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venerdì 22 agosto 2025

PFAS E TFA INVISIBILI PER CHI GOVERNA IL VENETO

 La contaminazione avanza. La Regione tace o si autoelogia.





La contaminazione avanza. La Regione tace o si autoelogia.

Riportiamo l’incipit del comunicato della dottoressa Francesca Russo cui dedichiamo questo post sulla PREVENZIONE NELLA NOSTRA REGIONE

Comunicato n° 1457

(AVN) – Venezia, 20 agosto 2025

"In merito alle dichiarazioni diffuse oggi, è necessario ribadire con fermezza che la Regione del Veneto non solo ha preso in carico fin da subito l’emergenza PFAS, ma è stata la prima in Italia a segnalare alle autorità competenti la problematica, introducendo immediatamente misure di tutela e avviando un percorso scientifico e sanitario di ampio respiro. È bene chiarire che fin dall’inizio la Regione ha affrontato la questione come un tema di salute pubblica, di rigore scientifico e di responsabilità istituzionale, evitando scorciatoie e investendo risorse ingenti per garantire protezione, prevenzione e conoscenza. Non è accettabile ridurre questa vicenda a uno scontro politico o a uno slogan: parliamo della salute delle persone e di un’emergenza ambientale che richiede la massima serietà e il pieno rispetto delle istituzioni e della scienza”.

Francesca Russo direttore Prevenzione, sicurezza alimentare, veterinaria Regione Veneto

 

Nel Veneto subiamo gli effetti di una politica sanitaria che ignora la gravità della contaminazione da PFAS e TFA, che se ne infischia dei perfluorati presenti nei fanghi di conceria e pretenderebbe di bruciarli negli inceneritori.

Il caos che regna a Venezia è totale. Non esiste un albo regionale delle industrie insalubri di primo e secondo grado. Non abbiamo un report regionale sulle migliaia di pozzi privati insistenti sulla “ZONA ROSSA”  e in tutto il Veneto.

Malgrado ciò la Regione asserisce che tutti i pozzi sono censiti e sotto controllo.               Non esiste una pianificazione regionale che definisca in quali territori si possa  o no costruire   una industria insalubre

Per più di cinquant’anni Miteni ha inquinato una delle più grandi falde idriche d’Italia proprio perché era stata realizzata su un territorio fragile che insisteva nell’area della ricarica delle falde ( Chi ha dato i permessi?).

 Non esiste un piano per la bonifica dei territori inquinati.

Non esiste un piano per aiutare gli agricoltori che hanno avuto i campi e la vita rovinati.


Non esiste un piano per creare una filiera alimentare priva di PFAS.

In merito alla contaminazione da PFAS, che ha inquinato le falde acquifere, le rogge e i pozzi  i terreni e le colture, la  Coldiretti non ha ritenuto opportuno costituirsi parte civile nel processo Miteni (ci spieghi il perché). Ciò esclude gli agricoltori che hanno subito il danno dal risarcimento che la sentenza Miteni ha attribuito ad altre classi di persone colpite dalla multinazionale.

I Pfas  continuano ad avanzare nelle falde acquifere profonde anche grazie ai  cementi rapidi usati nella costruzione della Pedemontana. Gli stessi cementi vengono utilizzati  nella realizzazione del TAV  a Montecchio, Brendola  e Vicenza.

Le grandi opere avanzano senza il consenso dei cittadini e, quando serve , con la brutalità delle cariche della polizia. 

Per quale motivo, di fronte alle evidenze, tali lavori non vengono sospesi? I sindaci sanno di essere i primi responsabili della salute dei loro cittadini?

Non sono solo le industrie e le cosiddette grandi opere a devastare acque  e territorio.

 


Tutte le falde acquifere del Veneto sono a rischio di contaminazione PFAS e molte sono già fortemente inquinate (ISPRA) anche grazie al demenziale, quotidiano spargimento di pesticidi a base di perfluorati che, oltre a percolare dai campi nel sottosuolo, contaminano i prodotti agricoli di tutto il Veneto e trasmettono tale contaminazione a tutti coloro che li mangiano.

Questo vale anche per le gravide che, se non fanno parte del monitoraggio regionale effettuato solo nella zona rossa, non hanno diritto agli esami del sangue necessari a controllare la presenza  o meno di PFAS, fondamentali per la prevenzione dei nascituri.

Solo qui nel Veneto, la regione più contaminata d’Europa, è negato ai medici il diritto-dovere di prescrivere tali esami ai soggetti a rischio. Ciò significa non permettere alla gente di conoscere da dove viene il male che rode dentro! Una norma regionale incredibile! Vietare la prevenzione dai PFAS, sembra essere ciò  che più interessa alla sanità veneta.

Ci chiediamo: “I cittadini sono informati?” cosa ne pensano?”

Ci chiediamo: “ Nel resto d’Italia e all’estero sanno cosa sta avvenendo nella nostra regione?”

“Su cosa si costruisce il consenso politico nel Veneto?”

“La magistratura, che ha avuto tanta giusta solerzia nel condannare lo stato maggiore della Miteni,  è informata di ciò?”




SI PUO’ NEGARE AD UNA MADRE, CHE SI AMMALA PER I PFAS, DI CHIEDERE GLI ESAMI PR LA PROPRIA CREATURA?

Eppure lo fanno!

 Non vengono controllati con il suddetto esame nemmeno gli operai che lavorano nei depuratori e nelle industrie insalubri dove abbondano i PFAS (I morti della Miteni evidentemente non sono bastati).

Dalle aziende e dai depuratori continua permanentemente l’emissione nell’ambiente di reflui e fanghi contaminati da PFAS  “Ciò avviene entro i limiti prescritti dalla Regione” Ma in Regione sanno che per le sostanze  POP, cioè persistenti  bioaccumulabili e indistruttibili quali sono i PFAS, non esistono limiti o soglie e di sicurezza?  Lo capisce perfino un bambino!  Anche se ne bevi un solo nanogrammo  te lo porti dentro per tutta la vita.

Non osiamo mettere in dubbio l’intelligenza di chi ci amministra. Ma allora, perché non si emette alcun divieto agli scarichi nell’ambiente né è previsto un trattamento differenziato per i rifiuti contaminanti? La raccolta differenziata riguarda solo noi cittadini?



Sono milioni le bottiglie di prosecco contaminate, con valori altissimi di TFA. Lo rivela la recente indagine “Message from the Bottle” di Pesticide Action Network (PAN) Europe, che ha portato alla luce l’aumento ‘drammatico’, nei vini imbottigliati, dei livelli di acido trifluoroacetico, una piccola molecola derivata dalla degradazione di sostanze chimiche florurate (come PFAS e gas fluorurati),  persistente  a lungo nell’ambiente e negli organismi biologici, sospettata di essere tossica per la riproduzione.

Ma a Venezia non si muove foglia. Si preoccupano solo dei dazi di TRUMP, non del fatto che nel prosecco è stata trovata una quantità di TFA decine di volte superiore ai limiti fissati dall’Europa per l’acqua potabile.

Avete avvertito la gente?

Silenzio assoluto su questo argomento!  Nessuna smentita dei dati summenzionati. Il problema, semplicemente non esiste, come tutti i problemi elencati fin qui.

Potremmo continuare per ore a parlare del modo in cui nel Veneto si governa una emergenza non più sostenibile. Lo faremo al convegno ecologista del 13 settembre prossimo  ad Arzignano e subito dopo all’assemblea generale di tutte le associazioni e comitati aderenti alla RETE ZERO PFAS DEL VENETO.

Nascondere la polvere sotto il tappeto è molto pericoloso per chi lo fa.

  Negare una delle più grandi catastrofi chimiche che colpisce la nostra regione non serve a preservare dalla contaminazione milioni di cittadini, inconsapevoli delle dimensioni enormi di quanto sta avvenendo.

Il danno, quando ce l’hai dentro, te lo porti dietro per tutta la vita.

È ora che qualcuno si prenda carico della salute delle persone! Ormai le chiacchiere e le minimizzazioni stanno a zero. IL RE È NUDO.

 

Giovanni Fazio

Per una documentazione completa leggi il post di ALBERTO PERUFFO su Facebook

https://docs.google.com/document/d/1hOt8jqpYbTD643i4s8faer21iL271iu5/edit?usp=sharing&ouid=116401172965056252376&rtpof=true&sd=true

NEL SEGUENTE LNK LE DOMANDE CHE ABBIAMO POSTO NEL 2022 ALLA DOTTORESSA FRANCESCA RUSSO, ALLE QUALI ELLA NON HA MAI RISPOSTO. LE RIPROPONIAMO PERCHE' TUTTI POSSANO PRENDERNE ATTO.

https://cillsa1.blogspot.com/2022/03/giovedi-prossimo-la-dottoressa-russo.html 

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