L’Italia e l’Europa possono intervenire in Medio oriente per fermare la corsa al massacro e aprire una conferenza internazionale per un assetto definitivo e pacifico della Palestina
La vendetta non paga, al contrario, un intervento contro il popolo di Gaza solleverà una protesta internazionale anche contro di noi europei!
Si sta conducendo anche da noi in Italia una sporca guerra combattuta
con le parole. Il tono delle accuse ad
Hamas, per la inaccettabile e gravissima strage di civili, non è
contestualizzato e non ha una pari valenza nei confronti del terrorismo
esercitato da Israele e dei suoi crimini contro l’umanità.
Allontaniamo da noi il rumore di fondo di questa ipocrita discriminazione,
perpetrata da quanti oggi si stracciano le vesti per i crimini di Hamas, e
prendiamo atto che siamo di fronte ad una lotta di resistenza armata da
parte di un popolo oppresso.
L'Europa sta commettendo gli stessi errori di quando sosteneva
l'occupazione francese dell'Algeria e la guerra del Viet Nam.
Il terrore è usato abbondantemente da entrambe le parti. Non ci sono buoni e cattivi.
Se chiamiamo terroristi i
combattenti di Hamas perché non facciamo altrettanto nei confronti di chi,
deliberatamente, bombarda la piazza di un mercato uccidendo 50 persone e
ferendone moltissime altre?
Non è forse terrorismo chiudere
sotto assedio, sottraendo viveri, medicinali, acqua potabile e energia, e bombardare
ferocemente una città dove vivono due milioni di persone incolpevoli ? lo
spettro del ghetto di Varsavia aleggia sulle macerie fumanti.
Si può deportare un popolo di due milioni di persone verso un futuro
ancora peggiore del presente?
Fermare
la guerra subito.
Per
quanto estremamente difficile, è possibile se si accetta di riconoscere tutte le
cause che l’hanno generata. Non si tratta di inviare al tribunale dell’Aia
imputati di entrambe le parti ma di chiudere per sempre la questione.
La strada
intrapresa fino ad ora non ha prospettiva. Chiusa male una guerra,
ne comincerà una nuova. Uccisioni e ribellioni continueranno a ripetersi negli
anni a venire.
Solo un
percorso di pace può cambiare positivamente la storia.
L’Europa può essere la mediatrice di una svolta, un garante forte per una Palestina libera e disarmata, che operi per la soluzione dei nodi che si sono accumulati in anni di scontri e atrocità, che agisca per il riconoscimento dei diritti dei palestinesi, che costruisca le tappe per la fine all'occupazione militare da parte di Israele e guidi verso un percorso di pace, realizzabile solo con il riconoscimento reciproco delle parti belligeranti.
Lo stato
di Israele, così com’è attualmente, è una realtà colonialista creata su
presupposti di discriminazione razziale
e religiosa. Non è possibile non prendere atto che il modo con cui calpesta i
Palestinesi nella loro terra è un crimine contro l’umanità, paragonabile a
quello di tutte le dominazioni coloniali del passato.
L’alternativa è l’idea di una vera democrazia, dove tutte le
realtà etniche, sociali, di genere, religiose
dovranno essere riconosciute e rispettate su un piano di assoluta
parità.
Ci sono sei milioni di palestinesi che vivono nei lager, in
Palestina, dislocati in tutta la regione. Oltre un terzo vive, da tantissimi
anni in campi profughi in Giordania,
Libano, Siria, Cisgiordania, nella striscia di Gaza. Costoro, dimenticati
dal mondo, hanno pieno diritto di un riconoscimento internazionale, del
ritorno a casa, della restituzione di quanto è loro stato sottratto e del
riconoscimento economico per le sofferenze che hanno patito.
La causa della grande sofferenza di un popolo innocente è nostra,
di noi europei, vincitori e vinti; sia dei nazisti che degli alleati che, alla
fine della seconda guerra mondiale, assecondando le sirene dei sionisti, imposero con la forza dei vincitori la nascita di uno stato ebraico in Palestina.
Noi Europei, per cinquecento anni siamo stati feroci
oppressori degli abitanti di 4 continenti.
I popoli che abbiamo
schiavizzato e derubato guardano con il dovuto disprezzo ciò che noi chiamiamo
"Civiltà occidentale".
Una “vendetta” violenta e crudele su Gaza da parte degli
israeliani sarà vissuta come un ulteriore insulto dai mussulmani di tutto il
pianeta, genererà ancora odio e incontenibile antisemitismo in ogni angolo
della terra, sarà vissuta con sdegno e sofferenza da milioni di persone in
tutto il mondo.
Il pianeta non sarà più sicuro per nessuno. Sta a noi impedire
nuove torri gemelle. Sta a noi impedire la nascita di nuove generazioni di
terroristi.
È stato un grave errore pensare di governare, chi è escluso
dal nostro benessere, con gli eserciti, i muri e la violenza. Sarà molto dura.
Le offese, da entrambe le parti sono e sono state molto gravi ma lo furono ancora
più gravi tra noi e i tedeschi nell’ultimo conflitto mondiale e tra i
giapponesi, bruciati dall’atomica, e gli americani
È bene che tutti si rendano conto che è nostro interesse
sanare la questione.
Blocchiamo le armi. Disarmiamo i generali. Portiamo pane,
scuole, ospedali, giardini e feste. Restituiamo dignità umana a tutti coloro
cui è stata sottratta. Abbattiamo le porte dei lager e di Gaza, mettiamo al
servizio di una pace duratura e universale tutto il nostro impegno e
tutto lo sforzo economico possibile.
Giovanni Fazio
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