DI ELISABETTA AMBROSI
Alessandro Miani,
Presidente della Società Italiana di Medicina Ambientale: "L’epigenetica
ci mostra che aria, alimentazione, sostanze chimiche, condizioni sociali
incidono profondamente sul destino biologico e psicologico delle nuove
generazioni"
Aria, sostanze chimiche, alimentazione, ma anche condizioni sociali incidono profondamente sul destino biologico e psicologico delle nuove generazioni, in particolare dei bambini. Eppure, su nessuno di questi fronti non si fa abbastanza.
A richiamare l’importanza del
rapporto tra ambiente e salute infantile si è svolto il 16 settembre a Roma il
convegno “Esposizioni ambientali ed epigenetica. Proteggere la salute dei
bambini”, su iniziativa del vicepresidente del Senato Gian Marco
Centinaio. Abbiamo intervistato Alessandro Miani, Presidente della
Società Italiana di Medicina Ambientale(SIMA) e relatore al convegno.
Si parla molto di
prevenzione. Ma qual è il modo per farla davvero in maniera efficace?
La nuova frontiera della prevenzione non passa soltanto da diagnosi più precoci e terapie più efficaci, ma dalla comprensione di come l’ambiente “accenda o spenga” i nostri geni. È l’epigenetica: un insieme di meccanismi– come la metilazione del DNA o le modifiche degli istoni – che regolano l’espressione genica senza cambiare il codice ereditario. Questi processi sono estremamente sensibili alla nutrizione, all’inquinamento atmosferico, alle sostanze chimiche, al fumo, all’alcol, allo stress e al sonno, soprattutto nei primi 1.000 giorni di vita, dal concepimento ai due anni di età, quando si “programmano” numerosi sistemi biologici.
Le evidenze
mostrano che le impronte epigenetiche acquisite in questa fase possono
influenzare lo sviluppo metabolico, cardiovascolare, oncologico e
neurocognitivo per tuttala vita, con effetti che talvolta si trasmettono anche
Che numeri abbiamo,
in Italia?
Preoccupanti. Secondo
l’International Diabetes Federation, nel 2024 in Italia si stimavano circa 5
milioni di adulti con diabete, tra i valori più alti in Europa. L’obesità
negli adulti riguarda oltre il 43% della popolazione (dato PASSI
2023–2024).
La situazione appare ancora
più delicata in età pediatrica .Su oltre 50.000 bambini italiani
monitorati, il 20,4% risultava sovrappeso, il9,4% obeso e il 2,4% gravemente
obeso (WHO/COSI–ISS). Tra i 6 e i 17anni, il 24% è sovrappeso, con
picchi nelle regioni meridionali: circa un milione di bambini tra i 6 e gli
11 anni presenta eccesso ponderale. Negli ultimi anni si registra un lieve
calo, ma l’Italia rimane tra i Paesi europei coni tassi più alti. Le
differenze territoriali sono marcate: al Sud l’obesità infantile supera il 15%,
contro il 5,9% del Nord e l’8% del Centro.
Quali problemi ci
sono oltre l’obesità?
Accanto all’obesità,
emergono i disturbi del neurosviluppo. Una ricerca nazionale coordinata
dall’Istituto Superiore di Sanità ha stimato una prevalenza di disturbi
dello spettro autistico pari a 13,4 bambini su 1.000nella fascia 7–9 anni,
circa uno ogni 77, con rapporto maschi: femmine di 4,4:1. La variabilità
regionale è contenuta, ma la prevalenza resta significativa e stabile.
In che modo
l’ambiente incide sulla salute infantile?
Tra i principali fattori
ambientali che incidono in chiave epigenetica, l’inquinamento atmosferico
rimane il più rilevante. Secondo l’Agenzia Europea per l’Ambiente, nel 2022
oltre 239.000 decessi nell’Unione Europea sono stati attribuiti a
livelli di PM2.5 superiori ai limiti indicati dall’OMS.
Quasi tutta la popolazione
urbana europea vive in aree che superano la soglia raccomandata di 5 μg/m³. È
ormai provato che il particolato fine e i gas ossidanti modificano la
metilazione del DNA intessuti chiave come apparato respiratorio e
cardiovascolare, oltre che nella placenta, influenzando lo sviluppo del feto.
Un altro fronte riguarda gli interferenti endocrini e gli inquinanti
persistenti.
A cosa si riferisce,
in particolare?
Al bisfenolo A, agli
ftalati e ai PFAS. L’esposizione a queste sostanze, documentata
in diverse aree italiane, è stata collegata ad alterazioni epigenetiche con
conseguenze sul neurosviluppo, sulla fertilità e sull’invecchiamento
cellulare.
Quanto contano
invece dieta e stili di vita?
In Italia, gli alimenti
ultra-processati forniscono già oltre il 20% dell’energia quotidiana: il
loro consumo eccessivo è correlato a obesità, sindrome metabolica, infiammazione
sistemica e alterazioni epigenetiche. Anche le carni lavorate,
classificate cancerogene dallo IARC, e l’alcol, riconosciuto a sua
volta cancerogeno, agiscono attraverso meccanismi epigenetici favorendo
stress ossidativo e infiammazione. Gli stili di vita completano il quadro.
Il fumo, l’abuso di alcol, la mancanza di sonno e la sedentarietà incidono
direttamente sulla regolazione genica. Negli uomini, in particolare, obesità
e deprivazione di sonno sono associate a cali significativi dei livelli
di testosterone e un declino della conta spermatica globale, con un
tasso di riduzione di oltre il 50% in mezzo secolo.
Lei sottolinea
l’importanza dei primi 1.000 giorni di vita.
Dalla gravidanza ai
due anni di vita del bambino si apre una “finestra d’oro”in cui il patrimonio
epigenetico è particolarmente plasmabile. Una dieta equilibrata in gravidanza, l’assenza di fumo e
alcol, la riduzione delle esposizioni a sostanze tossiche, un sonno
regolare e la promozione dell’allattamento sono interventi semplici e
potenti, capaci di orientare lo sviluppo metabolico, immunitario e cognitivo in
senso positivo. Ma la prevenzione comincia ancora prima, nel periodo
pre-concepimento. La qualità della salute dei futuri genitori, dalle
abitudini alimentari allo stress, fino alla riduzione di esposizioni
tossiche, incide sulla qualità di ovociti e spermatozoi e, di conseguenza,
sull’epigenoma del futuro bambino.
La politica deve
ascoltare più la scienza?
La scienza ci consegna oggi
una verità ineludibile: la salute dei bambini di oggi e degli adulti di
domani si gioca già nel grembo materno e nei primi anni di vita. Non basta
più curare le malattie quando compaiono, né ridurre tutto a spiegazioni basate
soltanto sulla genetica o sugli stili di vita individuali.
L’epigenetica ci mostra che l’ambiente – aria,
alimentazione, sostanze chimiche, condizioni sociali – incide profondamente sul
destino biologico e psicologico delle nuove generazioni, imprimendo segni che possono
addirittura trasmettersi oltre il singolo ciclo vitale.
Questa consapevolezza non può restare
confinata nelle riviste scientifiche: deve guidare le scelte della sanità
pubblica, delle politiche ambientali e urbane, dei sistemi educativi.
Occorre che la comunità medica – pediatri, ginecologi, medici di base – integri
la prevenzione epigenetica nelle pratiche quotidiane, e che i decisori
politici mettano la salute dei bambini al centro delle agende ambientali ed
economiche.
Sì. Non si tratta solo di garantire il diritto fondamentale a crescere sani: si tratta di difendere la continuità stessa della società. Ogni giorno che passa senza intervenire significa perpetuare un’eredità di fragilità biologica e malattie precoci. Ogni azione intrapresa oggi, invece, può liberare intere generazioni da un destino di sofferenza prevenibile. La domanda non è più se agire, ma quanto siamo disposti a rimandare ancora. La risposta, inevitabilmente, è una sola: adesso.