiva proprio
il bisogno dell’intervento di Giorgia Meloni in favore di BIG Plastica. I dati sono
letteralmente terrorizzanti se pensiamo al pianeta che subisce questa offensiva
quotidiana nell’indifferenza generale.

«La produzione
mondiale di plastica si avvicina a 400 milioni di tonnellate all’anno»,
ha dichiarato Beizhan Yan,
chimico ambientale presso l’Osservatorio della Terra Lamont-Doherty
della Columbia University.
«Più di 30 milioni di tonnellate
vengono gettate ogni anno in acqua o sulla terraferma e molti prodotti
realizzati con la plastica, compresi i tessuti sintetici, perdono particelle
mentre sono ancora in uso. A differenza della materia organica naturale, la
maggior parte delle materie plastiche non si scompone, ma si divide e si
ridivide in particelle sempre più piccole della stessa composizione chimica».
PLASTICA E PFAS
Il libero mercato non ha esitazioni
nel mescolare pfas e plastiche per ricavare ulteriori profitti. Li hanno
mescolati anche nei pesticidi (76% di quelli usati in Italia). È
veramente necessario fare delle profonde riflessioni e sulla china in cui ci
precipita un capitalismo folle e disumano.
Molti oggetti in plastica contengono anche PFAS, per cui al danno
delle nano plastiche si aggiunge quello delle sostanze perfluoroalchiliche
(Tumori, Alzheimer e altro).
BUONE NOTIZIE DALL’AMERICA
In America, leggiamo
su Rinnovabili.it, le aziende statunitensi hanno dato seguito a un accordo con
la Food and Drug Administration per
interrompere volontariamente
l’uso di PFAS negli imballaggi alimentari.
Per una volta, un impegno assunto in modo volontario grazie al “soft
power” esercitato dall’agenzia governativa, ha prodotto un risultato Con questo accordo, sono stati
tolti di mezzo involucri per cibo da asporto, sacchetti per popcorn da
microonde, contenitori di cartone per il take away e sacchetti
per cibo per animali. Aspettiamo che si faccia qualcosa di simile anche in Italia.
NANOPLASTICHE NELL’ACQUA MINERALE
Purtroppo, dagli USA non ci arrivano
soltanto buone notizie.
Da un articolo di Raicaldo di Pasquale apprendiamo che arriva dagli Stati Uniti l'ultimo rischio di ingerire micro
plastiche, ma soprattutto nanoplastiche, attraverso il consumo di acqua
commerciale in bottiglie di plastica:
un team di ricercatori ha analizzato
i prodotti di tre celebri marche, alla ricerca di frammenti di grandezza anche
inferiore a 100 nanometri.
Ne sono stati trovati molti più di quanto
accaduto nelle stime precedenti: in un litro di acqua in bottiglia, in media, sono
stati individuati 240 mila frammenti di plastica.
Fino a cento volte di più rispetto
al passato, molto più di quanto non si riscontri nell'acqua di
rubinetto. Nulla, naturalmente, di percepibile all'occhio umano.
La ricerca, pubblicata sulla rivista
Pnas (Proceedings of the National Academy of Sciences, organo ufficiale della National Academy of Sciences) ha
immancabilmente aperto un ampio dibattito negli Stati Uniti. E minaccia, sin
d'ora, di incidere sui comportamenti dei consumatori. Su scala globale.
NON SOLO PET
Le analisi di laboratorio, che hanno
utilizzato due strumenti di ultimissima generazione con il
puntamento di due laser in grado di osservare e "leggere" la risposta
delle diverse molecole, hanno individuato da un minimo di 110 mila a un
massimo di 370 mila particelle di plastica.
Si tratta in larga parte (circa il
90%) di nano plastiche, riconducibili a sette tipologie differenti.
Tra queste, come ci poteva
attendere, figurano quantità significative di PET,
il polietilene tereftalato, utilizzato su larga scala per imbottigliare il 70%
delle bottiglie per bevande e
liquidi alimentari di tutto il mondo. Ma non è la sola molecola trovata; poliammide,
polistirene, polivinilcloruro ecc. arricchiscono le nostre acque minerali nonché
bibite varie a base di zuccheri e coloranti.
Quanto basta, insomma, per accendere
la luce dei riflettori su un grande business
mondiale, proprio mentre la presenza di micro e nano plastiche viene certificata un po' ovunque, negli ecosistemi, persino in
Antartide.
Ma stavolta il rischio è di ingerirle
direttamente, non attraverso la catena trofica degli ecosistemi dai quali
preleviamo il nostro cibo.
"le nanoplastiche presenti
nelle nostre bottiglie d'acqua sono potenzialmente pericolose per la salute
umana, ancor più delle microplastiche", ammonisce " Wei Min, docente di chimica alla Columbia.
NANOPLASTICHE NEL CUORE E NEL CERVELLO
Un recente articolo di Sara Carmignani ci dice
che, in linea teorica, le
nanoplastiche sono abbastanza piccole da poter entrare nel sangue, nel
fegato e nel cervello di un essere umano.
Di più: invadere le singole cellule
e attraversare la placenta arrivando fino agli embrioni, come peraltro dimostrato
da uno studio pubblicato sulla rivista Environment International e condotto dai
ricercatori dell'Università delle Hawaii a Manoa e del Kapi'olani Medical
Center for Women & Children su placente donate da donne che hanno partorito
alle Hawaii tra il 2006 e il 2021.
"Oggi "i rischi per la salute dovuti alla
presenza di contaminanti emergenti nell'acqua imbottigliata suscitano un
crescente interesse. - commenta invece Antonio Limone, che guida l'Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno, ente sanitario
in prima linea nei processi di sicurezza alimentare - Composti di origine
antropica come alchifenoli, ftalati e le ormai note nanoplastiche
possono, anche a basse concentrazioni, causare effetti tossici agendo in modo additivo.
A quanto ci risulta, l’acqua imbottigliata in plastica
può essere contaminata in diverse fasi della catena di produzione e
distribuzione, considerando che le condizioni di stoccaggio – luce,
temperatura – favoriscono la migrazione dei contaminanti nell’acqua. Di
sicuro, grazie allo sviluppo di nuove tecnologie, siamo agli albori di un nuovo
approccio sull’approfondimento delle questioni legate ad ambiente e salute”.
L’ULTIMO PASSO
Le microplastiche
sono arrivate nelle nostre arterie
Un nuovo studio italiano ha
collegato questa presenza ad un rischio di infarto, ictus e morte prematura più
elevato.
A tornare
sull'argomento è oggi un nuovo studio italiano, definito rivoluzionario
in un editoriale di accompagnamento dall'epidemiologo, Philip J. Landrigan,
fondatore e direttore del Global Public Health Program del Boston College,
appena pubblicato sul New England Journal of Medicine.
Il nuovo studio, coordinato
dall'Università della Campania Luigi Vanvitelli, non solo mostra la presenza
di plastiche microscopiche nelle placche aterosclerotiche ma, per la prima volta,
ne ha dimostrato la pericolosità per la salute, ovvero un rischio significativamente
aumentato di infarto, ictus e morte prematura.
LA PRESENZA DI PLASTICA
Studi precedenti
hanno già mostrato come le micro e le nano plastiche possano arrivare in
diversi organi e tessuti del nostro corpo. Alcuni esempi sono: la placenta, il
latte materno, i tessuti polmonari ed epatici, urine, feci e sangue. Tuttavia,
fino ad ora, non si era riusciti a studiarne l'impatto di questi polimeri sulla
salute, o meglio sugli organi e tessuti e le loro funzioni.
“Microplastiche e
nano plastiche stanno emergendo come potenziale fattore di rischio per le
malattie cardiovascolari negli studi preclinici”, si legge nello studio.
“Mancano prove dirette che questo rischio si estenda agli esseri umani”.
LO STUDIO
Per capirlo, i ricercatori hanno coinvolto 257 pazienti sottoposti
a endo arteriectomia per malattia asintomatica dell'arteria carotidea (vaso che
porta il sangue al cervello), una procedura nella quale sono state rimosse le
placche aterosclerotiche, ossia i depositi di grasso nelle arterie, e successivamente
esaminate con un microscopio elettronico per cercare la presenza di micro e
nano plastiche.
Dalle analisi, i ricercatori hanno osservato che più della metà dei pazienti
aveva depositi di grasso contaminati con minuscole particelle di polietilene
e cloruro di polivinile, Pvc, tipologie di plastica molto
comuni, utilizzate per i sacchetti, contenitori per cibi e bevande. Nel
dettaglio, il polietilene è stato rilevato nella placca dell'arteria carotide in
150 pazienti (il 58% circa), mentre il Pvc in 31 pazienti (12% circa).
RISCHIO RADDOPPIATO DI ICTUS,
INFARTO E MORTE PREMATURA
I pazienti le cui placche contenevano microplastiche o
nanoplastiche, inoltre, avevano un rischio almeno raddoppiato di
avere un ictus, un infarto o morte prematura per qualsiasi causa nei
successivi 34 mesi di follow-up, rispetto a coloro che avevano placche
prive di contaminazione di plastica dimostrano che le particelle di nano e
microplastica provochino ictus e infarti (le persone più esposte
all’inquinamento potrebbero essere maggiormente a rischio per altri motivi), ma
evidenziano per la prima volta la connessione tra la presenza di plastica e
la nostra salute cardiovascolare.
“Ad oggi, il nostro studio è il primo ad associare la
contaminazione da plastica a malattie umane”, ha spiegato Raffaele Marfella,
autore principale dello studio.
“I nostri dati devono essere confermati da altri studi
e su popolazioni più ampie. Tuttavia, evidenziano in modo convincente la
presenza di plastica e la sua associazione con eventi cardiovascolari in una popolazione
rappresentativa affetta da aterosclerosi”.
Oltre a un aumento delle probabilità
di avere un infarto, un ictus o di morire prematuramente per qualsiasi causa,
il tessuto della placca dei pazienti ha mostrato segni di un aumento
dell'infiammazione.
SONO ARRIVATE NELLE NOSTRE ARTERIE
Un nuovo studio italiano ha
collegato questa presenza ad un rischio di infarto, ictus e morte prematura più
elevato.
A tornare
sull'argomento è oggi un nuovo studio italiano, definito rivoluzionario
in un editoriale di accompagnamento dall'epidemiologo, Philip J.Landrigan,
fondatore e direttore del Global Public Health Program del Boston College,
appena pubblicato sul New England Journal of Medicine.
Il nuovo studio, coordinato
dall'Università della Campania Luigi Vanvitelli, non solo mostra la presenza
di plastiche microscopiche nelle placche aterosclerotiche ma, per la prima volta,
ne ha dimostrato la pericolosità per la salute, ovvero un rischio significativamente
aumentato di infarto, ictus e morte prematura.
Studi precedenti
hanno già mostrato come le micro e le nano plastiche possano arrivare in
diversi organi e tessuti del nostro corpo. Alcuni esempi sono: la placenta, il
latte materno, i tessuti polmonari ed epatici, urine, feci e sangue. Tuttavia,
fino adora, non si era riusciti a studiarne l'impatto di questi polimeri sulla
salute, o meglio sugli organi e tessuti e le loro funzioni. “Microplastiche e
nanoplastiche stanno emergendo come potenziale fattore di rischio per le
malattie cardiovascolari negli studi preclinici”, si legge nello studio.
“Mancano prove dirette che questo rischio si estenda agli esseri umani”.
LO STUDIO
EPIDEMIOLOGICO
Per capirlo, i ricercatori hanno coinvolto 257 pazienti sottoposti
a endo arteriectomia per malattia asintomatica dell'arteria carotidea (vaso che
porta il sangue al cervello), una procedura nella quale sono state rimosse le
placche aterosclerotiche, ossia i depositi di grasso nelle arterie, e
successivamente esaminate con un microscopio elettronico per cercare la
presenza di micro e nano plastiche.
Dalle analisi, i ricercatori hanno osservato che più della metà dei
pazienti aveva depositi di grasso contaminati con minuscole particelle di polietilene
e cloruro di polivinile, Pvc, tipologie di plastica molto
comuni, utilizzate per i sacchetti, contenitori per cibi e bevande. Nel
dettaglio, il polietilene è stato rilevato nella placca dell'arteria carotide in
150 pazienti (il 58% circa), mentre il Pvc in 31 pazienti (12% circa).
RISCHIO DI MORTE RADDOPPIATO
I pazienti le cui placche contenevano microplastiche o
nanoplastiche, inoltre, avevano un rischio almeno raddoppiato di
avere un ictus, un infarto o morte prematura per qualsiasi causa nei
successivi 34 mesi di follow-up, rispetto a coloro che avevano placche prive di
contaminazione di plastica dimostrano che le particelle di nano e microplastica
provochino ictus e infarti (le persone più esposte all’inquinamento potrebbero
essere maggiormente a rischio per altri motivi), ma evidenziano per la prima
volta la connessione tra la presenza di plastica e la nostra salute cardiovascolare.
“Ad oggi, il nostro studio è il primo ad associare la
contaminazione da plastica a malattie umane”, ha spiegato Raffaele Marfella,
autore principale dello studio. “I nostri dati devono essere confermati da altri
studi e su popolazioni più ampie. Tuttavia, evidenziano in modo convincente la presenza
di plastica e la sua associazione con eventi cardiovascolari in una popolazione
rappresentativa affetta da aterosclerosi”.

CONCLUSIONI
La scienza è molto severa e pretende
ulteriori conferme. Tuttavia i dati ci dicono che la plastica sta entrando nei
nostri corpi.
Ci chiediamo se possiamo accettare
passivamente tale realtà o se il diritto alla vita e alla salute ci imponga una
svolta determinata contro le logiche di mercato e la brama di profitto che sta
divorando ogni cosa.
Ci chiediamo se possiamo accettare
la passività degli enti preposti alla tutela della nostra salute davanti al
veloce progredire di molecole tossiche e cancerogene nei nostri organismi.
La morte chimica dell’umanità diventa
ormai più probabile di quella atomica.
È figlia di un sistema economico che
procede verso la distruzione del pianeta.
La logica liberista del primato del
mercato sull’uomo e sulla vita sta perdendo ogni giustificazione di fronte allo
sfacelo della sanità , alle privatizzazioni che hanno arricchito solo pochi
oligarchi e grosse compagnie finanziarie.
Continueremo a celebrare il made in
Italy e a dire con Meloni che "Abbiamo dimostrato che “c'è un'Italia
che non si arrende e valorizza le nostre eccellenze"?
Questo ignobile teatrino deve abbassare il sipario. Spalleggiare chi si arricchisce a spese dei
cittadini e dell’ambiente è una vergogna cui dobbiamo dire con forza “BASTA”.
Giovanni Fazio
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ONE HEALT non ci può essere salute per l'uomo in un pianeta ammalato |