Parkersburg West Virginia - DuPont |
“Leveraging Systematic Reviews to Explore
Disease Burden and Costs of Per- and Polyfluoroalkyl Substance Exposures in the
United States”
stima dai 5 ai
65 miliardi di dollari il costo dovuto alle mancate bonifiche e le mancate
sostituzioni delle PFAS con prodotti non nocivi.
Oltre agli
elevatissimi costi umani derivati dalle numerose patologie, invalidanti e
mortali, provocate dalla contaminazione da PFAS, lo studio americano smonta
l’obiezione dei politici sul costo elevato degli interventi dimostrando che si
spende molto di più se non si fa niente.
Questo articolo che
critica il cinismo delle istituzioni americane, che non sono tanto migliori
delle nostre, mi spinge a fare il punto sugli INADEMPIMENTI DELLA REGIONE VENETO a undici anni dalla “ scoperta” della presenza delle PFAS negli
acquedotti della zona rossa.
Era il 22 novembre del 2021 quando Alberto Peruffo
decise di pubblicare il mio report “La prevenzione negata” su PFAS land.
Misi, allora, in evidenza il divieto di
eseguire esami del sangue ai soggetti a rischio PFAS da parte della Regione
Veneto, pubblicando la lettera con cui il dott. Rinaldo Zolin, Responsabile
U.O.S.D. epidemiologia AULSS 8 Berica, rispondeva ad una paziente. In essa il
medico dichiarava che il laboratorio di Verona, unico abilitato ad eseguire la
ricerca e il dosaggio di PFAS nel sangue, era “BLINDATO”.
Riportai nell’articolo anche un dettagliato rapporto sul convegno tenuto all’ Università di Padova dal prof. Carlo Foresta il 26 marzo 2021 su “Esposizione a PFAS e manifestazioni cliniche: strategie di intervento sanitario”.
Un evento che segna una importantissima tappa sulla conoscenza delle
modalità con cui le sostanze PFAS aggrediscono gli organismi viventi e in
particolare il corpo umano e apre la strada a nuove strategie di intervento
sanitario, come enunciato dalla seconda parte del titolo del convegno.
In controtendenza con l’indirizzo del convegno, intervenne allora la dottoressa Gisella Pitter, portavoce del Dipartimento regionale di prevenzione, che affermava «I fattori ambientali non sono quasi mai causa necessaria e sufficiente di patologia, ma possono contribuire, come fattori di rischio, agendo sinergicamente con fattori di tipo socioeconomico e comportamentale»
Tale stupefacente dichiarazione non risponde infatti alle evidenze emerse dalle ricerche scientifiche presentate al convegno che ne dimostrano ampiamente la totale fallacia né tanto meno ai risultati della ricerca internazionale. Non a caso l’intera umanità in questi anni sconta una pandemia determinata da cause ambientali detta Covid 19, non dovuta, ovviamente, a cattive abitudini di vita.
Malgrado il tentativo del dipartimento di Prevenzione di depistare i risultati della ricerca, il convegno dimostrò che le PFAS possono essere causa necessaria e sufficiente di malattia e rappresentano pertanto un RISCHIO AMBIENTALE SPECIFICO, AUTONOMO, indipendente dai noti rischi derivati dalle abitudini di vita.
Da
quel convegno la Regione sarebbe dovuta partite con ricerche epidemiologiche ad
ampio raggio per consentirci di affrontare le patologie correlate a PFAS con una
maggiore capacità di intervento.
Ciò
non avvenne. Al contrario, il Dipartimento rispose ponendo ostacoli
agli accertamenti diagnostici, fatto che, a mio avviso, dovrebbe interessare l’autorità giudiziaria, dal momento che questo sbarra la strada a
prevenzione e cura con evidente danno della popolazione e soprattutto delle
gravide e dei nascituri.
Ci chiediamo, tra l’altro, che senso abbia un Dipartimento di prevenzione che nega la prevenzione. Sono i misteri gloriosi della nostra Regione dove è più facile andare al cimitero che in galera.
Registriamo, al
riguardo, fino ad oggi 31/07/2022, la mancanza di corsi di formazione sulle
patologie da PFAS per i medici e per il personale dei consultori familiari,
luogo principe per l’informazione e l’indirizzo
per le coppie che desiderano avere un figlio.
Un
Inaccettabile silenzio grava sull’intera vicenda.
L’ultima ricerca epidemiologica su ictus
cerebrale, voluta dalla fondazione Giacometti è del 2011 (due anni prima della "scoperta" ufficiale delle
pfas negli acquedotti della zona rossa).
In essa emerse un dato sconvolgente: la
percentuale di ictus riscontrata nella ULSS 5 era doppia di quella della media regionale.
Chi aveva il dovere di indagare non si è mai
curato di cercare i motivi che hanno portato a morte tante persone che non
sarebbero dovute morire.
Da allora la Regione non ha più
effettuato alcuna ricerca. Sono passati 11 anni e non è dato sapere cosa sia
successo in quell’area né in altre zone del Veneto.
Un altro importantissimo elemento di prevenzione, come tutti sanno, è quello di evitate di ingerire acqua e cibi contaminati. Tuttavia, in una larga parte della Regione si beve ancora acqua con percentuali di PFAS che vanno dai 60 ai 100 ng/litro (dati Acque del Chiampo) e, per quanto riguarda i cibi, nessuno controlla le derrate alimentari provenienti da zone contaminate.
Sarebbe interessante che qualcuno si prendesse la briga, come
avvenuto in USA, di scoprire quali sono i costi materiali, oltre che quelli
umani, dovuti all’inazione.
Ma qui, nel Veneto, si conoscono i costi delle cose inutili e dannose, come il Bob di Cortina, ma è quasi impossibile entrare nelle terre inesplorate delle malattie da PFAS.
C'è un nesso che lega le parole di chi vuole trasformare Cortina e le Dolomiti in un luna park alle malattie provocate da un inquinamento di origine umana. C'è un filo rosso che lega i profitti delle case farmaceutiche alle multinazionali dei pesticidi e dei concimi chimici. C'è una comune visione economica del mondo che lega la guerra al PIL.
In questi post si legge l'avanzare del CAMBIAMENTO CLIMATICO, la distruzione che non risparmia uomini né animali, le foreste che si incendiano, i cicloni, la siccità, gli oceani che si riscaldano e il permafrost siberiano che si scioglie. Lo faccio attraverso le foto e gli articoli dei giornali che non operano mai una sintesi tra questi eventi così visibilmente collegati l'uno all'altro nonché alla politica cella BCE o del FMI .
Tutto ciò non avviene per caso e le parole di Zaia non sono barzellette bensì la sintesi reale di un pensiero politico molto diffuso.
E' una visione del mondo, in cui gli stati falliscono, come al Monopoli e le banche giocano alla roulette russa: si chiama NEO LIBERISMO, deregulation, flessibilità del lavoro, delocalizzazione delle industrie, austerità, legge Cartabia, Agenda Draghi, privatizzazione spinta, fine della scuola dello Stato e del Servizio Sanitario Pubblico.
Ha tanti nomi questa malattia che ammorba l'aria e sta portando alla fine della vita nel pianeta. E' una malattia che ha contagiato irreversibilmente tutti i partiti politici che si combattono tra loro pur essendo tutti dalla stessa parte, quella delle banche e del banchiere.
Ci auguriamo che non si confonda in noi la sorte del pianeta con quella di Luigi Di Maio
Giovanni Fazio